(Adnkronos) – “Grazie alla ricerca, nella maggior parte dei casi l’epilessia può essere curata con successo. Oggi abbiamo innumerevoli farmaci anti-crisi che ci garantiscono il controllo dell’epilessia in circa il 70% dei pazienti. Nei casi in cui i farmaci non funzionino, è possibile ricorrere anche a trattamenti chirurgici”. Così Giancarlo Di Gennaro, coordinatore del Gruppo di studio Epilessia della Società italiana di neurologia (Sin), nella sesta puntata della rubrica mensile ‘Proteggi il tuo cervello, affidati al neurologo’, dedicata alle malattie neurologiche. Il progetto, nato dalla collaborazione tra la Sin e l’Adnkronos, ha come obiettivo quello di aumentare la conoscenza sulle patologie neurologiche e sulla figura del neurologo, ma anche e soprattutto sensibilizzare la popolazione ad affidarsi alle cure di questo specialista nel momento in cui compaiono i primi sintomi.
Dall’epilessia, che in Italia si stima colpisca “circa 600mila persone”, 6 milioni in Europa e circa 50 milioni nel mondo, “non si guarisce – precisa De Gennaro – ma in alcune forme di epilessia del bambino le crisi si risolvono perché legate a quel periodo dell’età. Nell’adulto, invece, consideriamo l’epilessia risolta quando non ci sono più crisi da 10 anni e la persona non prende farmaci da 5 anni”.
Generalmente la patologia inizia a manifestarsi sin da bambino oppure in età avanzata. “Si tratta di una condizione neurologica caratterizzata da una predisposizione nel tempo a sviluppare delle crisi epilettiche – spiega il neurologo che è anche responsabile del Centro per la chirurgia dell’epilessia Trenta ore per la vita dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) – I sintomi di una crisi epilettica riflettono il tipo di epilessia: se si ha una crisi cosiddetta ‘focale’, in cui la scarica elettrica si produce in una parte precisa e limitata del sistema nervoso, i sintomi riflettono la funzione che questa struttura ha nel cervello. Ci sono invece crisi generalizzate che coinvolgono un po’ tutta la corteccia cerebrale: in tal caso i sintomi sono crisi convulsive, assenze, dipende dalla distribuzione della scarica elettrica nel cervello”.
Ma a chi bisogna rivolgersi? “Dipende – risponde Di Gennaro – Se la persona ha per la prima volta una crisi deve andare al pronto soccorso, perché può essere un sintomo di una condizione molto grave. Successivamente, la figura di riferimento è il neurologo o il neuropsichiatria infantile nei bambini. Se la crisi epilettica è sintomo di un inizio dell’epilessia, a questo punto la figura di riferimento del paziente è il neurologo epilettologo”.
La diagnosi non è sempre facile. Uno dei sintomi tipici della crisi epilettica “è la perdita di coscienza e di consapevolezza – evidenzia l’esperto – La cosa più importante è il racconto delle manifestazioni cliniche fornite dal paziente o dagli osservatori. Poi ci sono esami molto utili, primi fra tutti l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica”. Non mancano “forme di epilessia dove è possibile scovare una predisposizione familiare. Le forme ereditarie esistono, ma sono rare”, puntualizza il neurologo.
Grazie alla ricerca, “nella maggior parte dei casi l’epilessia può essere curata con successo”. Oggi, ricorda lo specialista, “esistono molti trattamenti di precisione, la tecnologia per gli aspetti chirurgici è molto avanti; ci sono farmaci più efficaci e con meno effetti collaterali e registriamo molti avanzamenti anche in campo genetico. Quindi le aspettative sono alte. Inoltre c’è un progetto dell’Organizzazione mondiale della sanità, avviato per il prossimo decennio con l’obiettivo di abbattere il carico dell’epilessia in tutto il mondo. Ci si aspetta, da questo punto di vista, una spinta per migliorare l’accesso alle cure in tutto il pianeta e per dare anche un input alla ricerca”.