(Adnkronos) – “Stiamo elaborando una linea guida che ha una valenza diversa, molto più importante dei congressi e delle raccomandazioni perché va a definire uno strumento che non è solo scientifico, ma anche medico legale e quindi va a supportare tutte le attività che in questi anni Aiom ha fatto nei confronti delle vaccinazioni del paziente oncologico”. Così Saverio Cinieri, presidente Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), a margine dell’evento ‘Frames – Messa a fuoco sull’Herpes zoster. Nuove prospettive di prevenzione nel paziente oncologico’, promosso da Gsk e in corso a Roma, sottolineando l’importanza dell’attività vaccinale nei pazienti oncologici.
“Fino a poco tempo fa – spiega – alcuni medici, compresi anche alcuni oncologi, erano convinti che il paziente oncologico non dovesse assumere vaccini perché immunodepresso, pensando potessero fargli del male, ma in realtà non era così: più che fargli male, potevano dare una diminuzione dell’efficacia in quanto è il paziente gravemente immunodepresso, ma quasi mai quello oncologico che può rilevare una inefficacia del vaccino, ma non un danno”.
Grazie all’innovazione in campo medico, le nuove formulazioni di vaccino garantiscono di poter vaccinare i pazienti immunodepressi, “magari nell’intervallo fra i cicli o prima di iniziare il trattamento – precisa Cinieri – se la situazione clinica lo consente, per proteggere da un danno non solo relativo ad una malattia ulteriore rispetto al cancro, ma anche relativo a una tossicità che può essere anche cronica”. In particolare, infatti, “il Fuoco di Sant’Antonio, oltre a fare male nel momento in cui si manifesta, può provocare dolore per anni o per tutta la vita – avverte lo specialista – con un dolore importante, incoercibile, e purtroppo può anche recidivare, che è il motivo per cui anche i soggetti che hanno già avuto in passato un’infezione cutanea da Herpes zoster, e non soltanto la varicella, devono e possono essere vaccinati”. E poiché l’Herpes zoster è causato da una riattivazione del virus della varicella, “tutti noi – conclude Cinieri – al 95% abbiamo avuto un incontro con quel virus che si può riaccendere in varie manifestazioni cliniche. Non nascondo l’idea che mi sono fatto: dai 60 anni in avanti dovremmo vaccinarci tutti”.