(Adnkronos) –
Nuova svolta nella chirurgia mininvasiva del cancro al seno da uno studio internazionale coordinato dall’Istituto europeo di oncologia di Milano. Le pazienti con tumore di piccole dimensioni, forme ultraprecoci già candidate all’intervento conservativo, da oggi possono evitare anche la biopsia del linfonodo sentinella. Lo annuncia l’Ieo, comunicando i risultati dello studio multicentrico randomizzato Sound (Sentinel Node vs Observation After Axilllary Ultrasound), pubblicati su ‘Jama Oncology’.
Nel trial – spiegano dall’Irccs fondato da Umberto Veronesi – sono state reclutate 1.463 donne di ogni età, con tumore mammario di diametro massimo di 2 centimetri e con un risultato dell’ecografia ascellare negativo, vale a dire nessuna metastasi ai linfonodi rilevata con gli ultrasuoni. Le pazienti sono state suddivise a caso in due gruppi: metà sono state sottoposte a biopsia del linfonodo sentinella, l’altra metà a nessun prelievo o biopsia.
Dopo aver seguito la loro terapia – chirurgica e farmacologica o radioterapica – le arruolate sono state valutate per sopravvivenza libera da malattia dopo 5 anni e il dato emerso è stato chiaro: “Non c’è differenza nei risultati della cura fra chi ha avuto la biopsia del linfonodo sentinella e chi no. Dunque le pazienti con tumori piccoli, che non mostrano linfonodi metastatici all’ecografia ascellare, possono evitare qualsiasi forma di chirurgia all’ascella, anche il prelievo del linfonodo sentinella, con la certezza che la loro terapia sarà ugualmente efficace”.
“Oggi abbiamo raggiunto e superato una nuova tappa nel cammino intrapreso da mio padre Umberto per ridurre al minimo l’impatto del cancro al seno sulla vita della donna”, dichiara Paolo Veronesi, direttore del Programma Senologia Ieo. “In questo percorso – sottolinea – la chirurgia vedrà ridurre sempre di più la sua invasività grazie all’imaging avanzato che, come abbiamo dimostrato con Sound, permette diagnosi accurate”, e grazie “alla genetica e alla genomica che ci danno indicazioni anche sulla prognosi e sui tipi di interventi chirurgici da effettuare. Forse un domani diremo addio al bisturi, ma nel frattempo già ora le nostre donne si possono avvicinare alla prevenzione con sempre meno paura: un eventuale tumore scoperto per tempo si può curare davvero in modo mininvasivo, come un’altra qualsiasi malattia, senza mettere uno stop alla propria vita”.
“La tecnica del linfonodo sentinella – ricorda Veronesi – è una pietra miliare nella storia del cancro al seno ed è oggi una tecnica standard per verificare se le cellule tumorali hanno già raggiunto i linfonodi ascellari e rischiano quindi di diffondersi in altri organi dando origine a metastasi. Fino a pochi anni fa, anche nei tumori di piccole dimensioni candidati a una chirurgia conservativa il linfonodo sentinella veniva asportato e analizzato per decidere se togliere o meno anche gli altri linfonodi. In questo modo evitavamo lo svuotamento ascellare quando non necessario, risparmiando alla paziente possibili conseguenze. Da qualche anno, grazie a uno studio americano, abbiamo visto che è inutile proseguire con la dissezione ascellare anche in caso di uno o due linfonodi sentinella positivi”.
“Ora abbiamo fatto un ulteriore passo avanti e abbiamo dimostrato che la biopsia del linfonodo sentinella nei tumori iniziali non ci fornisce informazioni che possono modificare le terapie post-operatorie e migliorare la guarigione. Naturalmente – precisa il senologo – a patto che i linfonodi vengano studiati oltre che con l’esame clinico anche con una accurata ecografia, per escludere la presenza di grossolani interessamenti metastatici. I vantaggi per le pazienti sono evidenti, poiché la chirurgia è ancora meno invasiva, e oltretutto diminuiscono i costi per il nostro Servizio sanitario nazionale”.