(Adnkronos) – Tra Ucraina e Russia è sempre di più guerra di droni. Le forze russe hanno sferrato nuovi raid a Kiev e Odessa mentre oggi le forze armate ucraine hanno smentito un coinvolgimento negli attacchi alle navi russe nel Mar Nero. Fatto è che negli ultimi tempi si è intensificato l’impiego di droni ucraini in territorio russo e su Mosca. Un quadro, questo, sotto i riflettori di esperti e analisti che osservano le mosse e la controffensiva di Kiev e individuano questioni di carattere “psicologico” nelle incursioni ucraine.
“L’impiego più intenso dei droni ucraini all’interno del territorio russo fino a Mosca credo rientri nell’ambito della controffensiva di Kiev – dice all’Adnkronos il generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan e membro del Comitato Atlantico – E’ chiaro che sta portando l’attenzione dello Stato maggiore generale e delle difese russe verso l’interno del territorio per far sì che la popolazione russa si renda conto che c’è un conflitto in atto, che non riguarda solo le forze schierate sul territorio ucraino e della Crimea ma l’intera popolazione russa, così come avviene in Ucraina. C’è una questione di carattere psicologico: dimostrare ai russi che anche loro sono in guerra ma anche che il governo russo non è in grado di difendere la propria società nel momento in cui questi russi riescono ad arrivare a 700-800 chilometri dalla zona di combattimento. Quindi, tutta quella sicurezza che era stata promessa alla propria popolazione non c’è”.
Non solo. “Colpendo all’interno del territorio russo si colpiscono sia obiettivi civili emblematici, come la city di Mosca con i palazzi che sfidano in altezza la city di Londra e Manhattan, ma colpiscono anche obiettivi di carattere militare come centri di comando e aeroporto. Infine, con le incursioni di droni suicidi fino a Mosca – sottolinea – si crea nello Stato maggiore centrale russo il dilemma di distogliere alcune difese contraeree schierate in Crimea e sul retro delle zone di combattimento per portare alcune di queste difese all’interno del territorio russo per difendere sia la popolazione che i centri civili simbolici”.
Sui possibili risvolti della guerra, il generale Battisti avverte: “In questo momento la controffensiva ucraina sembra procedere molto lentamente e con risultati limitati e intanto si contano sensibili perdite sia di soldati che di mezzi di combattimento anche occidentali. Molto difficile prevedere se possa esserci uno sviluppo repentino, l’Ucraina non gode della superiorità aerea e ha una difesa contraerea tattica che accompagna le truppe che non è completamente capace di fermare gli attacchi degli elicotteri da combattimento russi”. Oltretutto, ricorda il generale, “storicamente nessuna offensiva può ottenere grande successo se non gode della superiorità aerea”.
Per il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa, “anche la capacità unmanned, ossia relativa al pilotaggio remoto di aeromobili o imbarcazioni, dimostra la grossolanità e l’arretratezza russa ma anche ucraina nella dottrina di impiego e nella conseguente disponibilità di sistemi d’arma moderni e ad alta tecnologia. Mezzi inadeguati dall’una e dall’altra parte quando invece il mondo militare, segnatamente quello occidentale, ha fatto passi avanti significativi nell’utilizzo di sistemi a pilotaggio remoto tanto da evocare, perfino negli Stati maggiori, il dilemma sul futuro delle forze aerotattiche, se saranno con pilota a bordo o completamente guidate da operatori a distanza praticamente illimitata”.
“Alcuni Paesi – dice Tricarico all’Adnkronos – si sono portati molto avanti nello strutturare capacità militari avanzate nel settore, come gli Usa, Israele e l’Italia. Altri, come la Francia stanno ancora rincorrendo i Paesi guida, che hanno tratto i dovuti insegnamenti dal conflitto dei Balcani del 1999, il vero scenario inaugurale per l’uso militare dei droni. Dalle immagini video e dalle poche notizie attendibili, pare che i droni ucraini utilizzati in territorio russo abbiano una sola funzione psicologica – sottolinea il generale – far sentire i cittadini russi in guerra e non tranquilli spettatori di un’operazione speciale del loro esercito in Ucraina. Pare inoltre che i droni ucraini non siano al momento idonei a battere obiettivi di dimensioni significative o con precisione matematica in profondità nel territorio russo”.
“Il tutto si inserisce poi in una controffensiva che sembra avere ormai il fiato corto, che sembra confermare le previsioni iniziali di essere tutt’altro che risolutiva. Auspicabilmente insomma – conclude – parrebbe che si stiano creando le condizioni per cui anche il più ostinato nazionalista guerrafondaio, russo o ucraino, si debba suo malgrado convincere che una soluzione militare del conflitto non è a portata di mano e che quindi finalmente si cominci a pensare ad un negoziato e a quale tipo di concessioni ci si debba rassegnare dall’una parte e dall’altra”.