(Adnkronos) – In 100 giorni di guerra, i 6.229 religiosi e religiose cattolici presenti in Ucraina hanno garantito supporto e protezione a donne, bambini e anziani in fuga. Un impegno straordinario, “con spirito comunitario”, mai interrotto. A parlarne con l’Adnkronos è Alessandro Monteduro, direttore di ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre’. “I 4.879 religiosi e le 1.350 religiose sono ancora tutti in Ucraina. In questi 100 giorni, a partire dall’inizio del conflitto, hanno avuto la capacità di trasformare tutti le realtà religiose – chiese, parrocchie, conventi e seminari – in luoghi di rifugio, di accoglienza. Luoghi nei quali alla cura dello spirito, e dunque all’attività pastorale, si è abbinata la cura del fisico, la protezione e ogni tipo di sostegno soprattutto verso donne, bambini e anziani costretti a lasciare le proprie dimore e le città in cui vivevano”, sottolinea Monteduro riferendosi all’opera di solidarietà da parte dei religiosi della chiesa greco-cattolica ucraina e quella di rito latino.
“Mi sono recato in Ucraina nella prima settimana di maggio e ho visitato questi luoghi di accoglienza – prosegue Monteduro -, sono rimasto impressionato dall’organizzazione: tutti gli ospiti – così sono definiti, non si usano termini come migrante, profugo o sfollato – si sono resi protagonisti dell’attività comunitaria. C’è chi si occupa dell’accoglienza, chi delle pulizie, chi della cucina, chi della spesa, l’organizzazione, tra religiosi e ospiti, incarna a pieno lo spirito comunitario”.
“La solidarietà mondiale è stata straordinaria, ho avuto modo di toccarla con mano visitando i depositi in cui sono stati raccolti i beni di prima necessità: c’era di tutto. Certo resta sempre al centro il tema delle medicine, in un contesto del genere è facile che qualcosa possa mancare”, aggiunge Monteduro, a giudizio del quale deve rimanere comunque alta l’attenzione sul sostegno alla comunità ucraina affinché mai si indebolisca il “flusso della generosità”.