(Adnkronos) – Caso Yara Gambirasio, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre scorso della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa del condannato Massimo Bossetti, che ha proposto il ricorso, il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.
La Corte di assise dovrà consentire alla difesa di Bossetti la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele idonee a garantirne l’integrità.
All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, la Corte di assise dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità.
LA DIFESA DI BOSSETTI – “In attesa di leggere il provvedimento della Cassazione, e in base a quanto apprendiamo dalla stampa, siamo molto contenti: ora iniziamo il percorso per dimostrare che quel Dna non è di Massimo Bossetti” afferma all’Adnkronos l’avvocato Claudio Salvagni, difensore dell’uomo condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. In sostanza, per la prima volta dall’inizio del caso Yara, la difesa del condannato potrebbe visionare gli abiti della vittima – dove è stata trovata la traccia mista di Dna che è costato l’ergastolo a Bossetti -, e potrebbe avere accesso ai 54 campioni di Dna sulla cui conservazione si è molto discusso. All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, i giudici di assise dovranno valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità.