(Adnkronos) – Ha parlato di “cicatrici che spesso tornano a far male”. Ma da presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha posto l’accento sulla necessità di “condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale”. Per i 50 anni dalla strage di Primavalle, il rogo dell’abitazione della famiglia Mattei (“L’atroce uccisione di due giovani innocenti di 10 e 22 anni, colpevoli di essere figli del segretario della locale sezione del Movimento Sociale Italiano”) il presidente del Consiglio lancia il suo messaggio di riconciliazione, dopo gli anni di piombo e dello scontro tra ideologie, che ha lasciato decine di giovani senza vita nelle strade italiane, negli anni ’70 e ’80. E’ ora che “nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco”.
Non passa inosservato il richiamo alle parole che in Aula, al Senato, che il senatore dem, Walter Verini, ha pronunciato lo scorso giovedì, quando ha voluto commemorare per primo la morte dei due fratelli Mattei, Stefano e Virgilio, quasi commosso nel ricordo dell’abbraccio tra Gianpaolo Mattei e la madre di Walter Rossi: “Lui un sacramento di due metri, lei una donna minuta, si abbracciarono commossi. Fu un dire basta a quella stagione dell’odio, un gesto che è ancora vivo”, parole salutate dagli applausi dei senatori in Aula e dagli abbracci dei democratici che gli sedevano vicini. “Quelli “‘erano gli anni dell’odio’, come ha correttamente sottolineato il senatore Verini”, dice oggi Meloni, riferendosi all’intervento in Senato che anche il presidente La Russa torna oggi a rammentare.
Ora Meloni lancia il suo appello: “Erano gli anni nei quali l’avversario politico era un nemico da abbattere, erano gli anni dei cattivi maestri sempre pronti a giustificare anche il più orrendo dei crimini o a costruire false verità per coprire i responsabili, erano gli anni delle fazioni contrapposte e della delegittimazione reciproca”. Non ci sono, in questo passaggio distinzioni politiche, i cattivi maestri, non sono solo quelli di sinistra, o almeno Meloni lascia sfumato il passaggio, preferendo parlare di “fazioni contrapposte”.
A sinistra la voce di Verini per ora resta isolata. Non si registrano altri interventi di primo piano, dalle forze di opposizione, mentre dalla Giunta Capitolina, a margine della deposizione di una corona a Primavalle, sul luogo della strage, parla l’assessore alla Cultura, Miguel Gotor: “Ricordiamo quanto avvenuto proprio come ammonimento, perché non deve ripetersi, ma non credo che ci sia questo rischio nell’attuale contesto storico, politico e civile”, dice lo storico.
Meloni chiede comunque di tenere alta la guardia: “Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l’hanno sacrificata ad un’ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute”. Poste italiane fa sapere che è stato emesso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato dal meloniano Urso, un francobollo ordinario che “riproduce i ritratti dei due fratelli Virgilio e Stefano Mattei, rispettivamente di 22 e 10 anni, vittime nel 1973 di un attentato terroristico; sullo sfondo uno scorcio del Vittoriano, monumento tra i più rappresentativi di Roma, città dove ebbe luogo il tragico evento”.
Tra gli ex brigatisti, Valerio Morucci, che da giovane militò in potere operaio, il gruppo che responsabile della strage di Primavalle, si tira fuori: “Non spetta a me dare un commento”, taglia corto con l’AdnKronos che gli chiede delle parole di Giorgia Meloni sulla “pacificazione nazionale”. A Taranto domani, intanto, l’ex compagna brigatista di Morucci Adriana Faranda, insieme alla figlia di Aldo Moro, Agnese, avranno un incontro pubblico, un dialogo dal titolo “percorsi di umanità”.