(Adnkronos) – Via libera Ue al primo anticorpo bispecifico mirato alla forma più cattiva di linfoma. Roche annuncia che la Commissione europea ha concesso l’Autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per glofitamab (Columvi*) nel trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) recidivante o refrattario (R/R) dopo due o più linee di terapia sistemica. “Grazie a questa approvazione – sottolinea il gruppo svizzero – glofitamab diventa il primo anticorpo bispecifico CD20xCD3 attivante i linfociti T disponibile per il trattamento di pazienti europei con la forma più comune e aggressiva di linfoma in seguito a due o più linee terapeutiche”.
“Glofitamab – evidenzia Roche – ha il potenziale per cambiare l’attuale standard di cura nel Dlbcl. Oltre a indurre risposte complete precoci e durature nei pazienti fortemente pretrattati o refrattari, è stato progettato per essere somministrato per un periodo di tempo fisso, in modo che i pazienti possano sapere quando terminerà il trattamento e avere un periodo di tempo liberi dal trattamento”. Si tratta di “una terapia chemio-free e pronta all’uso, differentemente da altre opzioni che prevedono tempi di preparazione più lunghi, prelievo e manipolazione cellulare prima di iniziare il trattamento, e questo potrebbe rivelarsi particolarmente importante per i pazienti ad alto rischio di progressione della malattia”.
Ogni anno in Europa circa 36mila persone ricevono una diagnosi di Dlbcl, spiega una nota. Mentre molti pazienti con Dlbcl rispondono al trattamento iniziale, 4 su 10 non traggono alcun beneficio dall’attuale standard di cura – il trattamento di prima linea – e la maggior parte dei pazienti che richiedono linee di terapia successive ottiene esiti scarsi. “Siamo certi che glofitamab migliorerà significativamente l’esperienza di trattamento per il linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario, grazie agli importanti dati di efficacia emersi dallo studio registrativo, alla sua pronta disponibilità e al regime a durata fissa”, afferma Federico Pantellini, Medical Affairs Lead Roche Italia. “In Roche – ricorda – ci impegniamo da lungo tempo nel campo dell’oncoematologia. Negli ultimi anni, in particolare, ci stiamo fortemente dedicando allo sviluppo di anticorpi bispecifici attivanti i linfociti T al fine di sviluppare approcci terapeutici all’avanguardia che possano portare risultati clinici e organizzativi rilevanti per i pazienti. Non possiamo che essere lieti per la notizia dell’approvazione di glofitamab come primo trattamento approvato in questo ambito per i pazienti europei”.
“I pazienti affetti da Dlbcl pesantemente pretrattati o refrattari avevano purtroppo poche alternative terapeutiche – rimarca Paolo Corradini, professore ordinario di Ematologia all’università degli Studi di Milano e direttore della Divisione di Ematologia della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano, che ha partecipato allo studio registrativo di glofitamab e ha trattato già diversi pazienti nell’ambito dell’uso compassionevole attivo in Italia – Negli ultimi anni il panorama terapeutico si è arricchito di terapie efficaci, come ad esempio le Car-T e ora, con l’approvazione di glofitamab, avremo un’ulteriore svolta significativa nel trattamento di questi pazienti. I dati attualmente a disposizione suggeriscono come glofitamab riesca a indurre una percentuale consistente di risposte di lunga durata, anche in coloro che hanno in precedenza fallito una terapia a base di Car-T cells, rappresentando quindi una valida terapia di salvataggio”.
“Grazie alla partecipazione nello studio di fase 1/2 NP30179 – riferisce Carmelo Carlo-Stella, professore ordinario di Ematologia presso Humanitas University – ho avuto la possibilità di osservare in prima persona le risposte precoci, rapide e durature che glofitamab è in grado di indurre nei pazienti con Dlbcl fortemente pretrattati e refrattari ai trattamenti precedenti. Con questa approvazione i pazienti europei con Dlbcl trattati con almeno due precedenti linee di terapia avranno una nuova opzione terapeutica per la quale è facile prevedere un impatto clinico significativo, potenzialmente curativo in un buon numero di pazienti. Grazie alla sua efficacia e al regime di trattamento di breve durata, glofitamab usato come agente singolo contribuirà ad alleviare alcuni dei carichi fisici ed emotivi causati dalle terapie citotossiche e a migliorare la qualità di vita dei pazienti”.
