(Adnkronos) – Cinque foto del cosmo a colori con una risoluzione che sfiora l’incredibile. E in queste prime immagini arrivate dal telescopio spaziale Euclid – costruito e gestito dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) con il contributo della Nasa – c’è tanta Italia. La missione, grazie alla collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), vede in campo anche scienziati e tecnologi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e di numerose università italiane, insieme ad un pool di industrie made in Italy dell’aerospazio all’avanguardia: Thales Alenia Space ha realizzato la carrozza del satellite, di Leonardo è il sensore guida. Le immagini diffuse mostrano che il telescopio è pronto per creare la più estesa mappa 3D dell’Universo mai vista prima e per scoprire alcuni dei suoi segreti più nascosti anche grazie al lavoro di tanti ‘cervelli’ italiani. “Le straordinarie immagini dell’Universo oscuro e lontano scattate da Euclid “mostrano, per l’ennesima volta, non certamente muovendoci da soli, il valore scientifico della comunità dei ricercatori italiani che è noto” ha scandito, intervistato dall’Adnkronos, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valente. “Bisogna ricordarsi sempre che lo spazio non è solo tecnologia, per esempio come i lanciatori, ma c’è anche tanta scienza che si consente di comprendere tanti quesiti che al momento sono incogniti e questi primi successi di Euclid sono certamente rilevanti e importanti” ha osservato inoltre Valente.
Mai prima d’ora, sottolineano i player italiani della missione Euclid, un telescopio, sia spaziale che terrestre, era stato in grado di creare immagini astronomiche così nitide su una zona così ampia di cielo e di guardare così distante nel lontano Universo. Le immagini immortalano corpi celesti disparati: si parte dall’iconica Nebulosa Testa di Cavallo, distante appena 1.500 anni luce dalla Terra, passando per un ammasso stellare e due galassie, fino al gigantesco ammasso di galassie del Perseo, a 240 milioni di anni luce da noi. Pur ritraendo oggetti dell’Universo relativamente vicino, queste immagini illustrano tutto il potenziale di Euclid, lanciato lo scorso primo luglio ed ora in orbita ad un milione e mezzo di km da noi intorno al punto L2 di equilibrio gravitazionale tra Sole, Terra e Luna. Euclid, che ha un telescopio con uno specchio del diametro di 1,2 metri, ha il compito di indagare su come la materia oscura e l’energia oscura abbiano dato al nostro Universo l’aspetto che ha oggi. Il 95% del nostro cosmo sembra essere costituito da queste misteriose entità ‘oscure’, ma non si comprende cosa siano perché la loro presenza provoca solo piccoli cambiamenti nell’aspetto e nei movimenti delle cose che possiamo vedere. Per rivelare l’influenza “oscura” sull’Universo visibile Euclid osserverà le forme, le distanze e i movimenti di miliardi di galassie fino alla distanza di 10 miliardi di anni luce. In questo modo, creerà la più grande mappa cosmica 3D mai realizzata. “Nell’ambito della partecipazione alle grandi missioni scientifiche di Space Science, – osserva Barbara Negri responsabile del Volo Umano e Sperimentazione Scientifica dell’Agenzia Spaziale Italiana – il contributo alla missione Euclid è stato ed è uno dei maggiori impegni dell’Asi in questi anni. Abbiamo coordinato le attività con Esa e con le altre agenzie nazionali, guidato le industrie nazionali nella realizzazione dei contributi italiani agli strumenti di Euclid e nello sviluppo del Science Data Center italiano”. L’Italia, ha sottolineato ancora Barbara Negri parlando con l’Adnkronos “è molto presente nella missione Euclid non solo perché è italiano il satellite è italiano, è realizzato da Thales Alenia Space, ma soprattutto per è la comunità italiana ad essere responsabile del Science Ground Segment, ovvero ad interpretare i dati”. “Fare gli strumenti è estremamente importante in una missione spaziale ma l’interpretazione dei dati prodotti è strategica” osserva Negri. “Abbiamo contribuito a tutte le parti chiave della missione Euclid: il satellite funziona ed è stato fatto in Italia, gli strumenti stanno funzionando benissimo e le parti forse più complesse le abbiamo fatte per tutti gli strumenti in Italia con la OHB, Thales Alenia Space ha realizzato la ‘carrozza’ e la nostra comunità scientifica ha la responsabilita del Ground Segment scientifico, ovvero tutta la parte di elaborazione dei dati e interpretazione dei dati è sotto la gestione dell’Italia. Quindi siamo contentissimi” ha scandito.
