(Adnkronos) – E’ di nuovo boom di contagi da covid in Italia, con Rt e incidenza che continuano a crescere così come i ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive del Paese. Mentre la mappa Ecdc tinge di rosso scuro la Penisola – così come gran parte d’Europa – sono nove tra regioni e province italiane a rischio alto ad essere nel mirino. Ma c’è il rischio fondato di un nuovo lockdown per fermare la corsa del virus? A rispondere sono Pier Luigi Lopalco, Francesco Vaia, Matteo Bassetti, Fabrizio Pregliasco, Maria Rita Gismondo.
“Escludo che possa ripetersi un nuovo lockdown. Quella stagione è finita, grazie ai vaccini, perché era legata alla presenza di ondate pandemiche che di fatto bloccavano il servizio sanitario, inclusa l’assistenza per le altre patologie”, spiega all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento, in merito alla possibilità di riutilizzare lo strumento del lockdown, se necessario, dopo l’estate. Oggi sicuramente, con i tanti contagi, “l’esteso assenteismo può portare al blocco di numerose attività produttive – osserva Lopalco – Ecco perché dovrebbe essere interesse del lavoratore e del datore di lavoro cercare di limitare le occasioni di contagio. Nei luoghi di lavoro, adesso, la mascherina dovrebbero portarla tutti i lavoratori”.
“Assolutamente nessun lockdown, non bisogna tornare indietro perché le misure segnano uno spartiacque rispetto al medioevo. Misure che possono essere state utili se non indispensabili in alcuni momenti ma poi c’è stata l’innovazione scientifica, tecnologica e le terapie monoclonali. Bisogna fare alcuni interventi di struttura nei luoghi della società come ad esempio la ventilazione meccanica a partire dalle scuole, il rinnovamento dei trasporti, perché non si possono più vedere queste metropolitane e questi autobus affollatissimi. E poi l’aggiornamento del vaccino”, le parole di Vaia, direttore generale dell’Inmi Spallanzani, a margine del convegno ‘La sanità della polizia di Stato 3.0’ organizzato in occasione dei 60 anni del servizio sanitario della Polizia.
“Il rischio del ‘lockdown di fatto’ di chi si sottopone a tampone da asintomatico o poco sintomatico è evidente: abbiamo 4-5 milioni di persone potenzialmente positive” nel Paese, “tutte queste rischiano di fermarsi”. E’ un problema “non solo nel settore turistico, ma anche in altri settori: pensiamo a tutti i servizi essenziali, al settore sanitario, alle forze dell’ordine”. La paralisi di attività importanti “è evidente che è un rischio, ma ci si doveva pensare prima. E’ da tempo che si solleva il problema dei positivi asintomatici e si poteva in qualche modo risolvere. Anche su questo si è preso troppo tempo e probabilmente oggi è tardi”, sottolinearlo invece all’Adnkronos Salute Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
“L’isolamento dei positivi è un problema che sollevo da tempo – ricorda – Bisognerebbe probabilmente cambiare la regola. Un modo intelligente sarebbe utilizzare ciò che hanno fatto altri Paesi, come la Svizzera o altri: stai a casa finché hai i sintomi e poi puoi uscire mettendoti una mascherina anche prima della negativizzazione del tampone. Credo che bisognerà arrivare a gestire questa malattia infettiva molto più similmente a come già facciamo con altre malattie virali, per esempio le forme influenzali”.
Con il boom dei contagi Covid legati all’ondata estiva in corso, si assiste a un “‘lockdown di fatto’ causato dai tantissimi positivi” al virus costretti “a casa, con il rischio di bloccare l’operatività di diversi servizi, a cominciare dagli ospedali”. Tuttavia “è meglio aspettare” a rivedere le regole sulla quarantena degli infettati da Sars-CoV-2, dice all’Adnkronos Salute il virologo Pregliasco, docente UniMi e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano.
“Una riflessione per ridurre questo tipo di problema, e permettere ai positivi asintomatici di svolgere comunque le loro attività indossando la mascherina, andrà fatta”, ammette l’esperto. Ripensare all’isolamento dei positivi a Covid “credo sia una cosa da fare, ma aspettiamo la discesa di quest’onda”, precisa Pregliasco, perché adesso “il pericolo sarebbe troppo alto” per fragili e anziani non sufficientemente protetti dalle possibili complicanze di un contagio.
E’ possibile che in futuro si arrivi ancora alla necessità di lockdown per fronteggiare le fasi in cui Covid rialza la testa? “Non si sa mai, considerando che il virus dimostra di saperci fare sempre brutti scherzi, ma immagino che qualunque ipotesi di lockdown sarebbe devastante dal punto di vista dell’ordine pubblico e dell’accettazione sociale”, riflette.
Per gestire al meglio quella che sarà la convivenza lunga, forse eterna, con Sars-CoV-2, “io credo che dobbiamo pianificare una capacità di risposta basata su una serie di criteri ben definiti”, spiega all’Adnkronos Salute. “Una strategia anticipata e ben comunicata – precisa – che preveda tutta una serie di misure graduali fra le quali anche l’obbligo di mascherine o altro, o ipotesi di chiusure. Non penso proprio che si arriverà più a interventi estremi come questi, ma non si sa mai”, aggiunge l’esperto alla luce dell’imprevedibilità del nuovo coronavirus
“La paura per un ‘lockdown di fatto’ è assolutamente fondata, ma non è il virus la causa: sono le normative che in Italia tuttora obbligano all’isolamento la persona positiva” a Covid. “In molti altri Paesi questo obbligo è decaduto, vista la forma blanda di patologia” associata nella stragrande maggioranza dei casi all’infezione da Sars-CoV-2 nella fase attuale, “e quindi sarebbe il caso di fare una riflessione in questo senso anche da noi”. Dice basta alle quarantene imposte la microbiologa Maria Rita Gismondo, che all’Adnkronos Salute sottolinea come “in questo momento stiamo avendo tantissime difficoltà anche a livello sanitario, per le assenze dovute alla misura”.
Quanto all’invito alla mascherina, invocata da più parti, “l’uso della mascherina oggi è raccomandato se si è a contatto con persone fragili e con anziani over 80 – sostiene la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – perché sono loro quelli che in questo momento possono avere le forme più gravi di malattia”. Per l’esperta, “utilizzare la mascherina negli altri casi finisce per risultare addirittura controproducente – spiega – perché è giusto che il virus circoli adesso, mentre dà delle forme molto blande se non asintomatiche, così da conferire quell’immunità naturale che tanto auspichiamo e che ci preserva meglio delle vaccinazioni”.
“Non ci sono cambiamenti di natura formale nelle regole” anti covid in Italia “ma c’è una richiesta di cautela: se si sta in un posto dove ci sono tante persone è importante prendere precauzioni”, ha detto inoltre oggi il ministro della Salute Roberto Speranza rispondendo sull’ipotesi di nuove regole per frenare la nuova ondata di Covid, a margine del convegno ‘La sanità della polizia di Stato 3.0’.