(Adnkronos) – Le confessioni non sono una ‘prova regina’ e quelle di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per la strage di Erba sono “false”, infarcite di “errori” e “discrepanze”. Lo sostengono i 12 professori universitari – esperti di rilievo a livello internazionale nei settori della psicologia, psichiatria e neurologia – a cui si è rivolta la difesa della coppia e le cui conclusioni, raccolte in due corpose consulenze di quasi mille pagine, sono condivise dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser che ha avanzato richiesta di revisione, ora al vaglio dei vertici della procura meneghina.
In particolare, il pool di professori sottolinea come secondo recenti studi scientifici, “effettuati su oltre 375 persone (condannate e assolte in revisione, con la prova del Dna), hanno dimostrato incontrovertibilmente come il 25% di questi avessero, in origine, falsamente confessato. La confessione dell’innocente è pertanto – contrariamente a quello che si può ritenere – un evento relativamente frequente, così come dimostrato dagli studi sulle assoluzioni in fase di revisione” si legge nel documento visionato dall’Adnkronos. La progettazione della strage e dell’alibi “è incompatibile con l’assetto psichico dei due condannati” connotato da “importanti vulnerabilità”. Eppure entrambi il 10 gennaio 2007 confessano agli inquirenti di essere gli autori della strage, lo confermano due giorni dopo al giudice, lei lo ripeterà una terza volta il 6 giugno 2007. Analizzando il contenuto delle confessioni della coppia emergono come “risultano piene di errori, molti elementi della scena del crimine vengono ‘sbagliati’ (tra il 50 e il 70%)”.
Si segnalano “moltissime discrepanze” non solo tra le versioni date separatamente, ma anche tra le versioni offerte dalla stessa persona in momenti diversi. L’analisi mostra come le versioni “non siano dettagliate, non siano sovrapponibili, non siano combacianti, non siano coerenti e non siano costanti e dunque abbiano tutte le caratteristiche delle false confessioni”. La coppia afferma “numerosissime volte di non ricordare”: Olindo colleziona “centinaia fra ‘non lo so’, ‘non mi ricordo’, ‘mi sembra’, ‘questo adesso mi sfugge'”, lo stesso si può dire per Rosa. “Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di ‘sì’ a suggerimenti sotto forma di domande chiuse formulate dall’interrogante” scrivono gli esperti. Nelle confessioni “mancano del tutto gli indicatori di ricordi sensoriali e percettivi che caratterizzano la narrazione genuina” dall’analisi effettuata tramite la Flashbulb memory checklist.
“Incontrovertibilmente falsa” è la narrazione sulla dinamica dell’omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini. Dalla versione fornita dai coniugi, sarebbe stata aggredita solo sul pianerottolo, non nella mansarda dove troverà la morte. Per gli esperti interpellati dalla difesa “la vittima aveva ricevuto una coltellata che aveva provocato una lesione allo psoas, un muscolo che se leso impedisce a una persona la salita delle scale. La Cherubini aveva riportato inoltre lesioni craniche tali da provocare una grave lesione encefalica. Questi due elementi sotto il profilo neurologico rendono impossibile la salita di due rampe di scale. Allo stesso modo era impossibile che fosse in grado di gridare ‘aiuto, aiuto’ dopo aver ricevuto le ferite al capo e la profonda ferita alla gola che la trapassò fino a recidere la lingua”. Fatti che smentirebbero le rivelazioni dimostrando che i condannati raccontano qualcosa che non avrebbero vissuto.
Infine, le confessioni “non contengono nessuna informazione che non fosse già nota agli inquirenti. Tutte le informazioni fornite dai due coniugi erano di pubblico dominio o presentate dagli interroganti mediante domande che contenevano l’informazione rilevante che doveva semplicemente essere confermata o meno”, si tratta di confessioni “incentivate dall’esterno”: dalle intercettazioni ambientali prima di confessare, negano di essere gli autori e si interrogano più volte su chi possa essere l’autore della strage. “Mai, in queste intercettazioni ambientali, è emersa una seppur minima indicazione di colpevolezza: al contrario, vi sono molteplici passaggi nella libera conversazione che chiaramente indicano la loro estraneità all’eccidio”.
Quanto agli scritti di Olindo sulla Bibbia, sequestrata il 22 novembre 2007 e usata come conferma della genuinità della confessione, “è da notare che gli scritti chiaramente innocentisti sono in numero maggiore rispetto a quelli chiaramente colpevolisti. Inoltre, laddove databili, si alternano nel tempo (…). I pochissimi scritti colpevolisti sono da considerarsi un tentativo di ‘entrare nella parte del colpevole'”. Le confessioni “possono essere considerate quindi, sulla base delle conoscenze condivise dalla comunità scientifica, false confessioni acquiescenti ovvero quelle nelle quali i sospettati confessano un crimine non commesso a seguito di una vulnerabilità psicologica di base combinata a tecniche d’interrogatorio che oggi sappiamo essere ‘a rischio’ di provocare false confessioni e per questo fortemente censurate dalle linee guida investigative internazionali attuali”. In conclusione, gli elementi rendono “sotto il profilo tecnico scientifico impossibile la valutazione delle confessioni come genuine, visto che risultano accertate deficienze cognitive e psicopatologiche atte a menomare la sfera psichica e quindi a ridurre la capacità di critica e di resistenza a influenzamenti esterni”.