(Adnkronos) – Sono ormai ‘tutti pazzi per la Luna’. E solo in questo mese di agosto ben tre missioni lunari sono state in agenda: la missione russa Lunar 25 che il 20 agosto si è però schiantata sul suolo lunare, la missione Chandrayaan-3 dell’India che il 23 del mese ha centrato, unica, l’obiettivo atterrando nel polo sud e la Giapponese Slim – Smart Lander for Investigating Moon che avrebbe dovuto partire il 28 agosto ma è stata rimandata dalla Jaxa a causa del maltempo. “La corsa alla Luna è ricominciata perché per molti Paesi all’interesse scientifico si somma l’interesse economico visto che il polo sud della Luna è il nuovo Eldorado grazie alle grandi ‘riserve’ di ghiaccio, quindi di acqua” indica l’astrofisica Patrizia Caraveo analizzando con l’Adnkronos la ritrovata ‘passione’ per il nostro satellite naturale. “L’acqua è il petrolio dello spazio e nei crateri che prendono ombra nel polo sud lunare si forma del ghiaccio che si accumula. E ghiaccio vuol dire acqua. A sua volta l’acqua può essere scissa in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno può fornire ‘carburante’ per alimentare batterie, quindi energia. L’ossigeno è l’altra grande ricchezza per le future colonie lunari umane che necessiteranno di bere, mangiare e respirare”, sottolinea ancora la scienziata italiana già dirigente di ricerca dell’Inaf e direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano (Iasf) e che ha partecipato a importanti missioni spaziali. “Sempre più nazioni – osserva Caraveo – attribuiscono allo spazio un significato politico strategico. Hanno iniziato gli Usa e l’ex Urss ma oggi un competitor forte è la Cina che investe nello spazio moltissimo, che crede che sia lì che si giochi una parte della leadership politica, che porterà taikonauti sulla Luna. E questo ha prodotto un effetto a catena”.
Così, ricorda Caraveo, se l’amministrazione Obama aveva accantonato la Luna perché traguardo già ‘tagliato’ e aveva deciso di puntare verso Marte e lo sfruttamento degli asteroidi, con l’amministrazione Trump, invece, è ritornata in auge la ‘corsa’ alla Luna e la voglia di arrivare prima della Cina. Ed è ripartita la gara delle grandi potenze”. Tanto che sono decine i Paesi coinvolti nel maxi programma lunare Artemis della Nasa che vede coinvolta, per la prima volta, con gli Usa anche l’Europa e ben 27 Paesi tra cui l’Italia. Il programma Artemis riporterà uomini e per la prima volta donne sulla Luna e conta tre grandi missioni: Artemis I partita con successo il 16 novembre 2022 dal Kennedy Space Center in Florida, con il gigantesco vettore Space Launch System (SLS); Artemis II che volerà con astronauti a bordo e partirà nel 2024 per portare, come l’Apollo 8, astronauti in orbita intorno alla Luna. Ma per rivedere un’impronta umana sulla Luna l’occidente dovrà aspettare la missione Artemis III il cui lancio era inizialmente previsto nel 2025. “Purtroppo già ora si parla di uno slittamento della missione, se tutto andrà bene, al 2026 perché – spiega l’astrofisica Caraveo – ci sono dubbi sulla capsula che dovrebbe portare uomini e donne sulla Luna. E ci sono problemi anche per le tute degli astronauti che la Nasa ha deciso di esternalizzare ai privati ma che, a loro volta, stanno registrando gli stessi problemi dell’ente spaziale Usa”. La missione Artemis III, “partirà solo quando saranno certificati lo Human Landing System e le tute per gli astronauti: quindi se ne parla forse nel 2026”. Inoltre “ogni lancio del programma Artemis costa oltre 4 miliardi di dollari ed i razzi sono tutti ‘a perdere’, si butta tutto via anche la capsula Orion che rientra ma non sarà riutilizzata. Un costo significativo che costringe a non sbagliare l’obiettivo” evidenzia l’astrofisica.
Patrizia Caraveo osserva che “c’è un pienone di missioni lunari e ci sono molti ‘imprenditori lunari’ che puntano a raccogliere l’idrogeno e l’ossigeno come combustibili per i futuri razzi. Imprese che immaginano ‘pompe di carburante’ sulla Luna utili ad approvvigionare missioni dirette più lontano”. Un quadro delineato anche nel “programma Clps – Commercial Lunar Payload Services della Nasa che ha già visto nascere una serie di industrie spaziali private che, usando fondi Nasa, vogliono, tra l’altro, andare a capire quanto ghiaccio potrebbe esserci lassù e come sfruttarlo”.
E nella nuova corsa alla Luna con gli Stati Uniti “la vera protagonista questa volta è la Cina” e siccome lo spazio è “lo specchio della diplomazia, la Russia si è posizionata nell’orbita cinese mentre l’India si è posizionata nell’orbita americana. Il premier Modi ha firmato gli accordi classificandosi come 27esimo Paese a firmare le intese che modereranno il ritorno sulla Luna e ci saranno astronauti indiani” argomenta infine Patrizia Caraveo rimarcando che “da parte degli Usa è un orientamento politico molto importante, un cambio molto significativo della Nasa e del governo americano rispetto all’India perché prima Washington era completamento chiusa verso un Nuova Delhi dello spazio”. “Lo spazio – taglia corto – è lo specchio della diplomazia globale, quando ci sono problemi lo si vede in orbita”. (di Andreana d’Aquino)