“L’approvazione di questa terapia innovativa, insieme a tutte le novità scientifiche, rappresenta per i pazienti ematologici un’importante opportunità di cura, capace di migliorare la loro aspettativa e qualità di vita”, commenta Pino Toro, presidente nazionale di Ail, Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, che “con le sue 83 sezioni provinciali distribuite su tutto il territorio nazionale lavora per supportare i pazienti ematologici e le loro famiglie accompagnandoli in tutte le fasi del percorso di cura, dalla diagnosi alla terapia”. Ail inoltre “supporta la ricerca scientifica – aggiunge Toro – e favorisce il progresso della conoscenza fornendo informazioni su tutte le patologie onco-ematologiche, organizza seminari e momenti di confronto tra pazienti e medici, e attiva numerosi servizi che possano aiutarli nell’affrontare quotidianamente la malattia. Ail, da oltre 50 anni, si propone di migliorare la qualità di vita dei malati e di sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro i tumori del sangue”.
L’ok Ue a glofitamab – dettaglia la nota – si basa sui risultati positivi dello studio registrativo di fase 1/2 NP30179, in cui il farmaco ha indotto risposte veloci, precoci e durature nelle persone con Dlbcl R/R. Complessivamente, l’83,3% dei pazienti era refrattario alla terapia più recente, il 90% era refrattario a qualsiasi precedente linea di terapia e il 35,2% aveva ricevuto una precedente terapia cellulare con Car-T. I risultati hanno dimostrato che l’anticorpo, somministrato in 12 cicli da 21 giorni, ha indotto una risposta completa (Cr) nel 35,2% dei pazienti – oltre un terzo – e che il 50% ha ottenuto una risposta completa o parziale. Tra chi ha ottenuto una risposta completa, il 74,6% l’ha mantenuta a 12 mesi e la durata mediana della risposta completa non è stata raggiunta. Il tempo mediano per ottenere una la risposta completa è stato di 42 giorni. Gli eventi avversi più comuni sono stati sindrome da rilascio di citochine (Crs, 64,3%), neutropenia ossia riduzione dei globuli bianchi (37,7%), anemia (30,5%) e trombocitopenia cioè riduzione della conta piastrinica (24,7%). La Crs è stata generalmente di grado lieve (grado 1 48,1%, grado 2 12,3%) e solo un paziente ha interrotto il trattamento per la sindrome.
Ulteriori dati provenienti da una coorte più ampia dello studio NP30179 e pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’ confermano l’efficacia e la durabilità della risposta ottenuta con glofitamab. Il farmaco è risultato infatti associato a risposte precoci e durature nei pazienti con Dlbcl pesantemente pretrattati o refrattari, con il 39,4% che ha ottenuto una Cr e una Dor (durata della risposta) mediana di 18,4 mesi. Il tempo mediano per il raggiungimento della risposta completa è stato di 42 giorni, con la maggior parte delle risposte identificate alla prima rivalutazione di malattia (circa 1,4 mesi dopo l’inizio del trattamento). Oltre la metà dei pazienti (51,6%) ha ottenuto una risposta parziale o completa. L’evento avverso più comune è stata la Crs, generalmente di grado lieve (grado 1 47,4%, grado 2 11,7%) e verificatasi alle dosi iniziali. Eventi avversi correlati a glofitamab che hanno determinato l’interruzione del trattamento si sono verificati solo nel 3,2% dei pazienti.
Glofitamab è già stato approvato dall’americana Fda e anche in Canada, e la presentazione di domande di registrazione ad altre autorità regolatorie in tutto il mondo è attualmente in corso, riporta Roche. Nell’ambito di un ampio programma di sviluppo clinico di anticorpi bispecifici CD20xCD3 attivanti i linfociti T – rimarca il gruppo – Roche sta esplorando il potenziale di glofitamab e mosunetuzumab in linee di trattamento precoci e in combinazione con altre molecole innovative e che non richiedono chemioterapia, come polatuzumab vedotin, con l’obiettivo di fornire ai pazienti risultati più duraturi. L’azienda continuerà il programma di sviluppo clinico di glofitamab, che include lo studio di fase 3 Starglo che valuta glofitamab in combinazione con Gemox (gemcitabina e oxaliplatino), rispetto a rituximab in combinazione con Gemox in pazienti con Dlbcl R/R in seconda o successive linee di trattamento non idonei al trapianto autologo di cellule staminali. Sono inoltre previsti ulteriori studi di fase 3 nei pazienti con nuova diagnosi di Dlbcl, indagando quindi le potenzialità di glofitamab anche come trattamento di prima linea.