(Adnkronos) – “Il tumore al polmone è un big killer che ogni anno in Italia provoca 40mila morti. Si fanno molti passi in avanti in oncologia, ma quelli per il carcinoma polmonare sono sempre i più lenti. La buona notizia è che farmaci come tepotinib, da assumere per via orale una volta al giorno, sono in grado di aumentare la sopravvivenza dei pazienti con cancro polmonare avanzato non a piccole cellule”. Così all’Adnkronos Salute Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto europeo di oncologia di Milano e Presidente Aiot (Associazione italiana oncologia toracica), a margine della conferenza stampa “Cancro al polmone: un’altra promessa mantenuta”, promossa oggi da Merck Italia a Roma per il lancio in Italia di tepotinib, terapia orale in singola somministrazione giornaliera per pazienti adulti con tumore al polmone non a piccole cellule in stadio avanzato.
“Quella al polmone è una neoplasia molto dipendente dal fumo di sigaretta, il fumo è il fattore di rischio principale nel 90% dei casi – sottolinea l’oncologo – Oggi sono circa 12 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 24% della popolazione, ma ci sono anche tutti gli ex tabagisti che hanno fumato negli anni precedenti”. Per de Marinis “oggi la chemioterapia tradizionale, che non riduce significativamente il rischio di recidive, non rappresenta l’unica possibilità”.
Da “circa dieci anni – ricorda – l’immunoterapia (da sola o in combinazione con la chemioterapia) e le terapie a bersaglio molecolare su geni alterati sono diventati strumenti fondamentali nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule metastatico. Tra i farmaci a bersaglio molecolare, tepotinib consente di disegnare un nuovo percorso terapeutico mirato per i pazienti con alterazioni genetiche METex14, che sono particolarmente difficili da trattare e con una prognosi sfavorevole. Tutto ciò massimizzando il beneficio clinico, a fronte di un profilo di sicurezza gestibile”. Farmaci come “tepotinib sono in grado di bloccare, inibire e distruggere il gene alterato – assicura – e aumentare la sopravvivenza dei pazienti. Oggi studiamo i bersagli che vogliamo identificare e poi utilizziamo la tecnica migliore”.
“Questo inibitore orale – conclude l’esperto – è una piccola molecola che blocca un meccanismo che il gene mette in atto per far crescere il tumore. La presenza di un gene alterato è un fattore negativo per il paziente perché dal punto di vista della prognosi rende un tumore peggiore. Stiamo parlando di pazienti che alla diagnosi di adenocarcinoma ricevono un trattamento di chemioterapia di prima linea. Quando questo trattamento finisce di funzionare e la malattia aumenta la presenza del gene Met, che sarebbe stato meglio identificare all’inizio, tepotinib per via orale (una compressa al giorno) ha la possibilità di bloccare la malattia per un anno, di ridurre le dimensioni di circa il 45% e di raddoppiare la sopravvivenza di questi pazienti”.