(Adnkronos) – Le piastrine sono un tipo di cellula del sangue che allerta il sistema immunitario in presenza di una ferita e aiuta la coagulazione. Ora si scopre che il fattore piastrinico 4 (Pf4) è anche un potenziatore cognitivo. Fra i diversi studi internazionali recenti, indagini e riscontri effettuati dalla Fondazione Artemisia, ente non profit della Rete di centri clinici e diagnostici Artemisia Lab, hanno evidenziato che “tale proteina rinvigorisce il sistema immunitario diminuendo tutti i fattori pro-invecchiamento e contrastando l’infiammazione, portando così al cervello più plasticità e maggiore lucidità e capacità cognitiva”, spiega la stessa Fondazione in una nota. Un vero e proprio elisir antinvecchiamento.
In particolare, alla luce di attività svolte in vari Paesi, Marcello Faggioli, specialista in Endocrinologia e malattie del ricambio, ozonoterapeuta, responsabile dell’area di ricerca di settore di Artemisia Lab, sostiene che “il soggetto che riceve una grande auto emo-infusione ozonizzata seguita da una paet, cioè un’iniezione di piccola quantità di sangue intramuscolo, ottiene un apporto di Pf4 enorme tale da indurre un effetto riparatore delle strutture in via di degenerazione e produrre un miglioramento della circolazione – neoangiogenesi – provocando effetti benefici sulla memoria a lungo e medio termine sia nella Sma (atrofia muscolare spinale) sia nell’invecchiamento naturale e precoce. Inoltre, riduce i tempi di recupero della fatica dopo attività sportiva e fisica e riduce gli effetti dannosi di chemio e radioterapia”.
“In ultima analisi – continua – possiamo dire che migliora la cenestesi (sensazione generale relativa ai visceri interni e alla loro attività vegetativa) e riequilibra il sistema redox dello stress ossidativo”.
“Alla Fondazione Artemisia di Roma da qualche mese stiamo affrontando alcune patologie, come la fibromialgia, il long Covid e le patologie oncologiche. Immensa la soddisfazione per i miglioramenti decisivi e a lungo termine per la fibromialgia. Rinascita, non è esagerazione, nel long Covid – rimarca Faggioli – vi assicuro, assistere a questa rinascita è qualcosa non solo di gratificante, ma molto di più: è dare un senso alla professione medica. La terapia consiste nella grande auto emo-infusione di una quantità di 100-150 cc di sangue ozonizzato e reinfuso; alla fine della infusione si utilizza un cocktail di glutatione, vitamine b e c, carnitene, coenzyme, galium, bioarginina, nac, e successivamente si preleva una piccola quantità di sangue ozonizzato ed iniettato per via intramuscolare. Tutto questo è possibile grazie alla sensibilità della presidente della Fondazione Artemisia, Mariastella Giorlandino”.
Faggioli si sofferma sull’ozonoterapia come cura di supporto nelle malattie oncologiche. “L’ozonoterapia è una risorsa fondamentale in medicina e numerosi studi recenti supportano il suo utilizzo anche come adiuvante nella cura delle malattie oncologiche. L’ozonoterapia – sottolinea – è una terapia che utilizza come agente terapeutico una miscela di gas naturale medicale, l’ozono appunto, miscelato in piccole percentuali con ossigeno medicale”.
Gli effetti biologici dell’ozono sono molteplici. “Tre i meccanismi fondamentali: l’ossigenazione – elenca – l’ozono migliora la capacità del sangue di apportare ossigeno ai tessuti. Ne consegue una riattivazione del microcircolo e dell’ossigenazione periferica. L’antiossidazione: l’ozono, di per sé ossidante, stimola potentemente la riattivazione dei sistemi difensivi enzimatici antiossidanti dell’organismo, quelli che devono difenderlo dalle aggressioni tossiche e dai processi ossidativi dell’invecchiamento. Questo spiega la sua efficacia in tutte quelle patologie croniche in cui è coinvolto lo stress ossidativo. E poi la disinfezione: è un potentissimo agente verso batteri, funghi, virus, parassiti. Praticamente nessun microorganismo resiste all’azione ossidante dell’ozono, tanto ampiamente utilizzato per la depurazione delle acque”.
“Sono numerose le patologie che vengono trattate con l’ozonoterapia e si è dimostrato un efficace e valido adiuvante, quindi complementare alle terapie ufficiali, durante il trattamento di chemioterapia e radioterapia. Riduce in maniera esponenziale gli effetti indesiderati e collaterali prodotti dal trattamento di chemioterapia – prosegue Faggioli – In ambito oncologico è stato dimostrato che la carenza di ossigeno crea un ambiente acido, terreno fertile per il tumore, bloccando anche le difese immunitarie. L’ozono aumenta le difese immunitarie aumentando l’ossigeno e creando un ambiente alcalino, che blocca la crescita del tumore. L’ossigeno-ozono terapia può essere associata al protocollo standard ufficiale, poiché potenzia gli effetti della chemioterapia e ne riduce gli effetti collaterali. L’ozono non è un farmaco, quindi non induce i fenomeni di adattamento o di assuefazione tipici delle terapie farmacologiche. Anzi – conclude – l’effetto terapeutico si somma nel tempo. Infine l’ozonoterapia è compatibile con qualunque altra terapia”.