(Adnkronos) – L’uso del software Acumen Hpi con monitoraggio predittivo può contribuire a ridurre la durata e la gravità dell’ipotensione intra-operatoria nei pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca. Sono questi, in sintesi, i risultati dello studio multicentrico, prospettico e osservazionale ‘Eu-Hyprotect’ che ha arruolato 702 pazienti sottoposti a chirurgia maggiore elettiva non cardiaca in 12 centri di 5 Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito).
Come spiega una nota diffusa oggi da Edwards Lifesciences, che ha sviluppato la tecnologia, tutti i pazienti sono stati sottoposti durante l’intervento a monitoraggio della pressione arteriosa con un catetere arterioso e con il software Acumen Hpi (Hypotension Prediction Index) che fornisce ai medici informazioni sulla probabilità che un paziente sviluppi l’ipotensione. Basato su un algoritmo che calcola i dati del monitoraggio emodinamico nella gestione peri-operatoria, il sistema sfrutta l’analisi predittiva per avvisare i medici di potenziali cali di pressione prima che si verifichino. Proprio per questo, si tratta della primo studio multicentrico europeo che coinvolge una tecnologia di monitoraggio predittivo e rappresenta quindi un’ampia base di dati raccolti in modo prospettico sulla gestione dell’ipotensione nei pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca.
La durata e la gravità dell’ipotensione intra-operatoria, caratterizzata da cali critici della pressione sanguigna durante l’intervento, aumento il rischio della mortalità e delle principali complicanze post-operatorie come lesioni miocardiche e lesioni renali acute. In Europa su 2,5 milioni di pazienti sottoposti ogni anno a interventi chirurgici ad alto rischio, uno su quattro sviluppa gravi complicanze post-operatorie che, inoltre, comportano un notevole aggravio di costi per i sistemi sanitari, in quanto sono legate a riospedalizzazioni e a un aumento della morbilità.
Durante tutto il percorso del paziente in ospedale, anestesisti e intensivisti devono analizzare grandi quantità di dati per prendere decisioni critiche per la vita dei pazienti. “Evitare l’ipotensione intra-operatoria – spiega Elisabetta Cerutti, direttore Sod Anestesia e rianimazione dei trapianti e chirurgia maggiore, Azienda ospedaliero universitaria delle Marche – è un compito complesso per gli anestesisti. L’attuale trattamento dell’ipotensione è principalmente reattivo e talvolta viene iniziato solo dopo che la pressione arteriosa è già scesa al di sotto dei livelli di sicurezza”.
“Il monitoraggio emodinamico predittivo – commenta Abele Donati, dirigente medico universitario Sod clinica di Anestesia e rianimazione generale, respiratoria e del trauma maggiore, Azienda ospedaliero universitaria delle Marche – può essere un approccio promettente per permettere agli anestesisti di ridurre il numero degli episodi ipotensivi e di gestirli meglio. E’ interessante – aggiunge – indagare sulle innovazioni che possono supportare i medici nel processo decisionale clinico e potenzialmente migliorare la qualità delle cure”.
“Le conseguenze della pandemia Covid-19 – sottolinea Thomas Scheeren, Senior Director Medical Affairs Emea di Edwards Lifesciences – hanno accelerato drasticamente la necessità di soluzioni che migliorino la sicurezza e gli esiti dei pazienti, riducano la durata della degenza e aumentino l’efficienza degli ospedali. I risultati dello studio ‘Eu-Hyprotect’ – continua – sono promettenti e dimostrano la necessità di monitorare meglio l’ipotensione nel percorso peri-operatorio. Migliorare la sicurezza e gli esiti dei pazienti – conclude – è il nostro obiettivo finale e crediamo che l’uso del monitoraggio predittivo possa contribuire a raggiungere questo obiettivo”.