(Adnkronos) – “Siamo sconcertati”. Gabriele Maestrini è il papà di Elena, una delle tredici vittime – sette delle quali studentesse Erasmus italiane – morte il 20 marzo 2016 nell’incidente di un pullman che le stava riportando da Valencia a Barcellona. Oggi, guardando il telegiornale, è venuto a sapere che “il giudice spagnolo ha ufficialmente archiviato il procedimento penale nei confronti dell’autista” del mezzo, morto per cause naturali nelle scorse settimane. “Sapevamo della morte dell’autista, ma ufficialmente nessuno ci aveva comunicato che tutto fosse ormai chiuso: il telegiornale l’ha saputo prima di noi”, sottolinea all’Adnkronos Maestrini a oltre sette anni dalla tragedia, rimasta ancora senza una verità giudiziaria. “Davanti alla morte di una persona alzo le braccia e la morte non si augura a nessuno – osserva il papà di Elena – ma le nostre ragazze sono morte, sono state uccise e non abbiamo conosciuto la verità. Non ci è stata data la possibilità di dare loro giustizia”.
Per la famiglia di Elena l’intento non era “una condanna esemplare nei confronti dell’autista” perché “nostra figlia non ce la restituisce più nessuno” ma volevamo che “emergessero le criticità che hanno portato alla tragedia”, quei “fattori che hanno portato a un aggravamento, le concause affinché il legislatore prendesse correttivi per migliorare la sicurezza dei ragazzi che continuano a fare questa esperienza di vita e studio. Questa sarebbe stata una piccola ‘soddisfazione’, se così si può chiamare, miglioramenti per la sicurezza dei ragazzi: come il secondo autista, l’obbligo al riposo, il sistema di sicurezza delle autostrade”.
Nonostante la notizia dell’archiviazione in Spagna, Gabriele Maestrini va avanti e confida ancora nella magistratura: “Ho fatto degli esposti, uno alla procura di Roma e uno alla procura di Firenze, un altro in Spagna nei quali evidenzio le criticità che ci sono state, che hanno portato a questa tragedia e che i vari giudici non hanno tenuto in considerazione”. “Si sono limitati – ha continuato – alla responsabilità diretta ed esclusiva dell’autista, senza andare a fondo per capire quello che è successo e come è successo”.
In parlamento è stata anche presentata “una proposta di inchiesta parlamentare in cui si chiede di fare un’indagine parallela”, prosegue il papà di Elena che si augura a questo punto nuovi accertamenti affinché “venga fuori la verità”. Al dolore per la morte della ragazza, per gli anni trascorsi invano ad attendere una giustizia che ancora non è arrivata, si aggiunge una sensazione di solitudine: “Dallo Stato italiano avrei preferito ci fosse un stata una presa di posizione ufficiale. E’ ovvio, non si può interferire su un altro Paese, ma dimostrare di essere presenti, attenti, vicini sì”, sottolinea Maestrini.
Negli ultimi mesi Maestrini si è rivolto ai vertici delle istituzioni: “Ho scritto al presidente della Repubblica Mattarella, che alcuni mesi dopo la tragedia ci ricevette, e ho scritto anche alla presidente del consiglio Meloni, al ministro della Giustizia Nordio e al procuratore di Roma – riferisce – ma non ho avuto riscontro in merito da nessuno”.
“Noi comunque andiamo avanti”, sottolinea Maestrini, assistito dall’avvocato Cinzia Zanaboni, che all’Adnkronos sottolinea: “E’ incredibile. Il processo non verrà fatto perché l’autista del pullman è deceduto, non ci sarà un provvedimento di un tribunale a fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente, sulle responsabilità e sul perché oggi 13 giovani non sono più tra noi. Sono le aule di giustizia a rendere la dimensione e la dignità a un evento tanto drammatico mentre queste ragazze sono state private della vita e del giusto diritto a un processo. E’ vergognoso e succede in un Paese (la Spagna ndr), accanto al nostro”. Gli avvocati comunque non si arrendono: “Stiamo studiando altre iniziative da prendere e ci stiamo confrontando con i colleghi spagnoli”, conclude Zanaboni.