(Adnkronos) –
Una persona con diabete di tipo 1 su 4 e una su 5 con diabete di tipo 2 soffrono di stress e ansia, condizione che – secondo uno studio australiano – può portare a depressione, burnout e a un rapporto complicato con il cibo e con i farmaci, soprattutto l’insulina. In base a questi dati, sarebbero quasi 1 milione le persone con diabete in Italia a presentare queste complicanze. Tuttavia, quasi la metà di questi casi non viene individuata. Per questo in occasione della Giornata mondiale del diabete, il cui tema è la prevenzione della malattia e delle sue complicanze, Roche Diabetes Care ha lanciato la campagna social internazionale ‘#ConnectingWhatCounts between diabetes and mental well-being’. L’iniziativa – spiega una nota – vuole porre l’attenzione sugli aspetti invisibili della convivenza con il diabete, sui pregiudizi che sono spesso alla base di molti disturbi di natura psicologica e sulla possibilità di prevenirli e gestirli attraverso la consapevolezza, la collaborazione cross-disciplinare tra specialisti e l’educazione all’uso delle tecnologie più innovative oggi a disposizione.
“Oltre a essere una patologia molto diffusa – afferma Massimo Balestri, General Manager di Roche Diabetes Care Italy – il diabete non concede pause. L’impatto che può avere sulla salute mentale delle persone che vi convivono è un tema ancora troppo poco discusso, per questo Roche Diabetes Care ha voluto incentrare una campagna di sensibilizzazione su questo tema. L’obiettivo è aiutare le persone a parlarne, condividere il proprio vissuto, abbattendo lo stigma che ruota intorno all’argomento”.
Come osserva Dario Pitocco, direttore Unità operativa dipartimentale di Diabetologia, Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli-Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, “il diabete influisce su tutti gli aspetti della vita delle persone che vi convivono. Si tratta di malattia cronica impegnativa da gestire – sottolinea – che richiede un monitoraggio costante e che può causare complicanze a lungo termine se non adeguatamente controllata, come retinopatia, patologie renali e cardiovascolari. Per questo, per avere un successo terapeutico è fondamentale non guardare solo il quadro clinico, ma la qualità di vita complessiva del paziente. Per fortuna oggi la tecnologia offre diverse soluzioni per semplificare e migliorare la gestione della malattia”. Ci sono per esempio “sensori per il monitoraggio in continuo del glucosio, che permettono di conoscere costantemente il valore della glicemia. Questi possono avere un forte impatto nella vita delle persone con diabete, coinvolgendoli come attori con un ruolo attivo nella cura e prevenzione e favorendo così l’aderenza terapeutica e una migliore personalizzazione nella cura”.
Nell’ottica di approfondire i punti di vista e il vissuto delle persone con diabete rispetto alle più recenti innovazioni tecnologiche, per una gestione della patologia sempre più vicina ai bisogni quotidiani, olistica e personalizzata – prosegue la nota – grazie alla collaborazione tra Personalive e le associazioni pazienti in ambito diabetologico è stata condotta l’indagine ‘Indicatori di usabilità dei sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio: il punto di vista delle persone con diabete’, realizzata con il contributo non condizionante di Roche Diabetes Care Italy. Si è voluto indagare il percepito delle persone con diabete relativamente al loro rapporto con i diversi sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio (Cgm), per scattare una fotografia del contesto italiano. I dati sono stati presentati a Firenze al XXIV Congresso nazionale dell’Associazione medici diabetologi (Amd).
“I risultati ottenuti dall’indagine – commenta Balestri – hanno confermato il forte impatto dei sistemi di monitoraggio in continuo nella vita delle persone con diabete e l’importanza dell’usabilità per garantire una gestione della malattia più sostenibile e meno invasiva. Roche Diabetes Care è impegnata da oltre 40 anni a offrire soluzioni tecnologiche innovative sviluppate sulla base dei bisogni di chi convive con il diabete e di tutte le figure coinvolte nella cura, per portare un sollievo concreto nella vita delle persone e dei loro caregiver. Per questo riteniamo importante metterci in ascolto costante delle necessità dei pazienti sostenendo percorsi educazionali di qualità e promuovendo il dialogo fra i diversi interlocutori del sistema salute, affinché ogni persona con diabete possa avere accesso alle soluzioni tecnologiche più innovative disponibili e a modelli di cura e gestione della patologia sempre più personalizzati, equi e sostenibili”.
A tale proposito Guendalina Graffigna, professore ordinario di Psicologia dei consumi e della salute, direttore di EngageMinds Hub, Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, evidenzia che “l’evoluzione tecnologica può essere davvero di grande aiuto per le persone con diabete, permettendo di poter tenere costantemente monitorata la glicemia e poter disporre di una serie di informazioni utili sia per il paziente sia per il medico curante per personalizzare la terapia e ottenere un miglior controllo metabolico. Questi aspetti, insieme ad altri vantaggi come la possibilità di poter posizionare il sensore in zone non visibili o di personalizzare gli allarmi, sono importanti per la quotidianità e quindi per il benessere mentale delle persone con diabete che possono condurre la propria vita senza limitazioni. Queste tecnologie restituiscono ‘empowerment’ al paziente, cioè un senso di maggiore controllo sulla sua patologia, aumentando quindi la motivazione a essere coinvolti attivamente nel miglioramento del loro stile di vita e nell’aderenza terapeutica”.