(Adnkronos) –
“Il ruolo dei vaccini” anti-Covid “è stato fondamentale e indiscutibile”. In 3 anni di pandemia, in cui siamo cambiati noi ed è cambiato Sars-CoV-2, anche la loro funzione si è evoluta. Oggi, nell’era Omicron, “i vaccini spray potrebbero essere decisivi”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute il virologo Roberto Burioni, autore con Renata Gili, medico specialista in sanità pubblica, di un articolo pubblicato sulla rivista ‘Journal of Translational Medicine’, in cui si fotografa l’evoluzione di Sars-CoV-2 con l’avvento della sua variante più longeva.
Gli esperti parlano anche dei vaccini e ribadiscono: “I dati raccolti in questi anni dimostrano senza alcun dubbio la loro grande efficacia e estrema sicurezza”. Ma con Omicron, approfondisce Burioni, professore della Facoltà di Medicina dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, “anche nel caso dei vaccini ci sono alcune differenze: prima di Omicron, infatti, l’efficacia della vaccinazione era elevata anche nell’ostacolare le infezioni e la trasmissione del contagio, efficacia che con questa variante è diminuita. Ma questo non significa che i vaccini non funzionino. Anzi: continuano a funzionare benissimo perché prevengono le forme gravi di Covid, evitando ospedalizzazioni e morti. E non mi sembra poco”.
Quello che sta succedendo è che, “analizzando tutte le caratteristiche evolutive della variante Omicron, sembra proprio che il virus stia progressivamente evolvendo verso una forma che causa infezioni sempre più localizzate per esempio al naso o alla gola”, evidenziano Burioni e Gili.
Nell’articolo si va ancora più nel dettaglio: con Omicron, spiegano gli autori, “forse entra in gioco” anche “l’assenza di IgA, necessarie per la protezione a livello delle mucose contro le infezioni virali localizzate”. Le IgA (immunoglobuline di tipo A) sono anticorpi che difendono le mucose. Lo sviluppo di vaccini da somministrare per naso e per bocca potrebbe essere una chiave contro il Sars-CoV-2 di oggi? “Certo – risponde Burioni – i vaccini spray potrebbero essere decisivi nel fornire una protezione mediata da IgA, fondamentali per la difesa contro i virus che danno infezioni ‘localizzate’, come l’influenza”.
Il mondo dopo Omicron: “Si può guardare avanti con ottimismo”
Il futuro della pandemia? “Avendo a che fare con un virus completamente nuovo, non si possono fare previsioni, se non molto azzardate. Però è vero che possiamo guardare avanti con un certo ottimismo, anche dovuto al fatto che tutte le sottovarianti attualmente circolanti” di Sars-CoV-2 “discendono sempre da Omicron e nessuna di esse riesce a prendere il sopravvento sulle altre, segno che non è ancora emersa una nuova caratteristica evolutiva veramente diversa e importante da rendere una di queste forme virali predominante”, riflettono Burioni e Gili.
L’articolo offre un’analisi che aiuta a comprendere com’è il mondo dopo Omicron. Perché questo mutante di Sars-CoV-2 ha impresso una svolta, e Burioni e Gili approfondiscono nel dettaglio cos’è cambiato. Oggi viviamo immersi in una ‘zuppa di varianti’, o ‘sciame di varianti’ – le definizioni usate nell’articolo – un fenomeno per cui nessuna delle tante ‘figlie’ di Omicron in circolazione stabilisce un predominio assoluto sull’altra. Ma i due studiosi riavvolgono il nastro di 3 anni di pandemia e raccontano come si è arrivati fino a oggi. Perché con Covid, “per la prima volta nella storia della medicina”, spiegano nell’analisi, “abbiamo potuto osservare e studiare in modo molto approfondito l’evoluzione di un nuovo virus che si diffonde attraverso una popolazione completamente immune”, e quello che succede dopo, man mano che l’immunità aumenta.
E si è visto che, di fatto, c’è un prima e un dopo Omicron: “Comparsa alla fine del 2021, nel giro di pochissimo tempo si è capito che questa variante aveva caratteristiche molto diverse rispetto a quelle che l’hanno preceduta”, approfondiscono Burioni e Gili. “E’ stato infatti dimostrato non solo che è più contagiosa (cosa che è accaduta progressivamente in tutte le varianti precedenti), ma anche che ha una grande capacità di reinfettare individui guariti e vaccinati e di sfuggire senza troppe difficoltà dalla nostra risposta immunitaria. Omicron, inoltre, entra nelle nostre cellule in modo diverso rispetto alle varianti precedenti, e preferisce infettare le cellule del naso e della gola piuttosto di quelle dei polmoni”.
Queste differenze, continuano Burioni e Gili, “si confermano anche a livello clinico: da un lato Omicron causa una patologia meno grave, dall’altro i sintomi che dà sono molto diversi. Se il sintomo tipico di una persona infettata dalla variante Delta era la perdita del gusto e dell’olfatto, con Omicron è molto più frequente che un paziente ti dica che ha un intenso mal di gola”.
Osservare questa evoluzione di Sars-CoV-2 passo passo è stato possibile perché, come si spiega nell’articolo, con “gli strumenti molecolari oggi a nostra disposizione le sequenze virali sono state analizzate e condivise a un ritmo senza precedenti, consentendo una sorveglianza quasi in tempo reale”. Nella loro analisi Gili e Burioni si pongono una domanda, fin dal titolo: Sars-CoV-2 prima e dopo Omicron, due virus diversi e due diverse malattie? “E’ una questione di nomenclatura, alla fine poco importante – rispondono in definitiva gli esperti – Però, analizzando tutte le caratteristiche evolutive della variante Omicron, effettivamente sembra proprio che il virus stia progressivamente evolvendo verso una forma che causa infezioni sempre più localizzate (per esempio al naso o alla gola), con minore coinvolgimento dell’intero organismo, come invece succedeva con Delta e con le varianti prima”.
Cosa riserva il futuro si vedrà. Ma, seguendo il suggerimento di Burioni, dal punto in cui ci troviamo adesso possiamo provare a guardare oltre l’orizzonte con la lente dell'”ottimismo”.