(Adnkronos) – L’assemblea del Cnel ha approvato il documento proposto dalla commissione d’informazione sul salario minimo orario. Il via libera è arrivato a maggioranza. Il testo non propone l’introduzione di un salario minimo orario ma il rafforzamento della contrattazione nazionale collettiva. Il documento elaborato dalla commissione d’informazione del Cnel è passato in assemblea con 39 voti a favore e 15 contrari su 54 votanti, a quanto si apprende da fonti presenti all’incontro. I presenti erano 62 quindi 8 consiglieri non hanno espresso il voto. A votare contro Cgil, Uil e Usb. No anche dai 5 consiglieri di nomina presidenziale.
“Il documento è stato approvato a larghissima maggioranza, esprimo grande soddisfazione – afferma il presidente del Cnel, Renato Brunetta, nel corso della conferenza stampa – Si era detto o all’unanimità o nulla ma questo valeva solo in passato quando il sindacato era unitario. Oggi non lo è, la Cisl crede ancora nella non necessità di una legge, Cgil e Uil non più. Se dunque il sindacato è diviso anche il Cnel ha dovuto tenere conto di questo”.
Brunetta tiene a sottolineare che ”il Cnel non è diviso, lo sono i sindacati: quando il sindacato era unitario il Cnel deliberava unanimemente. Quando si è diviso questa cosa è apparsa anche al Cnel. È legittimo che Cgil e Uil abbiano cambiato idea, visto che due-tre anni fa Landini tuonava contro il salario minimo per legge, anche Camusso. Legittimissimo ma hanno spaccato l’unità sindacale, quella dei lavoratori. Il Cnel non è diviso e i numeri di approvazione lo dicono”.
“Aspettiamo al varco maggioranza e governo”. Elly Schlein, insieme alle altre forze di opposizione, sfida il centrodestra ad esprimersi in aula sul salario minimo. La data è già stata fissata ovvero il 17 ottobre, martedì prossimo. Ma oggi, subito dopo il via libera (a maggioranza) del documento Cnel, dalle parti del centrodestra è arrivata l’ipotesi di chiedere un rinvio in commissione. Ipotesi di cui si vociferava già ieri e sulla quale i parlamentari Pd erano già in allarme. La richiesta unanime delle opposizioni alla maggioranza è quella di andare in aula e di metterci la faccia, per dirla con Giuseppe Conte. Incalza Schlein: “Abbiano il coraggio di dire ‘no’ sui 9 euro l’ora che abbiamo proposto per i 3.5 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia”.
Per le opposizioni, inoltre, il voto a maggioranza del Cnel indebolisce un documento sul quale gli esperti non hanno raggiunto una valutazione unanime. “Il tentativo della presidente Meloni – sottolinea la segretaria del Pd – di usare il Cnel per affossare la proposta di salario minimo delle opposizioni è miseramente fallito. L’esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all’interno del Cnel da far sì che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite”.
Rimarca Carlo Calenda: “Il Cnel si è spaccato sul salario minimo. Ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del governo e su come affrontare il problema del lavoro povero. Ci eravamo incontrati l’11 agosto con la promessa di una risposta entro sessanta giorni. Ora è tempo di sciogliere questo nodo. Evitiamo se possibile uno scontro parlamentare. Ce lo chiedono 3,5 milioni di lavoratori”. Il capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti, respinge l’ipotesi di rinvio: “Siamo alla presa in giro e alla totale mancanza di rispetto delle opposizioni”.
La sollecitazione a fare chiarezza in aula arriva anche da Conte: “Le forze di maggioranza hanno già preannunciato un rinvio dell’aula alla commissione, vogliono fare una melina sulle spalle dei lavoratori sottopagati. Contrasteremo in tutti i modi questo disegno che consideriamo scellerato. Salario minimo legale subito”.
Poi il leader M5S punge la premier Meloni: “La presidente Meloni ama ripetere che ci mette la faccia, ma lo fa quando si tratta di fare qualche passerella mediatica. Sul salario minimo la faccia non ce l’ha messa perché ha rimandato la palla al Cnel di Brunetta e oggi si compie il delitto perfetto”. E quindi anche un affondo su Renato Brunetta: “Il Cnel di Brunetta come era immaginabile ha fatto da sponda e addirittura rinvia la questione alla contrattazione collettiva. Non leggono le sentenze della Cassazione. Poco tempo fa, infatti, due belle sentenze della Cassazione hanno chiarito che la contrattazione collettiva è necessaria ma non sufficiente, e c’è necessità di introdurre un salario minimo legale per attuare il principio costituzionale della giusta retribuzione”.
La battaglia quindi prosegue in Parlamento: “Con la segretaria Schlein abbiamo già concordato, dato che questa è una proposta unitaria e c’è stata la raccolta delle firme, e continueremo questa battaglia all’interno delle aule parlamentari perché su questo punto il governo non può tergiversare”.
Schlein chiama maggioranza e governo al ‘momento verità’ in aula: “La prossima settimana vedremo se maggioranza e governo saranno in grado di dirci finalmente quali sono le loro proposte contro la diffusione delle retribuzioni da fame che noi denunciamo, e la cui esistenza anche loro non possono più negare. Vedremo se si limiteranno a ripetere come una esausta litania le bugie di chi liquida il disegno di legge delle opposizioni senza averlo probabilmente letto”.
Nicola Fratoianni ironizza: “Ma davvero pensano di avere di fronte qualcuno che non ha capito che questa destra fugge ogni qualvolta c’è da risolvere un problema del Paese? Pensano davvero che non abbiamo capito che non vogliono dare una risposta a 4 milioni di persone che pur lavorando sono in povertà? Non glielo permetteremo”.
Interviene anche Benedetto Della Vedova di Più Europa che parla di esito scontato rispetto alla bocciatura del salario minimo da parte del Cnel. Ora, “chiusa questa parentesi, Meloni e la maggioranza tornino a confrontarsi in Parlamento. Capiremo se Meloni e la maggioranza hanno una loro visione sul tema o se, nell’incapacità di averne una, si nasconderanno semplicemente dietro il no scontato del Cnel perché non hanno la forza politica di pronunciarsi”.