(Adnkronos) – Sono stati presentati questa mattina a Roma i risultati del progetto “Raccomandazioni per l’applicazione della medicina digitale nei modelli di presa in carico delle persone con patologie croniche reumatologiche e dermatologiche”, realizzato dal Crea sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, con il contributo non condizionante di Ucb.
Il Piano nazionale cronicità (Pnc) – spiega una nota diffusa dal Centro – tra gli obiettivi fondamentali, ha quello di mantenere il più possibile la persona malata al proprio domicilio e impedire o comunque ridurre il rischio di istituzionalizzazione, senza far ricadere sulla famiglia tutto il peso dell’assistenza al malato. Il Dm 77 e la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) confermano questa scelta come fondamentale per l’ammodernamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Il Pnc e il Pnrr sottolineano l’importanza strategica dell’impiego di modelli, tecniche e strumenti della sanità digitale nella gestione della cronicità. Anche se la pandemia ha velocizzato i processi di innovazione digitale, la diffusione di tali strumenti rimane difforme sul territorio nazionale e con soluzioni differenti. In particolare – osservano gli esperti di Crea Sanità – ancora non si è consolidata una disciplina utile all’inserimento delle soluzioni digitali nei percorsi di presa in carico (Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali, Pdta).
A tale esigenza risponde il progetto di ricerca che, con la collaborazione di un board di esperti (composto da rappresentanti di sei associazioni di pazienti – Apmarr, Anmar, Amrer, Apiafco e Anap – oltre che di Società e Associazioni scientifiche e rappresentanti di specialisti e operatori sanitari – quali Adoi, Card, Fimmg, Fnopi, Sidemast, Sifo, Sir, Salutequità – ha prodotto una proposta di raccomandazione per l’inserimento della Medicina digitale nei Pdta, sviluppando un case study su due importanti aree di cronicità: dermatologia e reumatologia. Il documento – continua la nota – analizza le diverse fasi del percorso del paziente, definendo per ognuna le opportunità di utilizzo delle soluzioni digitali, legandole al profilo dei pazienti per i quali sono ritenute consigliabili; per ogni soluzione sono anche stati evidenziati i fattori abilitanti da considerare per un loro inserimento efficace ed efficiente all’interno delle organizzazioni sanitarie.
In particolare, il progetto ha evidenziato come la digitalizzazione debba garantire una comunicazione strutturata tra professionisti e pazienti, oltre che tra i diversi professionisti coinvolti nelle diverse aree di assistenza. Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) rappresenta, poi, lo strumento preposto alla condivisione della documentazione, ma si ritiene che sia necessario possa contenere anche le prestazioni effettuate dai pazienti fuori dal Ssn e che sia consentita la visualizzazione della documentazione prodotta anche in realtà regionali diverse da quelle di residenza del paziente.
L’implementazione a livello locale delle raccomandazioni proposte richiede – ricordano gli esperti – il superamento di problematiche legate al dimensionamento dei professionisti, la loro formazione sull’utilizzo delle tecnologie digitali, la remunerazione riconosciuta ai professionisti per le nuove prestazioni, e anche la riorganizzazione delle modalità di lavoro, alla luce della necessità di integrazione tra professionisti dei diversi setting assistenziali e tra questi e i pazienti. In definitiva, la ricerca – conclude la nota – ha permesso di evidenziare come l’inserimento delle soluzioni digitali nei Pdta debba rispettare esigenze di efficacia ed efficienza sia clinico/assistenziali che economico/tecnologiche, avendo anche individuato alcuni key- indicatori adottabili a livello regionale o sub-regionale (area vasta, azienda sanitaria etc.) per monitorare la diffusione delle soluzioni di sanità digitale.