(Adnkronos) – Il presunto ‘golpe’ del gruppo Wagner, con lo stop arrivato dal leader Yevgeny Prigozhin a soli 200 chilometri da Mosca, “sarebbe andato incontro ad una probabile sconfitta in ogni tentativo di prendere” la città russa. A dirlo è il Telegraph, citando fonti dei servizi britannici secondo le quali, inoltre, i numeri annunciati dal capo dei mercenari russi non sarebbero corrispondenti alla realtà: solo “8mila e non 25mila” come affermato gli uomini a disposizione del gruppo per la ‘marcia’ in sfida a Putin. Sempre secondo il Telegraph, i servizi d’intelligence russi avrebbero quindi minacciato di colpire le famiglie dei capi dei ribelli prima che Prigozhin rinunciasse sabato sera a marciare su Mosca.
Intanto, se è incerto il destino del leader Wagner – che sarebbe stato avvistato al Green city hotel di Minsk secondo i media bielorussi -, ”si lavora normalmente” nel quartier generale del gruppo di mercenari a San Pietroburgo. Nulla è cambiato, insomma, dopo la rivolta armata secondo quanto afferma la stessa Wagner in una nota diffusa attraverso Telegram. “Nonostante gli eventi che si sono verificati, il centro continua a funzionare in modalità normale in conformità con la legge della Federazione Russa”, ha dichiarato l’ufficio del gruppo Wagner in una nota. Wagner ha “lavorato per il futuro della Russia”, si legge ancora il comunicato, dove si ringraziano i sostenitori del gruppo.
Due, inoltre, i centri di reclutamento dei mercenari che sono stati riaperti in altrettante città russe – Tyumen e Novosibirsk – entrambe in Siberia, riferiscono l’agenzia stampa ufficiale russa Tass e il media indipendente Meduza.
A Novosibirsk un dipendente del centro ha detto alla Tass che il “reclutamento è in corso”. All’ingresso della sede sono stati ripristinati i manifesti pubblicitari che erano stati rimossi sabato. A Tyumen, il centro funziona “su appuntamento”.
Non è chiaro al momento in che forma potrebbe continuare ad esistere il gruppo Wagner. Dopo l’accordo di sabato sera che ha messo fine al tentativo di insurrezione, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva detto che i mercenari non sarebbero stati perseguiti e avrebbero potuto firmare contratti con l’esercito russo.