(Adnkronos) – “Alla fine di questa edizione di Dragon Boat, che ci ha visto veramente” pagaiare “dal Nord al Sud Italia, abbiamo riconfermato quello che l’anno scorso è stato il primo successo dato dalla sinergia tra aspetti tecnici, clinici e sportivi” con la prevenzione primaria degli “screening cardiologici”. Questa iniziativa “ha valore a tutto tondo. E’ interessante dal lato umano e sportivo” e ricorda l’importanza “di uno stile di vita sano, che è alla base della salute”. Così Antonio De Lucia, presidente federazione italiana Dragon Boat alla quarta e ultima tappa di CardioBreast DragonBoat Festival 2023, iniziativa per ribadire l’importanza della prevenzione cardiovascolare primaria attraverso i controlli periodici, e per mostrare i benefici di uno sport per tutti, come il Dragon Boat, anche sulle donne operate di tumore al seno.
Dopo Lazio, Veneto, Toscana, si è conclusa sabato 14 ottobre, in Puglia, l’iniziativa promossa dall’Istituto nazionale ricerche cardiovascolari (Inrc) e realizzata grazie alla collaborazione della Federazione italiana Dragon Boat, la partecipazione della Fondazione italiana per il cuore (Fipc) e Onco Beauty Onlus, il patrocinio dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos) e della Lilt, e il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo Italia. “Non potevamo mancare – spiega Giovanni Gorgoni, direttore generale Agenzia strategica regionale per la salute e il sociale (Aress) Puglia – anche per il ruolo che Aress svolge nel coordinamento della rete oncologica. Quando c’è il dramma di un tumore, la prima sensazione di tutti i pazienti è che il corpo sia un nemico. L’attività sportiva all’aria aperta consente di dire che il corpo non ti abbandona e che rimane il tuo migliore alleato. Ci sono poi i controlli cardiologici – continua Gorgoni – Di solito le terapie oncologiche lasciano degli strascichi sul cuore. La lungo-sopravvivenza, che fortunatamente sta diventando sempre più attuale, necessita di approcci clinici mirati per chi ha avuto una diagnosi oncologica”.
Per celebrare l’ottobre rosa e le possibilità di rinascita dopo la malattia, nell’ultima tappa, tre squadre composte da donne operate di cancro al seno (Donna Più-Lilt Latina, Breast Cure Unit del Policlinico di Bari e Dragon Light Marton Bari) si sono sfidate amichevolmente sulle acque del Waterfront San Girolamo, Lungomare IX maggio del capoluogo pugliese. Al termine dell’esibizione, le ‘Breast Cancer Paddlers’ hanno condiviso le loro esperienze di vita e sportive, mentre, grazie al camper messo a disposizione dall’Inrc, i presenti hanno effettuato screening cardiologici gratuiti. “Una piacevole occasione per sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione a 360 gradi – sottolinea Tiziana Perenzan, responsabile ambulatoriale cardiologia Asl Bari – Nella nostra postazione facciamo valutazioni ecografiche e di assetto lipidico a uomini e donne perché insieme dobbiamo occuparci della salute con controlli non pressanti, ma regolari” così “gli operatori della salute possono aiutare le persone in un percorso più semplice e più lineare nell’evitare l’insorgenza di malattie e disturbi. La prevenzione cardiovascolare e del tumore è nel quadro di un occuparsi della propria salute a 360 gradi, tutti insieme, uomini e donne”.
Soddisfatta dell’iniziativa anche Stefania Stucci, medico oncologo, Policlinico universitario di Bari. “Siamo riuscite a partecipare con le ‘nostre donne’ – afferma – anche con chi non ha mai praticato questo sport perché pagaiare insieme, andare tutte nella stessa direzione, una accanto all’altra ci ricorda che siamo insieme a vincere la battaglia contro il tumore al seno”.
Serve “assolutamente – aggiunge Adele Lillo, responsabile ambulatoriale cardiologia Asl Bari – potenziare la conoscenza e la consapevolezza delle malattie cardiovascolari nelle donne. E’ poco noto, ma queste sono la causa principale di mortalità a livello globale. Nel 2019 a 275 milioni di donne nel mondo è stata riconosciuta una malattia cardiovascolare e 9 milioni sono decedute per questa causa. Come referente nazionale del mio gruppo di studio delle malattie cardiovascolari di genere di Arca (Associazione regionale dei cardiologi ambulatoriali) promuoviamo diverse campagne informative per i colleghi e i professionisti sanitari con una serie di iniziative e con sessioni di medicina di genere nei diversi congressi. Siamo inoltre in collegamento con il dipartimento di genere dell’Istituto superiore di sanità per il potenziamento di queste campagne di formazione. Quest’anno – ricorda la cardiologa – pubblicheremo i dati di una survey nazionale su 5.600 donne che ha dimostrato come, a tutt’oggi, la consapevolezza delle donne sul rischio cardiovascolare sia molto basso: solo il 13% del campione infatti ritiene che la malattia cardiovascolare sia la prima causa di mortalità. Questo dato, in linea con quello internazionale, ci fa capire che siamo nella strada giusta per migliorare questa consapevolezza”.