“Queste immagini mostrano qualcosa che va ben oltre le migliori aspettative” commenta Anna Di Giorgio dell’Inaf che coordina le attività italiane per la missione Euclid finanziate dall’Asi. “Le centinaia se non migliaia di galassie visibili nello sfondo di ciascuno dei campi osservati, – aggiunge – danno una misura di quello che sarà possibile ottenere dalla scansione di più di un terzo del cielo: l’idea che sembrava fantascientifica di poter misurare la distorsione nella forma di più di un miliardo di galassie appare oggi ancora di più come un obiettivo perfettamente raggiungibile. Anche in questo caso l’Italia ha dato un contributo importante alla produzione di queste prime immagini, tre delle quali si riferiscono ad oggetti proposti da scienziati Inaf, che ne guideranno lo studio dettagliato e saranno i responsabili delle prime pubblicazioni ad essi associate”. Luca Stanco che coordina il contributo dell’Infn a Euclid afferma che “le prime splendide immagini che Euclid ci ha inviato ci danno conferma dell’enorme potenzialità di questo nuovo strumento nell’esplorazione dell’universo”. “In particolare – prosegue Stanco – è impressionante il dettaglio, mai raggiunto prima, con cui Euclid è riuscito a osservare l’ammasso di galassie del Perseo, distante ben 240 milioni di anni luce da noi”. Stanco rileva che “queste prime immagini ci danno la fondata speranza che Euclid, nel giro di qualche anno, potrà dare un contributo sostanziale alla definizione della natura sia della materia oscura, sia dell’energia oscura, che assieme costituiscono il 95% dell’universo: riuscire a comprendere questi due misteri sarebbe una rivoluzione. Oggi, ha davvero inizio una nuova straordinaria avventura scientifica e l’Italia ne sarà protagonista”.
Sul fronte industriale Leonardo insieme alla joint venture Thales Alenia Space (Thales 67% e Leonardo 33%) ha fornito un importante contributo tecnologico, attraverso il finanziamento e il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana. Thales Alenia Space è stata infatti scelta dall’Esa come primo contraente per la realizzazione del satellite della missione, integrato a Torino, e del relativo modulo di servizio. Oltre all’antenna a banda K ad alto guadagno, realizzata nel sito di Roma, strumento dispiegabile e orientabile che consente di raccogliere e amplificare i segnali provenienti dai satelliti, Thales Alenia Space ha fornito anche il transponder X-band, dispositivo utilizzato per ricevere, amplificare e ritrasmettere segnali radio nella banda di frequenza X. Affinché si potessero osservare galassie così distanti, presso gli stabilimenti di Leonardo a Nerviano (Mi) e Campi Bisenzio (Fi), sono stati realizzati i micropropulsori a gas freddo e il Fine Guidance Sensor (FGS) un ‘sensore guida’, la versione ipertecnologica e ultraprecisa di un sestante (strumento utilizzato nell’antichità per la navigazione celeste) capace di calcolare ogni due secondi l’orientamento del telescopio nello spazio. Grazie al sistema di micro-propulsione a gas freddo realizzato da Leonardo, l’Esa è in grado di controllare l’orientamento della sonda nello spazio con correzioni microfini nella direzione di osservazione. Anche le informazioni relative alla linea di vista del telescopio arrivano dal sensore di Leonardo: il Fine Guidance Sensor (FGS) è un sensore stellare ad alta precisione, montato direttamente sul telescopio, con l’obiettivo di garantire l’allineamento assoluto tra l’asse del telescopio e le stelle di riferimento. Inoltre, Leonardo fornisce i pannelli fotovoltaici per alimentare tutti i sistemi della sonda. Nella missione Euclid Leonardo fornisce i pannelli fotovoltaici che assicurano l’alimentazione di tutti i sistemi del satellite. Si tratta di tre pannelli, per un totale di quasi 3.000 celle, installati sopra lo scudo termico e in grado di resistere fino a +160°, con la funzione di erogare l’energia e proteggere il telescopio dal calore. Per la missione è stato realizzato anche un Consorzio composto da oltre 2000 scienziati provenienti da 300 istituti in 13 paesi europei, oltre a Stati Uniti, Canada e Giappone. (di Andreana d’Aquino)