(Adnkronos) – Il sistema sangue e il bisogno per i malati non vanno in vacanza. Tuttavia in Italia manca il plasma, “con conseguenze pesanti per i pazienti che necessitano di farmaci salvavita”. L’allarme arriva da Massimo Marra, presidente dell’Associazione italiana pazienti neuropatie disimmuni (Cidp Italia aps), che avverte: “Le donazioni e la raccolta non sono sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale di plasma e il nostro Paese è ancora lontano dall’autosufficienza, con conseguenze pesanti per tanti pazienti che per le proprie cure necessitano di farmaci derivati dal plasma, spesso salvavita. Servono interventi a breve e lungo termine”.
Attualmente – riferisce Cidp Italia aps – l’Italia è autosufficiente solo per il 70%; il restante 30%, necessario per soddisfare appieno il fabbisogno di plasmaderivati (albumina e immunoglobuline) e garantire l’accesso alle terapie a tutti i pazienti, proviene dal mercato estero, in particolare dagli Stati Uniti. Questo comporta una competizione internazionale per aggiudicarsi il poco prodotto disponibile, oltre a un incremento dei prezzi.
Il plasma è la componente liquida del sangue, una risorsa per definizione limitata perché proviene dalla donazione volontaria e non può essere prodotta per sintesi chimica. Dal frazionamento del plasma si estraggono ad esempio tre classi di proteine che hanno valore terapeutico per i pazienti che ne hanno bisogno: immunoglobuline, albumina e fattori di coagulazione, che hanno spesso valore salvavita per i pazienti affetti da alcune patologie rare. L’attuale situazione di carenza di plasma, dunque, sta seriamente mettendo a rischio la salute di molti pazienti. Un esempio fra i tanti è quello dei pazienti affetti da neuropatie disimmuni, un gruppo di patologie rare del sistema nervoso periferico, che si curano prevalentemente con plasmaderivati, soprattutto immunoglobuline.
“La terapia a base di immunoglobuline – spiega Marra – tende a ridurre o eliminare i sintomi che possono essere motori e/o sensitivi e interessano sia le gambe sia le mani, ed è essenziale per permettere ai malati di continuare a svolgere le attività quotidiane basilari come camminare, ed essere quindi autonomi nel movimento, e afferrare oggetti senza che cadano. Nel momento in cui non si ha accesso al farmaco, o la sua disponibilità non è sufficiente per curare al meglio la patologia, si ha un aumento della disabilità e in alcuni casi si può arrivare anche alla perdita dell’autonomia nell’igiene personale”. Il presidente di Cidp Italia aps cita poi il caso dei pazienti affetti da neuropatie disimmuni che hanno necessità di continuità terapeutica. “Per ottenere il farmaco necessario a coprire il fabbisogno giornaliero di un paziente tipo di neuropatie disimmuni – rimarca – sono necessarie in media due donazioni di plasma, un numero davvero significativo se rapportato in un anno. Per un paziente di circa 70 kg, per esempio, possono essere necessarie anche 1000 donazioni di plasma all’anno”.
“E’ innegabile – riconosce Marra – che il sistema Italia, nel suo complesso, abbia dimostrato un’enorme capacità di far fronte all’emergenza Covid, resistendo molto meglio di altri Paesi. Ma la pandemia è finita e la quantità di farmaco attualmente disponibile è inferiore rispetto al periodo pre-Covid. Come associazione di pazienti, raccogliamo segnalazioni da tutta Italia che in modo generalizzato indicano riduzioni di dosaggio, aumento dell’intervallo tra una somministrazione e la successiva, passaggio a terapie alternative con minore efficacia e maggiori effetti collaterali, o addirittura un’interruzione del trattamento. Per risolvere il problema della carenza di plasma e plasmaderivati è necessario adottare concrete misure a breve e lungo termine, a cominciare dal diffondere una maggiore cultura della donazione, attraverso attività di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale”. E’ necessario inoltre “aumentare le risorse a disposizione, strutturali, umane ed economiche. Le strumentazioni nelle strutture sanitarie, il personale medico e infermieristico dedicato alle trasfusioni e prelievi, i centri di raccolta e gli orari di apertura”.
“La criticità maggiore che vediamo in questo momento come associazione – testimonia il presidente di Cidp Italia aps – è che l’autosufficienza è un obiettivo nazionale, ma la raccolta è di competenza regionale e purtroppo sono poche le Regioni che la stanno realmente incrementando. Nel frattempo, il sistema Italia è incapace di approvvigionarsi all’estero dei quantitativi necessari”, conclude Marra che auspica “in tempi rapidi una governance nazionale forte affinché tutti i pazienti che devono essere trattati con plasmaderivati abbiano pari opportunità di accesso a questi farmaci, indipendentemente dalla regione di residenza e dal centro presso cui sono in cura”.