(Adnkronos) – n Italia dal 2012 si registra un calo delle diagnosi di Hiv, nel 2021 sono state 1.770, ma restano ancora numerose le diagnosi tardive, con il 63% delle persone che scopre di essere affetta da Hiv quando ha già una malattia conclamata, provocando maggiori difficoltà nell’avvio delle terapie. Da questo quadro nascono le proposte frutto della collaborazione tra istituzioni, Istituto superiore di Sanità (Iss), società scientifiche, associazioni della Community dei pazienti. In particolare nuovi modelli con test effettuabili anche in Pronto Soccorso.
“I test si possono fare in maniera gratuita e anonima in ospedali, centri specializzati, consultori, ma anche in farmacia e nei check-point. Un altro modo per facilitare l’accesso al test riguarda i luoghi di primo accesso, come i Pronto soccorso e i medici di medicina generale, che possono indagare eventuali comportamenti a rischio dei pazienti”, sottolinea Stefano Vella, presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids. Le nuove proposte partono dal convegno scientifico “Hiv Testing & Linkage to care: esperienza di collaborazione tra Malattie infettive e Pronto Soccorso”, organizzato con il contributo non condizionante di Gilead Sciences, oggi a Roma.
“L’avvio dei trattamenti non può prescindere da un ampliamento dei test nella popolazione – evidenzia Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit)- . La Simit è impegnata in diverse collaborazioni con altri specialisti di riferimento, come gli urgentisti della Simeu e i medici di medicina generale della Simg. Obiettivo comune per tutti è riuscire a sfruttare ogni occasione per effettuare il test Hiv in ogni momento utile, dall’accesso al Pronto Soccorso alle visite ambulatoriali, fino a quelle situazioni che possano far sospettare la presenza del virus. Al Policlinico Umberto I di Roma, ad esempio, abbiamo avviato dei progetti finalizzati a testare i pazienti al Pronto soccorso e in tutte le situazioni in cui possono esserci eventi sentinella che facciano pensare all’infezione da Hiv. Con questo metodo sono già stati ottenuti importanti risultati, identificando persone affette dal virus e non consapevoli della loro positività: questo ci ha permesso di iniziare precocemente la terapia antiretrovirale, che evita alla malattia di progredire e permette a queste persone di non trasmettere l’infezione”.