(Adnkronos) – Grande attesa in Francia per le decisioni dei giudici della Corte costituzionale che si pronunceranno oggi sul testo della riforma delle pensioni voluta dall’esecutivo e sulla proposta di referendum di iniziativa condivisa avanzata da chi si oppone alla riforma.
Diversi gli scenari possibili, secondo le ricostruzioni della stampa francese. Il primo – riporta Bfmtv – prevede la convalida da parte della Corte della riforma, il cui testo verrebbe considerato nella sua totalità conforme alla Costituzione, sia riguardo al suo contenuto, sia ai mezzi legislativi utilizzati per farla adottare. Questa ipotesi è considerata quella meno probabile dagli specialisti di diritto pubblico citati dall’emittente. Se questa fosse comunque la scelta dei giudici Costituzionali, il governo promulgherebbe la legge nel giro di due settimane allo scopo di poterla attuare “nell’estate del 2023”. A quel punto i sindacati potrebbero comunque adire il Consiglio di Stato per contestare i decreti attuativi che precisano le modalità della riforma.
La seconda possibilità, quella considerata come più probabile, prevede la convalida da parte dei giudici di una parte soltanto della riforma. Una censura parziale non sarebbe per forza una cattiva notizia per l’esecutivo a condizione che l’elemento principale della riforma, il rinvio dell’età pensionabile a 64 anni, fosse convalidato. Il governo potrebbe allora promulgare nelle due settimane successive la legge, privata delle sole parti censurate, prima che i sindacati tentino la via del Consiglio di Stato.
Nel terzo il testo verrebbe bocciato nel suo insieme, come auspicano i parlamentari di sinistra e il gruppo Liot (Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires) all’Assemblea nazionale. Il disegno di legge verrebbe giudicato interamente non conforme alla Costituzione per motivi diversi. Tra questi il mancato rispetto del principio di “chiarezza della legge”: i detrattori del provvedimento sostengono infatti che le loro domande non hanno ottenuto sempre risposte precise. Un altro motivo che può spingere i giudici a censurare il testo è il ricorso da parte del governo – per ottenere l’approvazione della legge – a determinati strumenti della Costituzione: il 49.3 in seconda lettura all’Assemblea nazionale, il voto bloccato in Senato – articolo 44.3 – e il 47.1 che limita i tempi del dibattito parlamentare. Procedure legali, ma il cui uso ripetuto fa interrogare i costituzionalisti, osserva Bfmtv. Il 47.1 ad esempio, sottolinea Laureline Fontaine, professore di diritto pubblico, non era mai stato usato in tutta la storia della nostra costituzione”. Resta che la censura totale di una legge è estremamente rara. Se questo fosse l’esito, il governo sarebbe tenuto a ripartire da zero.
L’altro tema su cui i giudici sono chiamati a pronunciarsi è l’ammissibilità del Referendum di iniziativa condivisa, una proposta di legge referendaria presentata da 252 parlamentari in base alla quale l’età minima pensionabile non deve superare i 62 anni. In caso di luce verde della Corte, dovrebbero essere raccolte le firme di 4,87 milioni di persone (un decimo degli elettori) entro i nove mesi successivi. Quindi, se nei sei mesi che seguono il parlamento non avrà esaminato la proposta di legge, il presidente della Repubblica sarà tenuto a sottoporla a referendum.
Se al contempo venisse ammessa la legge di riforma, il provvedimento voluto dall’esecutivo verrebbe promulgato in estate, mentre è in corso la raccolta delle firme. Giuridicamente possibile, politicamente difficile, commentano gli esperti citati dai media francesi, che pensano piuttosto alla possibilità – in questo caso – di una ‘messa in pausa’ della riforma.