(Adnkronos) – “Finalmente si capisce che l’alopecia areata è una malattia e finalmente abbiamo il primo farmaco al mondo approvato per questa malattia, che è efficace, ben tollerato e disponibile in tantissimi centri ospedalieri di tutta Italia per i pazienti maggiorenni con forme gravi di alopecia areata. Poter oggi dare una risposta a questi pazienti, con una terapia efficace e con una completa contribuzione da parte del sistema sanitario nazionale, è una vittoria enorme per noi e per i nostri pazienti”. Lo ha detto Bianca Maria Piraccini, direttore dell’Unità operativa complessa di Dermatologia dell’università degli Studi di Bologna, intervenendo oggi alla conferenza stampa ‘Dermatite atopica ed alopecia areata, due patologie, un solo farmaco. Via libera alla rimborsabilità’, organizzata da Eli Lilly a Milano.
Durante l’incontro, esperti e pazienti si sono confrontati sull’importanza di avere a disposizione, rimborsato dal Servizio sanitario nazionale, un inibitore orale delle Janus chinasi (Jak), baricitinib, che è indicato anche per la dermatite atopica, ma che è il primo trattamento per l’alopecia areata. Questa patologia della pelle “colpisce circa una persona su mille e non fa distinzioni di età, nazionalità e genere – spiega Piraccini – E’ una malattia autoimmune che comporta un’aggressione infiammatoria contro i follicoli piliferi e, quindi, può interessare i peli, i capelli, le ciglia e le sopracciglia. Nella maggior parte dei casi interessa il cuoio capelluto, con la comparsa rapida di una o più chiazze, completamente senza capelli, nel giro di qualche giorno”.
L’impatto sulla qualità della vita è importante. “Il paziente non riconosce più – sottolinea la specialista – poiché subisce lo shock di vedere ciuffi di capelli che cadono e chiazze bianche senza capelli sul suo cuoio capelluto. Inoltre, un 20-30% dei pazienti presenta le forme gravi e croniche, che comportano la perdita totale dei capelli e, spesso, anche di tutti i peli del corpo. L’assenza di ciglia provoca l’entrata del sudore negli occhi”, con molto fastidio e disagio anche sul piano psicologico. “Cambia la mimica facciale – aggiunge l’esperta – e la perdita dei capelli influisce sulla sicurezza dei pazienti”. Nei bambini, poi, l’alopecia areata può causare “bullismo. I piccoli pazienti sono infatti spesso vittime dei coetanei che, non capendo che l’assenza di capelli è causata da una malattia, li escludono. I bambini affetti da alopecia areata spesso non vogliono più fare sport, non si levano il cappello e non vogliono andare a scuola”.