(Adnkronos) – Il 77% degli italiani considera l’omeopatia “complementare alla medicina convenzionale. Nel caso di una malattia cronica il paziente ha già diagnosi e terapia, ma si rivolge all’omeopata per avere un aiuto, per un ulteriore beneficio clinico”. Lo afferma Bruno Galeazzi, medico internista presidente Fiamo (Federazione italiana associazioni e omeopati italiani), commentando i risultati del sondaggio ‘Omeopatia: conoscenza e utilizzo in Italia’, condotta a ottobre 2022 per Boiron da Harris Interactive e presentata oggi nel corso di un evento online.
“Gli italiani si fidano della risorsa terapeutica e dei medici omeopati – continua Galeazzi – Il 66% che si fida, lo collego al 57% di chi l’ha usata con un grado di soddisfazione dell’81%. Sembra quindi che l’omeopatia goda di una buona reputazione. Interessante il dato che sia percepita complementare per quasi 8 su 10. Mentre la medicina convenzionale ha una capacità di precisione diagnostica e terapeutica importante sulla ‘macchina corpo’, l’approccio dell’omeopata rimette insieme la storia emozionale e gli eventi significativi della storia del paziente, con una visione olistica della salute che offre un’ulteriore possibilità terapeutica. Nella mia esperienza di omeopata si vede chiaramente – e molti studi lo confermano – come il corpo sia un luogo dove raccontiamo una storia, il vissuto, la storia familiare e la genetica, l’ambiente. Se lo teniamo in considerazione, aggiungiamo possibilità terapeutiche e un beneficio del paziente, in questa complementarietà”.
E’ in corso un cambiamento anche nel linguaggio. “In passato, negli anni ’90, si parlava di medicina alternativa – ricorda il presidente di Fiamo – Si è passati alla complementare e ora l’Organizzazione mondiale della sanità parla di integrativa. Il nostro auspicio è un passaggio ulteriore: considerare la medicina come un unico grande sistema che include varie discipline, a disposizione del medico che deve agire con prudenza esponendo a minori rischi possibili. L’interazione rispettosa ed efficace tra specialisti di discipline diverse dovrebbe essere all’ordine del giorno e il paziente è già orientato a questo. All’omeopata chiede cosa fare di aggiuntivo”.