(Adnkronos) – L’esplosione sul ponte di Kerch, che collega la Crimea alla Russia, alza ulteriormente la tensione in una fase cruciale della guerra in Ucraina. Mosca promette una risposta a quello che definisce un attacco terroristico, Kiev mantiene un parziale riserbo sull’attacco mentre incassa dagli Stati Uniti il semaforo verde ad operazioni di questo tipo. “Non spetta a noi decidere la legittimità dei loro target, gli ucraini decidono i loro target, stanno combattendo per il loro Paese, la Crimea è Ucraina”, dice il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby.
Poche parole, ma di peso specifico notevole: se nel recente passato gli alleati di Kiev hanno mostrato perplessità e scarsa approvazioni per azioni in territorio russo, colpire infrastrutture della Crimea – come il ponte di Kerch – appare legittimo senza ombra di dubbio. “Abbiamo chiarito agli ucraini che non incoraggiamo e sosteniamo attacchi all’interno del territorio russo – ha poi aggiunto Kirby – quello che stiamo facendo è fare in modo che siano in grado di difendere il loro territorio e respingere l’aggressione russa sul suolo ucraino, e la Crimea è suolo ucraino”.
Per la Russia, la parola d’ordine in questo caso è ‘terrorismo’. “Di sicuro ci sarà una risposta della Russia. Il ministero della Difesa sta preparando le risposte appropriate”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin, commentando “l’attacco terroristico” contro il ponte. Putin ha fatto appello ai “leader della regione ed alle autorità federali perché prestino tutta l’assistenza necessaria alla ragazza ferita (i suoi genitori originari della regione di Belgorod sono morti nell’attacco, ndr.) ed ai suoi famigliari”.
“L’attacco al ponte di Crimea è stato effettuato dal regime di Kiev. Questo regime è terroristico e ha tutte le caratteristiche di un gruppo criminale organizzato internazionale. Le decisioni vengono prese da funzionari e militari ucraini con la partecipazione diretta di agenzie di intelligence e politici americani e britannici. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono responsabili della struttura di questo Stato terrorista”, le parole, su Telegram, della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Da Kiev, per ora, pochi dettagli. I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) riveleranno “sicuramente tutti i dettagli dell’organizzazione” delle esplosioni che hanno colpito il ponte di Crimea “dopo la nostra vittoria”, dice il portavoce dell’Sbu, Artem Dekhtyarenko, intervistato da Rbc-Ukraine. “Stiamo osservando con interesse come uno dei simboli del regime di Putin ancora una volta non sia riuscito a resistere al carico militare”, aggiunge. L’attacco è stato portato da “da droni navali”, dice su Telegram il ministro ucraino per la trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, sottolineando che verrà mantenuto il segreto sul tipo di equipaggiamento e su dove viene prodotto. “E’ meglio agire e non rivelare foto delle nostre installazioni di produzione – aggiunge – la produzione è stata aumentata oltre 100 volte in alcuni settori rispetto allo scorso anno”. “Abbiamo bisogno di più droni e ne avremo di più”.
“Irresponsabile e pericolosa”. Così Kirby ha definito la decisione della Russia di ritirarsi dall’accordo sul grano, sottolineando che questa “peggiorerà l’insicurezza alimentare, mettendo a rischio milioni di persone vulnerabili in tutto il mondo”. Kirby ha ricordato che l’iniziativa è stata “cruciale” per far scendere i prezzi alimentari “saliti a seguito della brutale invasione russa dell’Ucraina”.
La Casa Bianca conferma che Joe Biden incontrerà alla Casa Bianca il cardinale Matteo Maria Zuppi. “Il cardinale Zuppi sta venendo a Washington su richiesta di Papa Francesco – si legge in una dichiarazione della portavoce della Casa Bianca -. Il presidente Biden e il cardinale Zuppi discuteranno delle diffuse sofferenze, provocate dalla brutale guerra della Russia in Ucraina”. “Discuteranno anche degli sforzi di Stati Uniti e Santa Sede per fornire aiuti umanitari alle persone colpite – conclude la dichiarazione – e il focus del Soglio Pontificio sul rimpatrio dei bambini ucraini deportati a forza dagli ufficiali russi”.