(Adnkronos) – “Il segreto del centenari? Il Dna pesa al 35%, poi, l’alimentazione e la fortuna”. Così all’Adnkronos Salute Nicola Ferrara, già presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) e docente all’università Federico II di Napoli, commenta quanto emerge dal report dell’Istat sugli ‘Indicatori demografici 2022’: il numero stimato di ultracentenari (100 anni di età e più) raggiunge nel 2022 il suo più alto livello storico, sfiorando la soglia delle 22mila unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente.
“La coorte de centenari in Italia è quella che in proporzione è cresciuta di più e continuerà a farlo anche nei prossimi anni. Prima era un evento rarissimo avere un over 90-100 nel proprio palazzo o rione, oggi è molto più facile. Il segreto? Ci sono vari elementi: la genetica ha una valore che si stima arrivi al 35%, poi ci sono l’alimentazione, lo stile di vita e decisamente anche molta fortuna nel non ammalarsi o nel rispondere bene alle patologie. Sono le donne a superare meglio i 100 anni, con un rapporto di 4 a 1 con gli uomini. Tranne in alcune comunità come l’Ogliastra in Sardegna, dove il rapporto è 1 a 1”.
Ma ci sono elementi comuni tra i centenari? “Se mettiamo in fila le comunità che hanno un gran numero di over 100 – risponde il geriatra – emerge che spesso vivono in ambienti non stressanti, hanno una dieta che privilegia i vegetali rispetto alle proteine animali e sono circondati da legami sociali molto stabili. C’è un filone di studi su queste comunità che cerca dei marcatori o degli elementi che selezionano queste persone. E l’Italia è uno dei Paesi leader in questo senso. Tuttavia, bisogna capire che quando la coorte dei centenari aumenterà il nostro Servizio sanitario nazionale dovrà affrontare il tema socio-sanitario di come aiutarli e assisterli”, perché “oggi la medicina basata sull’evidenza non ha dentro i centenari”.
Una delle sfide, e suggestioni, della ricerca in medicina è arrivare a portare l’uomo a vivere 120 anni. “La signora francese Jeanne Louise Calment, che visse fino a 122 anni, rispondeva a chi le chiedeva del suo segreto che aveva smesso di fumare pochi anni prima”, ricorda Ferrara per ribadire l’imprevedibilità della longevità. “Di certo – sottolinea – viveva in una piccola comunità, lontana dalla vita stressante della grande città, dove c’erano relazioni e socialità, elementi che oggi sono sempre più difficili da trovare”.