(Adnkronos) – “Stanno crocifiggendo Marcello De Angelis perché ha espresso la sua convinzione che è comune a quella di molti anche nell’establishment italiano e cioè che Francesca Mambro e Giusva Fioravanti non c’entrano con quella strage. È una verità che non può essere svelata perché chi osa farlo viene subito criminalizzato e bollato come depistatore”. A dirlo all’Adnkronos Sergio D’Elia, ex militante di Prima Linea, oggi segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, dopo le polemiche sulle dichiarazioni di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, sulla strage di Bologna.
Sergio D’Elia ha fatto parte del comitato ‘E se fossero innocenti?’, formato da avvocati, intellettuali, giornalisti e associazioni, nato circa trent’anni fa per la ricerca della verità sulla strage di Bologna. “Era un comitato composto da personalità prevalentemente della sinistra. Personalmente penso che quel punto interrogativo vada tolto, perché per me non ci sono dubbi sull’innocenza di Mambro e Fioravanti. Sono pronto a ricredermi rispetto a quello che ho sempre pensato ad una condizione, che si rendano pubblici tutti gli atti secretati sulle stragi. Ma non credo che succederà mai perché verrebbe smentito lo stereotipo della strage fascista scolpito sulla lapide in memoria delle vittime della strage di Bologna”. E aggiunge: “In questa vicenda la ragion di Stato prevale sull’amore per la verità perché continua ad essere mantenuto il segreto di Stato e perché organi dello Stato invece di cercare i veri responsabili hanno preferito offrire dei capri espiatori. Non aderisco a nessuna tesi sui responsabili, dico semplicemente che loro sono innocenti: è il mio libero e più profondo convincimento”.
Ci sono sentenze passate in giudicato sui fatti del 2 agosto 1980. “Ma quante sentenze ci sono nella storia della civiltà umana con persone condannate in via definitiva e poi rivelatesi innocenti? Pensiamo a Sacco e Vanzetti giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti e poi riabilitati dopo mezzo secolo. Pensiamo alle centinaia di esonerati dal braccio della morte negli Usa, in alcuni casi un attimo prima dell’esecuzione. Per non parlare delle decine di giustiziati poi scoperti innocenti magari attraverso l’esame postumo del Dna. E a proposito di Dna perché non lo si fa sui resti di quella che probabilmente è l’86esima vittima della strage di Bologna?”.