(Adnkronos) – Ha un cuore italiano e fornisce ogni anno più di 10 miliardi di contenitori al mondo della farmaceutica, da 16 stabilimenti in 9 Paesi, al lavoro h24 e 7 giorni su 7. Stevanato Group viene descritta dai suoi vertici come “un’azienda nata in Italia, che resterà in Italia nelle prossime decadi, con un’attenzione ad aprire al capitale per finanziare la crescita”. Quotata dal 2021 a Wall Street, per il 4 ottobre la società ha convocato un’assemblea straordinaria degli azionisti per deliberare sull’attribuzione al Cda della delega ad aumentare il capitale sociale, fino a massimo 350 milioni di euro (emettendo azioni in una o più tranche, nel limite del 10% del numero complessivo di azioni della società attualmente esistenti).
Obiettivo mantenere l’equilibrio fra due anime: quella di “azienda storica di origini italiane” e quella di una realtà che “lavora nel contesto globale, con persone forti allineate ai nostri valori”. Il senso di quello che si discuterà il 4 ottobre è “poter avere una flessibilità per i prossimi mesi o anni, in modo da essere pronti se vogliamo fare una raccolta per ricapitalizzare l’azienda in base alle opportunità che si presentano”, chiarisce all’Adnkronos Salute Franco Stevanato, presidente di Stevanato Group. Ne è passato di tempo da quando il nonno Giovanni ha dato inizio a questa storia di imprenditoria veneta, che affonda le sue radici a Mestre e nel vetro, e oggi questa storia continua a essere scritta nel quartier generale di Piombino Dese (Padova). “Siamo nel territorio da 75 anni – ricorda – gli ultimi 50 dei quali passati a servire l’industria farmaceutica”. A inizio anni Duemila la globalizzazione dei clienti dà al gruppo stesso la spinta per diventare globale.
Sono passati oltre 20 anni da allora e c’è stata anche la quotazione del “12% dell’azienda” alla Borsa di New York, che ha permesso a Stevanato Group di fare una “raccolta approssimativamente di 700 milioni di dollari. Il 70% di questa raccolta è stata reinvestita, perché abbiamo ricevuto una domanda sempre più alta di nuovi prodotti che sono ancorati nelle siringhe, nelle carpule, nei flaconi e in device particolari”, le penne pre-riempite (“dove facciamo tutto, dal cuore in vetro alle parti in plastica che assembliamo con nostra tecnologia”). Acquisizioni “in questo momento non sono in programma – dice Stevanato – perché siamo molto focalizzati sul far partire due nuovi impianti, a Indianapolis (Usa) e il nuovo modulo a Cisterna (Latina). Oggi stiamo schiacciando l’acceleratore sulla costruzione di capacità produttiva di high value product, un’esigenza trainata dalla domanda del mercato. E questi sono investimenti molto importanti dal punto di vista del capitale. Stiamo accelerando anche sulla ricerca e sviluppo”. Solo dietro alle penne pre-riempite, per dare un’idea, si nasconde un mondo, che va dall’insulina ai farmaci del momento: gli analoghi del Glp-1, antidiabetici usati anche per la perdita del peso (semaglutide e gli altri).
Il gruppo ha avuto nel 2022 ricavi in crescita del 17% a 983,7 milioni di euro e prevede per il 2023 ricavi compresi tra 1,085 e 1,115 miliardi di euro. Un’altra parola chiave per la crescita di Stevanato è stata: mRna, campo in sviluppo da anni, conosciuto dal grande pubblico sull’onda dei vaccini Covid e in rampa di lancio verso più direzioni scientifiche che vanno oltre Sars-CoV-2. Per chi lavora con questa piattaforma il gruppo ha sviluppato una tecnologia che risponde ad alcune particolari esigenze, da un sistema di siliconatura speciale alla necessità di garantire un processo – quello dell’mRna – che subisce grossi sbalzi di temperatura.
“I nostri clienti sono nel settore vaccini, antitumorali, biotecnologie, diabete, eparina, Glp-1”, elenca Stevanato. “Noi – prosegue – abbiamo cercato di diversificare il rischio, di essere presenti in Europa, Asia, Usa e in ogni area terapeutica in modo da compensare ogni ‘up’ e ‘down’. Con mRna, Glp-1, anticorpi monoclonali e biosimilari abbiamo dei buoni venti in poppa che ci fanno crescere”.
Se si guarda la fotografia di agosto-settembre 2023, spiega Franco Stevanato, “abbiamo il nuovo stabilimento di Latina in avviamento, inizierà a produrre a fine anno. Quello più grosso di Indianapolis”, investimento messo in campo al 2026 pari 500 milioni di dollari, “sta facendo le validazioni e ricevendo le visite dei clienti e da gennaio inizierà a produrre. Stiamo dando esecuzione alla nostra visione a dieci anni”. I driver che hanno guidato e guidano la crescita del gruppo? “Ricerca e sviluppo, globalizzazione e acquisizioni mirate in Germania, Danimarca, California, di competenze che non avevamo all’interno del gruppo, in particolare nel settore della plastica di alta precisione o dell’ingegneria avanzata”, elenca Stevanato.
“Abbiamo lavorato molto sulla ricerca e sviluppo – spiega – per spostarci dall’essere puri terzisti ad avere sempre più prodotti in portafoglio con nostra proprietà intellettuale. Oggi abbiamo un centro di ricerca qui” a Piombino Dese, “e uno a Boston. Ci sono diverse migliaia di molecole in fase 1, 2 o 3 di sviluppo, a cui lavorano case farmaceutiche o centri di ricerca e università. Noi entriamo in contatto con queste realtà per sviluppare prodotti in vetro, plastica o di ingegneria avanzata e diventare da subito partner di scelta”.
Quello che è successo negli ultimi anni è che “il settore farmaceutico cresce tra il 6 e l’8% e ci sono dei driver a livello mondiale che sono molto forti – osserva il presidente Stevanato – Sul fronte malattie croniche stiamo sviluppando delle piattaforme evolute per i drug delivery system o i wearable device che fanno il lento rilascio del medicinale”. Poi c’è “la tendenza della casa farmaceutica a dare in outsourcing a fornitori o partner come Stevanato pezzi della loro catena produttiva: lavaggio, siliconatura, tutto il pre-assemblaggio. E quindi noi abbiamo attrezzato tutti i nostri centri produttivi per questo. Questo è stato piaciuto al mercato, dal cliente dalla grande azienda del settore ‘biologics’ americana all’azienda di biosimilari in Asia”.
La parte importante di fatturato è ovviamente “quella dei prodotti”, le soluzioni biofarmaceutiche e diagnostiche hanno rappresentato nel 2022 circa l’80% dei ricavi, “ma l’ingegneria è un asse strategico – assicura il presidente di Stevanato Group – Un nostro punto di forza è che noi forniamo il prodotto, il quale viene anche processato con le nostre macchine ed entriamo nell’intimità più completa di quella che è la supply chain dell’azienda per i prodotti iniettabili. Nei 5-10 anni futuri continueremo a lavorare su questo, rinforzando sempre di più i nostri processi, per diventare partner olistico della casa farmaceutica. Le nostre aspettative? Sono di mantenere una crescita organica compresa nel range tra singola cifra alta o doppia cifra bassa”.