(Adnkronos) – Il divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda arriva davanti al ‘giudice’. A vestirne i panni, il presidente Ignazio la Russa che oggi ha incontrato Enrico Borghi e Mariastella Gelmini per dirimere la lite tra Iv e Azione. Il presidente del Senato ha avanzato una proposta di mediazione per raggiungere un accordo tra le parti. Un accordo che al momento non c’è. La Russa ha dato ancora due giorni e poi giovedì scatterà la dead line: “Entro giovedì da solo, o con l’aiuto della Giunta del Regolamento se non si arriverà a un accordo tra di loro, un punto fermo ci sarà”.
Italia Viva ha ringraziato il presidente “per l’impegno” ma conferma le decisioni prese ovvero il cambio del nome al gruppo, votato a maggioranza, e da cui scompare ‘Azione’ per diventare ‘Italia Viva -Il centro- Renew Europe’. “Calenda ha deciso di rompere e allora ognuno vada per la sua strada in libertà”. Da Azione, invece, la reazione è opposta. “Noi abbiamo dato piena adesione alla proposta di La Russa”, spiegano fonti del partito di Calenda.
A quanto viene riferito da fonti parlamentari, non confermate dalla presidenza di Palazzo Madama che si attesta sulla linea del riserbo sulla mediazione in corso, si sarebbe cercato di venire incontro all’esigenza di Azione di non perdere i fondi, anche se confluisse nel Misto, e quella di Italia Viva di andare in autonomia. Le versioni di Azione e Iv divergono però totalmente sul punto di partenza: la legittimità o meno del cambio di nome al gruppo. Secondo Azione, La Russa ha chiarito che a maggioranza non si può fare. Da Iv ribattono: “Il nome per noi è già cambiato con la comunicazione del capogruppo. Il presidente del Senato non ha titolo per entrare nelle scelte del gruppo. Può ricevere ricorso. Lo facciano”.
La Russa ai cronisti si è limitato a dire che “la mediazione c’è e me ne assumo la responsabilità”, senza addentrarsi nel merito della proposta ma sottolineando che “tutti e due sembrano pronti a recepirla però ognuno fa qualche piccola eccezione e come sapete il diavolo si nasconde nei dettagli”. E sembra proprio di sì, vista la distanza che permane tra i due fronti.
A quanto si spiega all’Adnkronos dalle parti di Azione il senso della proposta del presidente La Russa, condivisa dal partito di Calenda, sarebbe questa: “Che Iv lasci il gruppo, La Russa garantisce un’interpretazione benevola del regolamento che gli consenta di formarlo con 7 senatori. Non accetta invece cambiamenti di nome fatti senza maggioranza qualificata. Dunque il gruppo finché resta avrà lo stesso nome. Noi abbiamo dato piena adesione alla proposta”. Ma se i 7 senatori renziani se ne vanno, i 4 di Azione bastano a fare un gruppo? “No. Ma questo è oramai assodato. E non è un problema. Ammesso che rimaniamo in quattro”, dicono dal partito di Calenda.
Da Italia Viva danno tutta un’altra versione. E rigettano la possibilità che la decisione a maggioranza sul cambio di nome al gruppo non sia legittima. “Basta con la telenovela. Questo pomeriggio il Presidente del Senato ha letto ufficialmente la lettera di Borghi. E quindi il gruppo da oggi si chiama Italia Viva Il Centro Renew Europe”, dice Raffaella Paita. “Per noi non c’è nessuna mediazione, c’è il regolamento. Invitiamo tutti a rispettarlo”.
E nel caso i 4 senatori di Azione restassero nel gruppo, per Iv le cose stanno così: “Non avranno più voce in Senato. Noi decidiamo chi parla in aula, decidiamo tutto noi perché siamo maggioranza”. Ma per Iv al centro di tutto ci sono i soldi, i fondi che Azione non vuol perdere: “Calenda vuole i soldi. Per noi invece c’è una questione di principio: noi non cediamo sul gruppo perché abbiamo ragione noi”. Rimarcano i renziani: “Qual è il motivo del contendere? A norma di Regolamento Calenda deve andare nel Misto. Andando nel Misto passa dai 550mila euro che riceve oggi grazie a Italia Viva, a circa 130mila euro annui. Questo è il motivo che spiega perché Azione è così nervosa. Italia Viva non chiede nulla: vuole solo che si rispetti il regolamento”.
Uno stillicidio di botta e risposta, di accuse e controaccuse e in serata fonti della presidenza del Senato intervengono così: “In attesa dei previsti approfondimenti che potranno interessare anche la Giunta del regolamento, ogni illazione o retroscena sul tentativo di componimento amichevole oltre che incompleto è privo di qualsiasi valenza”. Si specifica inoltre che “in Aula è stata letta sia la comunicazione del senatore Borghi sia quella relativa al mancato accordo di quattro senatori e che contestano la decisione presa dalla maggioranza del Gruppo”.