(Adnkronos) – Una media di 10 suicidi all’anno tra gli insegnanti della scuola italiana. Sono i dati choc che emergono da una ricerca pubblicata su Lab Parlamento, quotidiano online di analisi e scenari politici da cui emerge che nel periodo 2014-2023 ben 100 docenti si sono tolti la vita.
La ripartizione geografica degli episodi vede in prima posizione il Sud e Isole (58), seguita dal Nord (23) e dal Centro (19). La suddivisione in base al genere fa registrare 42 uomini e 58 donne, nonostante le donne costituiscano l’83% del totale corpo docente. I docenti in servizio (84) sono più numerosi di quelli che si sono tolti la vita ormai in pensione (16). L’età media dei casi osservati è di 51 anni, ma questa scende sensibilmente (48 anni) se viene calcolata tra i soli docenti ancora in attività. Per quanto concerne il livello d’insegnamento, i casi di suicidio si dividono così: 12 Infanzia; 29 Primaria; 25 Superiore I grado; 34 Superiore II grado.
Tra le motivazioni che porterebbero al suicidio, scrive Vittorio Lodolo D’Oria, esperto di burnout nella scuola, va sicuramente considerata “l’usura psicofisica tra gli insegnanti, da attribuirsi alla peculiarità della professione”. Una tendenza confermata, spiega ancora l’autore della ricerca, anche dal rischio suicidario degli insegnanti studiati in Francia (2005) e Regno Unito (2009 e 2012): sono i due soli Paesi che hanno valutato il fenomeno “rilevando i livelli più alti rispetto a tutte le altre categorie professionali e alla popolazione generale”.
“Episodi suicidari – rileva Lodolo D’Oria – si verificano in tutti i livelli d’insegnamento anche se con diversa distribuzione. Nella primaria, Secondaria di I e II grado si notano differenze anche se non statisticamente significative. Una percentuale sensibilmente inferiore si rileva nella Scuola dell’Infanzia (12%) che però è imputabile al minor numero di insegnanti a questo livello e l’età media più ridotta rispetto alle colleghe dei livelli superiori. Se ne trae il messaggio che nessuna categoria è risparmiata dal fenomeno suicidario, come d’altronde hanno dimostrato studi nazionali, che rilevano la stessa incidenza di patologie psichiatriche in tutti i livelli d’insegnamento. La responsabilità di queste conseguenze è – lo ribadiamo – dovuta alla professione e non al sistema scolastico o al livello di insegnamento in cui si esercita”.
La scelta della modalità di suicidio “varia sensibilmente tra i due generi. La precipitazione/defenestrazione è la più frequentemente scelta e, quasi esclusivamente, dalle donne (40F vs 2M). A seguire l’impiccagione/soffocamento dove prevalgono nettamente gli uomini (25M vs 1F). A buona distanza seguono l’annegamento (7F vs 1M); il ricorso a un’arma da fuoco è unicamente maschile (8M); l’avvelenamento da farmaci (6F) risulta a esclusivo appannaggio delle donne. Chiudono la graduatoria il gettarsi sotto il treno (4F); il ricorso ad arma bianca (3M); il darsi fuoco (2M). Merita una menzione a parte la recente modalità adottata da due insegnanti – nel 2022 e 2023 – che hanno acquistato su internet il “kit per il suicidio”, mettendo in essere l’insano gesto”.