(Adnkronos) – Sicurezza, ascolto e attenzione al paziente ma anche il saper dire di no, a vantaggio di un approccio più conservativo ed armonioso. Sono questi i pilastri per una dimensione etica della medicina estetica contenute nel consensus paper ‘The aesthetic medicine: international dialogue on the relationship between medicine, beauty and ethics’, presentato presentato oggi a Milano, e nato dall’incontro di esperti internazionali di medicina estetica, con il supporto di Ibsa Derma. Il board scientifico- spiega una nota – si è confrontato sul concetto di bellezza moderna e sugli aspetti etici della medicina estetica per una più chiara definizione delle opportunità e dei limiti di intervento.
Un’indagine realizzata da Doxa Pharma, per conto di Ibsa – in occasione del congresso Imcas 2023, il più importante appuntamento internazionale dedicato alla chirurgia e alla medicina estetica, su un campione di 90 professionisti provenienti da tutto il mondo – evidenzia che il 74% dei specialisti in medicina estetica ritiene che l’etica sia una realtà strettamente correlata alla sicurezza (71%) e all’attenzione verso il benessere del paziente (63%), il rispetto delle armonie delle forme (61%), l’unicità e l’autenticità del paziente (59%) e la conquista della fiducia del paziente (54%). L’approccio etico alla medicina estetica si concretizza nella capacità di prendersi cura dei pazienti (27%), nell’ascolto attento delle loro esigenze (19%), nella capacità di saper dire ‘no’ (18%), nell’empatia (17%) e nella comunicazione onesta delle reali possibilità e limiti dei trattamenti (16%).
“Questo documento – dichiara Editta Buttura da Prato, specialista in Chirurgia Maxillo-facciale a Verona – frutto di una stretta collaborazione tra esperti nazionali e internazionali, è molto importante perché riflette i cambiamenti che la medicina estetica sta vivendo in questi ultimi anni, passando da un approccio interventista a uno sempre più conservativo, equilibrato e armonioso E’ chiaro – continua – che l’etica è qualcosa che ciascuno di noi ha dentro di sé, ma va anche alimentata con l’esperienza, con gli studi, con una visione psicologica del paziente che deve essere educato a valorizzare il suo aspetto estetico e non a stravolgerlo. La parola chiave è personalizzazione dei trattamenti, garantendo la sostenibilità del percorso anche nel tempo”.
In accordo con quanto previsto attualmente in medicina estetica per l’80% dei medici intervistati, l’attenzione al rispetto della bellezza autentica è un fattore di rilievo e, per il 60% questo elemento è definito come il risultato delle proporzioni e delle armonie peculiari di ogni individuo. Non solo. Più della metà afferma di rifiutare spesso le richieste delle pazienti se queste risultano inappropriate: più dell’80% degli specialisti afferma di non sentirsi obbligato a trattare una paziente nel caso in cui la richiesta appaia loro poco etica.
“La medicina estetica – osserva Antonello Tateo, responsabile unità operativa di chirurgia Plastica Istituto Auxologico Italiano, Milano – può portare a miglioramenti e ringiovanimento, ma il risultato finale è sempre influenzato dalla condizione iniziale del paziente. Purtroppo, molto spesso la volontà individuale o il voler seguire dei trend globali di bellezza inducono il paziente a voler raggiungere delle forme estetiche irrealistiche prescindendo totalmente da un’analisi morfologica specifica del soggetto. Per questo – aggiunge – è fondamentale che i pazienti siano informati e educati sui percorsi terapeutici da intraprendere e, nel caso, condotti verso un’altra direzione per ottenere i risultati migliori”.
Le piattaforme digitali – si legge nella nota – stanno diventando sempre di più il riferimento per ricerche e ispirazioni sulla medicina estetica. Sempre nella survey il 44% dei medici intervistati conferma, infatti, l’impatto significativo dei social media sulla percezione che i pazienti hanno di sé stessi, inoltre, per il 79%, vi è un alto rischio che la professione possa perdere di rigore scientifico, poiché la medicina estetica potrebbe essere erroneamente considerata come un mero ‘gioco estetico’ piuttosto che un’applicazione delle scienze mediche.
“La maggior parte degli specialisti di medicina estetica- sottolinea Andrea Margara, specialista in chirurgia Plastica ricostruttiva ed estetica, segretario nazionale italiano di Ispas – oggi cerca di lavorare secondo ‘scienza e coscienza’, motivo per cui molti medici – italiani e stranieri – non vogliono più soddisfare richieste esagerate e, quando le ricevono, fanno un passo indietro. Come in ogni area della medicina – prosegue – la prima regola è non nuocere ai pazienti, migliorare la qualità della loro vita, il benessere e la salute. Bisogna quindi definire qual è il limite entro cui non si può andare: stravolgere, infatti, non è il modo giusto di praticare la medicina estetica. Per questo motivo – chiarisce – sarebbe importante oltre che auspicabile stabilire delle regole comuni, redigere un codice etico e creare delle vere e proprie raccomandazioni, perché questo significherebbe prima di tutto rispetto per il paziente e per la medicina, un concetto che dovrebbe essere uguale per tutti e alla base della nostra professione”.
Proprio perchè queste raccomandazioni siano messe in pratica e al servizio degli esperti del settore attraverso lo strumento della formazione – conclude la nota – le principali società scientifiche che operano nel campo della medicina estetica, come Sime e Agora – sono chiamate a occuparsi del costante perfezionamento delle competenze dei professionisti sensibilizzando sull’importanza degli elevati standard di sicurezza e promuovendo una buona pratica clinica, al fine di contrastare le derive commerciali della medicina estetica a discapito dei pazienti.