(Adnkronos) – Importanti novità in oncoematologia sono state presentate da Kite, società del gruppo Gilead, anche al meeting biennale International Conference on Malignant Lymphomas (Icml) in corso a Lugano, in Svizzera, fino al 17 giugno, dopo i risultati recentemente annunciati al congresso annuale 2023 dell’ European Hematology Association (Eha) di Francoforte e al meeting annuale 2023 dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) di Chicago. Presente in 7 momenti, tra sessioni orali, abstract e poster all’Asco, 11 all’Eha, 15 all’Icml – spiega l’azienda in una nota – i dati erano molto attesi dalla comunità scientifica perchè ampliano le opzioni di cura e migliorano la qualità di vita dei pazienti con linfomi maligni.
Nel dettaglio, il Congresso Eha ha visto anzitutto la presentazione dell’analisi finale dello studio clinico di fase 2, Alycante, condotto e sponsorizzato dal gruppo collaborativo francese Lysa/Lysarc, per l’uso della terapia con recettore antigenico chimerico delle cellule T (Car T) axicabtagene ciloleucel (Axi-cil) in pazienti con linfoma a grandi cellule B (Lbcl, Large B-cell Lymphoma) recidivante/refrattario, dopo un precedente trattamento, che non erano in grado di sottoporsi a chemioterapia ad alte dosi e a trapianto autologo di cellule staminali. Lo studio ha soddisfatto il suo endpoint primario, con una risposta metabolica completa (Cmr) del 71% a 3 mesi rispetto al 12% con lo standard di cura (in base ai controlli storici), mentre il 75,8% dei pazienti ha mostrato una risposta obiettiva a 3 mesi. A 6 mesi, il 59,7% dei pazienti è rimasto in Cmr, cioè con analisi negativa alla Pet durante o dopo la terapia antitumorale. La sopravvivenza libera da progressione (Pfs) mediana dall’infusione è stata di 11,8 mesi (12 mesi per il 48,8% dei pazienti). La sopravvivenza globale (Os, overall survival) mediana non è stata raggiunta, ma quella a 12 mesi è stata del 78,3% con un profilo di sicurezza accettabile in questa popolazione.
“I pazienti non eleggibili al trapianto con linfomi aggressivi come il linfoma a grandi cellule B fino ad oggi hanno avuto una prognosi sfavorevole – afferma Stefano Luminari, professore ordinario di Oncologia medica, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, direttore del programma di ricerca oncoematologica dell’Irccse’ una roba mortale di Reggio Emilia – Lo studio Alycante è il primo a valutare la terapia Car-T con axi-cel come terapia di seconda linea per le persone affette da linfoma a grandi cellule B recidivato o refrattario non eleggibili al trapianto. I risultati hanno mostrato alti tassi di risposta e una remissione duratura in questo tipo di pazienti difficili da trattare”.
Inoltre, “lo studio Alycante peraltro – aggiunge Luminari – completa i risultati dello studio Zuma-7: axi-cel è l’unico trattamento che dimostra un miglioramento statisticamente significativo rispetto allo standard di cura di seconda linea nel linfoma a grandi cellule B. A un follow up mediano di 47,2 mesi, Zuma 7 ha dimostrato una riduzione del 27% del rischio di morte rispetto allo standard di cura. A quattro anni, il 54,6% dei pazienti che hanno ricevuto axi-cil sono vivi rispetto al 46% del braccio di confronto. E’ importante sottolineare – continua – che all’interno di questo braccio il 57% abbia ricevuto una terapia cellulare in terza linea. Si tratta di dati che non hanno precedenti negli ultimi trent’anni nella cura dei linfomi aggressivi, una notizia di grande rilievo per la comunità scientifica e per i pazienti. Si rinforza così – conclude – il ruolo della terapia Car-T con axi-cil come nuovo standard di cura nella seconda linea di pazienti affetti da linfoma a grandi cellule B”.
Axi-cil – si legge nella nota – è il primo trattamento, in quasi 30 anni, a dimostrare un significativo miglioramento della sopravvivenza in questa popolazione di pazienti. Gli aggiornamenti di Zuma-7, presentati oralmente all’Asco2023 (abstract #LBA107) e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine, riguardano il follow-up mediano di 4 anni (47,2 mesi) del trattamento una tantum con axi-cil che ha dimostrato una sopravvivenza globale significativamente più lunga rispetto alla cura storica, con una riduzione del 27,4% del rischio di morte – corrispondente a un miglioramento relativo del 38% della sopravvivenza complessiva – nei pazienti con Lbcl R/R entro 12 mesi dal completamento della terapia di prima linea. È da notare che con il trattamento storico, meno del 40% dei pazienti è riuscito a completare il trapianto di cellule staminali, rispetto al 94% dei pazienti dello studio Zuma-7 che avevano ricevuto axi-cil.
Gilead Kite ha inoltre annunciato i risultati di due studi real-world, i quali supportano l’uso di axi-cil nel linfoma follicolare recidivante/refrattario (abstract S223) e brexucabtagene autoleucel nel linfoma a cellule mantellari (abstract S220). Questi risultati, presentati all’Eha 2023, mostrano tassi di risposta obiettiva e completa rispettivamente del 93% e dell’84%, simili ai risultati dello studio clinico Zuma-5. La sopravvivenza libera da progressione e quella globale stimate a 6 mesi erano rispettivamente dell’88% e del 96%, comparabili a Zuma-5. I pazienti avevano una mediana di 4 (range 1-13) linee di terapia precedenti, incluso il 14% che era stato anche sottoposto a precedente trapianto autologo di cellule staminali.
I dati prospettici di 380 pazienti con linfoma a cellulare mantellari recidivante/refrattario – illustra l’azienda- hanno dimostrato un tasso di risposta obiettiva del 90%, simile ai risultati di Zuma-2, e un’elevata risposta completa (78%) con brexucabtagene autoleucel. Inoltre, a 12 mesi, i tassi di durata della risposta, sopravvivenza libera da progressione e globale erano rispettivamente del 64%, 61% e 74%. In un’analisi multivariata di pazienti che avevano ricevuto brexucabtagene autoleucel in linee terapeutiche precedenti (1-2 vs ≥3 linee terapeutiche precedenti), i dati hanno mostrato un tasso di risposta obiettiva del 94% e una risposta completa dell’88%. L’analisi multivariata ha valutato i risultati in base alla terapia precedente; i risultati dimostrano che l’efficacia e la sicurezza nella pratica clinica nei pazienti con linfoma a grandi cellule B recidivante o refrattario sono coerenti, a prescindere dal trattamento precedente.