(Adnkronos) – “Non siamo fantasmi”. Medici, infermieri e autisti-soccorritori del Sistema di emergenza territoriale 118 hanno manifestato, dalle 12, in Piazza Santi Apostoli a Roma per dimostrare simbolicamente di esistere e reclamare attenzione. Sono arrivati da tutta Italia e, nonostante le temperature roventi, sono rimasti in silenzio, a mani giunte, con indosso le magliette rosse del servizio. Chiedono da tempo una riforma del sistema di emergenza urgenza territoriale e gli stessi diritti e incentivi ottenuti dai colleghi dell’emergenza ospedaliera dopo la pandemia di Covid.
“Serviamo lo Stato, incessantemente, h24, di giorno e di notte, salvando vite umane. Migliaia di vite umane ogni anno – sottolinea il presidente Sis118, Mario Balzanelli – Siamo quelli che hanno contribuito in modo assai determinante a salvare l’Italia dalla immane tragedia della Covid-19. E oggi vogliamo rendere visibile il fatto che esistiamo, che non siamo dei fantasmi, perché finora siamo stati, incredibilmente, dimenticati, ignorati, da tutti i precedenti Governi di questo Paese e da tutti i provvedimenti legislativi di rinforzo della sanità territoriale da circa trenta anni, compreso il Pnrr”. Presente in piazza anche il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, che ha espresso solidarietà e vicinanza alla battaglia dei colleghi del 118.
Al termine della manifestazione, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha incontrato, nel primo pomeriggio, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, e il presidente della Sis118, Balzanelli, al ministero. Schillaci ha assicurato “il massimo supporto” affinché agli operatori sanitari del sistema 118 “sia garantita pari dignità rispetto agli altri operatori del settore”, e ha confermato “il sostegno necessario” ad assicurare, in concreto, uno sviluppo dimensionale del sistema coerente con le necessità di appropriatezza e di qualità del servizio. “Ringraziamo il ministro della Salute Orazio Schillaci per la vicinanza e la sensibilità dimostrata nell’accogliere, ancora una volta, le nostre istanze – commenta Balzanelli – fiduciosi in un sollecito positivo accoglimento. Ringraziamo, inoltre, il presidente nazionale della Fnomceo, Filippo Anelli, per aver aderito alla nostra iniziativa, per i contributi importanti e condivisi, riguardo ai temi fondamentali di cui necessita la riforma legislativa nazionale del sistema di emergenza territoriale 118”.
“Chiediamo che venga potenziato il servizio di emergenza territoriale 118 – spiega Balzanelli – che è il sistema salvavita di tutti gli italiani, quello che interviene ogni qualvolta la vita umana è in pericolo, in pochissimo tempo; chiediamo che ci siano garanzie di soccorso omogeneo e di eccellenza in tutte le regioni, non ci si può ritenere fortunati di sentirsi male in una parte d’Italia piuttosto che in un’altra. Chiediamo che l’accesso al 118 avvenga direttamente come previsto dalla legislazione europea e non sia sostituito dal 112, gli italiani sanno perfettamente chi chiamare in caso di emergenza. E che il 118 venga inquadrato sotto forma di dipartimenti provinciali autonomi, con centrali operative. Contestiamo il fatto che siano state eliminate e accorpate le centrali operative, che non sono dei call center telefonici”.
“E’ necessaria una postazione con un medico e un infermiere ogni 60mila abitanti e un ampio investimento tecnologico nelle centrali operative. Insomma, la riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 – chiosa – è urgente e necessaria. La direzione è una sola, quella del potenziamento drastico di tutto il sistema. Parallelamente è necessaria la valorizzazione di tutti gli operatori, medici, infermieri e autisti-soccorritori, che di certo non sono fantasmi – rimarca Balzanelli – o mere comparse”. In Senato è stata presentata un disegno di legge di riforma del 118, su cui si chiede di accelerare. “Chiediamo alla premier Meloni di prendere a cuore il 118 – conclude – perché è l’unico sistema che entra nelle case degli italiani quando ne hanno più bisogno. E di valorizzare gli operatori che ci lavorano: in queste condizioni i medici se ne stanno andando via e rischiamo di avere, noi cittadini che paghiamo le tasse, un 118 senza medici. Sarebbe gravissimo”.
I medici sono già in fuga dal 118. Le condizioni di lavoro stressanti e la mancanza di tutele contrattuali stanno causando un’emorragia di camici bianchi dell’emergenza territoriale: attualmente sono circa 2.300, ne servirebbero 6.000. “E molti continuano ad andare via”, denuncia Francesco Marino, segretario nazionale della Fimmg emergenza, durante la manifestazione. “In tutt’Italia siamo sotto il 50%. Secondo l’ultima rilevazione della Sisac, i medici del 118 in Italia nel 2021 erano 2.900 a fronte di un fabbisogno di 6.000, calcolato applicando gli standard dell’Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali, l’Agenas – spiega Marino – di una postazione medicalizzata ogni 60mila abitanti. Dunque dovrebbero esserci, facendo i conti, circa 6.000 medici sulle ambulanze. Nel 2022 c’è stata un’ulteriore diminuzione di 300 unità, che ha portato a 2.600 medici e dall’inizio del 2023 a fine giugno ne sono andati via altri 300, in soli 6 mesi”.
Il rischio, prosegue Marino, “è quello di dover dare un servizio monco ai cittadini perché manca sempre più la figura del medico a bordo delle ambulanze. Per questo chiediamo di non venire più considerati come dei fantasmi – rimarca – Tutte le disposizioni, tutti i ristori che sono stati previsti per i medici dell’emergenza, non hanno riguardato quelli dell’emergenza territoriale. Dopo gli anni terribili della pandemia, quando gli unici che giravano per le strade eravamo noi insieme alla Forze dell’ordine, siamo stati dimenticati. Chiediamo più attenzione dalla parte della politica, il nostro intento deve essere anche il loro, cioè dare un servizio migliore ai cittadini”.