(Adnkronos) – Erogazione delle cure basate sull’innovazione digitale, più efficienti, vicini al paziente e sostenibili. Questa la strada che i leader italiani della sanità indicano come nuovi paradigmi di erogazione delle cure nel Future Health Index 2023, il più grande studio nel suo genere sul settore a livello mondiale, condotto da Philips, leader globale nell’Health technology, in 14 Paesi, tra cui l’Italia, che analizza prospettive e priorità, attuali e future, per i leader della sanità e i professionisti sanitari più giovani.
Il report – spiega una nota diffusa oggi – segnala una crescita della fiducia nell’intelligenza artificiale (Ia). Tre leader su 4 (74%) stanno attualmente investendo in Ia, più della media globale (59%), a supporto della diagnostica e per ottimizzare l’efficienza operativa. Allo stesso tempo, si sta cercando di estendere sempre più l’assistenza al di fuori dell’ospedale. Più della metà degli intervistati sostiene che le proprie strutture stanno già fornendo cure a lungo termine (66%), d’emergenza (51%) e per la riabilitazione fisica (59%) al di fuori della sede ospedaliera centrale. Anche per questo, partnership e collaborazioni con organizzazioni esterne sono considerate sempre più fondamentali: quasi un terzo (30%) dei leader della sanità italiani e un quarto (24%) dei professionisti sanitari più giovani afferma di lavorare attualmente con aziende del settore Health Technology e, grazie alle partnership il 29% intende implementare le proprie iniziative di sostenibilità ambientale.
“Il Future Health Index 2023 – afferma Andrea Celli, General Manager Philips Italia, Israele e Grecia – offre indicazioni interessanti su come sarà il futuro dell’assistenza sanitaria, sempre più integrata e connessa, con punti di accesso distribuiti sul territorio, al di fuori dell’ospedale. Ed evidenzia – aggiunge – il ruolo centrale dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale per creare un’assistenza più efficiente dal punto di vista dei costi e dei risultati clinici. Il Pnrr rappresenta un’occasione straordinaria per realizzare i nuovi modelli di erogazione delle cure che si stanno delineando, ma gli investimenti previsti da soli non bastano. E’ necessario – sottolinea Celli – uno sforzo a livello di sistema, per mettere a fattor comune competenze e know-how diversi e complementari, progettualità e visione strategica. Solo così si può attuare quel processo di digitalizzazione indispensabile affinché il sistema sanitario possa diventare più efficiente e in linea con le nuove aspettative di pazienti e operatori sanitari”.
La grandissima maggioranza dei leader della sanità in Italia (86%) afferma di trovarsi, attualmente, di fronte a pressioni finanziarie e il 64% sta agendo attivamente per affrontare queste sfide, concentrandosi in particolare sull’efficienza. In questo contesto, il report registra una fiducia molto alta nell’intelligenza artificiale, 3 su 4 stanno investendoci, in linea con la media europea (77%) e al disopra di quella globale (59%), ma nei prossimi 3 anni la prospettiva di investimento (95%) supererà addirittura quella europea (90%) e globale (83%) per ottimizzare l’efficienza operativa (45%), automatizzare la documentazione, programmare appuntamenti e attività, migliorare il flusso di lavoro. In ambito clinico, il 42% più giovane del campione concorda nel ritenere l’Ia una tecnologia utile a integrare la diagnostica e che avrà il maggiore impatto sull’assistenza ai pazienti.
Per sfruttare appieno il potenziale dell’innovazione digitale e garantire il successo dei nuovi modelli di erogazione delle cure, il Future Health Index 2023 segnala tuttavia alcune barriere da superare. In primis, l’interoperabilità dei dati (per il 25% dei leader italiani della sanità, rispetto al 19% dei colleghi europei e al 17% a livello globale) e lo scambio di un flusso più fluido di informazioni tra le strutture sanitarie (per il 23% dei leader della sanità e dal 20% dei professionisti sanitari più giovani). La totalità del campione considera le collaborazioni con una serie di organizzazioni esterne fondamentali. In particolare – si legge nella nota – quasi un terzo (30%) degli intervistati e un quarto (24%) dei collegi più giovani afferma di lavorare attualmente con aziende del settore Health Technology, e prevede di farlo anche nei prossimi 3 anni, a conferma del valore delle partnership nel lungo periodo. I progetti con le aziende che forniscono tecnologie sanitarie contribuiscono ad aumentare know-how, risorse e strategie all’interno delle strutture e circa uno su tre ha intenzione di collaborare con aziende Ia o data provider nei prossimi tre anni. Nello stesso intervallo di tempo, il 34% vorrebbe inoltre che il proprio ospedale o struttura sanitaria collaborasse con centri di medicina d’urgenza. Un dato di gran lunga superiore alla media globale (20%) e in linea con la media europea (29%).
Oltre a migliorare l’efficienza, i risultati clinici e le esperienze per i pazienti, più della metà dei leader della sanità (51%) e dei professionisti più giovani (57%) ritiene che i nuovi modelli di erogazione dell’assistenza avranno un impatto positivo per l’ambiente. Per realizzare una strategia efficace sulla sostenibilità, 3 su 10 ritengono importante consultare una terza parte, assumere più personale con competenze specialistiche, creare business case, fissare obiettivi chiari e ambiziosi e misurarne i progressi. “Il piano italiano di ripresa e resilienza – sottolinea Celli – prevede un focus centrale sulla transizione verde, con la riduzione degli sprechi e il miglioramento dell’efficienza energetica. Promuovere un approccio all’economia circolare, privilegiare l’aggiornamento e la manutenzione predittiva delle grandi apparecchiature, in modo da ridurre i consumi e ad aumentare le performance, è un passo importante in questa direzione. E le aziende health tech, con le loro innovazioni – conclude – hanno un ruolo chiave nell’aiutare il settore a migliorare su più fronti la sua impronta ecologica, come emerge dal Future Health Index”.