(Adnkronos) – “La grande novità è la capacità di tenere la malattia sotto controllo per un periodo molto più lungo rispetto al passato, con un beneficio nella qualità di vita e nel vissuto delle donne, migliore perché non hanno necessità di cambiare farmaco e non devono vivere con il peso psicologico della resistenza della malattia al farmaco. Si tratta quindi di un beneficio grande non solo dal punto di vista clinico, ma anche dal punto di vista psicologico. Ma è importante che tutte le donne con tumore del seno metastatico siano curate all’interno delle Breast Unit, per garantire loro un approccio multidisciplinare, l’accesso a terapie innovative e una migliore aspettativa di vita”. Così Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore Clinica di Oncologia medica dell’Irccs Policlinico San Martino, Università di Genova, nel suo intervento, questa mattina a Milano, alla conferenza stampa per l’approvazione della rimborsabilità di trastuzumab-deruxtecan di Daiichi Sankyo e AstraZeneca da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in seconda linea per le pazienti con cancro al seno metastatico Her2-positivo.
“Le donne con questa patologia – sottolinea Del Mastro – hanno necessità di essere trattate in maniera continua. Nella maggioranza dei casi si presenta resistenza alle cure e servono farmaci efficaci contro le metastasi”. Il nuovo anticorpo monoclonale farmaco-coniugato “è capace di tenere la malattia sotto controllo in un tempo molto più lungo di quello che ottenevamo con altri farmaci – spiega l’oncologa – Il tempo di progressione è in oltre 28 mesi, quindi vuol dire che il 50% mantiene il controllo per oltre 2 anni e l’altro 50% anche di più. Il farmaco che usavamo prima aveva un tempo mediano di circa 7 mesi”.
E’ però importante, rimarca Del Mastro, che “il trattamento sia all’interno della Breast Unit. A differenza dei casi con diagnosi di carcinoma mammario in fase iniziale, vi sono ancora difficoltà a monitorare l’accesso delle pazienti con malattia metastatica. Ma è dimostrato che i risultati terapeutici dipendono anche dal livello di esperienza maturata dai centri in cui vengono effettuati i trattamenti. Pertanto, è fondamentale la collaborazione delle associazioni dei pazienti per sensibilizzare tutte le donne sull’importanza di essere curate nelle Breast Unit, anche per l’accesso a studi clinici e terapie innovative”.
“Una donna con tumore alla mammella metastatico – evidenzia Anna Maria Mancuso, presidente Salute donna onlus – deve intraprendere un percorso complesso non solo dal punto di vista terapeutico, ma anche psicologico ed emotivo, in tutte le fasi, anche per il fine vita. L’innovazione vale la vita, può portate a una cronicizzazione della malattia che crea una speranza di lunga vita. Anche per questo, come associazione, abbiamo promosso la costituzione del Fondo dei farmaci innovativi. E’ vero, costano, ma questi fanno la differenza, perché da questo Fondo c’è una speranza per utilizzare farmaci che possono salvare la vita”.
“Il carcinoma mammario metastatico oggi sta diventando una patologia sempre più curabile – ricorda Rosanna D’Antona, presidente Europa donna Italia – L’istituzione formale della Giornata nazionale dedicata, che si celebra ogni anno il 13 ottobre, fortemente voluta dalle associazioni dei pazienti, non rappresenta quindi un punto di arrivo, ma di partenza. Tra i temi affrontati dal nostro Manifesto”, ci sono “la richiesta alle istituzioni della presa di coscienza delle specificità di questa neoplasia e l’impegno nell’individuare l’approccio di politica sanitaria più adeguato”.
“Oltre ai percorsi specifici all’interno delle Breast Unit, dove deve essere presente un team multidisciplinare e deve essere facilitato l’accesso agli esami per i frequenti controlli diagnostici – conclude D’Antona – è importante garantire l’accesso rapido ai farmaci innovativi, l’informazione sugli studi clinici, l’assistenza dello psico-oncologo e l’accertamento dell’invalidità civile in tempi brevi”.