(Adnkronos) – “Al centro della nostra attenzione ci sono i pazienti. Per la prima volta c’è anche un pubblico laico al congresso Siu, abbiamo coinvolto associazioni di pazienti con patologie urologiche dall’età pediatrica in poi. Quindi per le malattie di area oncologica: il tumore prostatico e del rene, della vescica e del testicolo. Non ci sono associazioni per il tumore al pene per un tabù socioculturale molto forte sulla genitalità. Ci sono però tante associazioni che si occupano invece di aspetti della qualità della vita, della continenza e incontinenza, di alterazione dell’immagine corporea che può essere deturpata o avvilita dalla necessità di portare sacchetti attaccati alla pancia, con risvolti non solo organici, ma anche psicologici”. Così Andrea Salonia, responsabile ufficio formazione della Società italiana di urologia (Siu), all’Adnkronos, in occasione del 96esimo Congresso annuale della Società italiana di urologia (Siu), in corso a Roma fino al 9 ottobre.
“Parlare di problematiche urologiche è tutt’altro che banale – afferma Salonia – Per questo c’è una forte interazione tra medico e pazienti, ma ancora di più con i loro familiari. I nostri pazienti hanno problematiche estremamente delicate che li rendono estremamente fragili, ma vengono a cecarci. Abbiamo aperto le porte alle associazioni dei pazienti, dei familiari, ma anche dei tecnici di settore con cui abbiamo sviluppato una progettualità molto intensa. L’urologia – riflette – è la specialità con maggior livello di inclusività e valutazione delle diversità. Ci occupiamo di bambini che nascono con problemi di intersessualità, ci occupiamo di loro quando diventano adulti, ci occupiamo di adulti maschi e femmine e di soggetti che, superata l’età adulta diventano anziani, con problemi urologici”.
Particolarmente delicato è il momento della visita urologica. “E’ un problema per il maschio – spiega Salonia – Il denudamento è molto difficile e invalidante. Il paziente che si siede alla nostra scrivania ha problemi che fatica a esprimere. Come medici chirurghi facciamo un quadro clinico generale: dalle malattie avute ai farmaci, quindi passiamo ai segni clinici, quindi alla visita dei genitali. Gli uomini sono particolarmente reticenti a farsi visitare – ribadisce – in particolare la prostata, con esplorazione rettale digito-guidata. Siamo i medici del maschio, anche se l’urologia non è solo questo: è anche donna perché prendiamo in considerazione delle patologie che sono anche femminili. Le donne, come i maschi – sottolinea Salonia – hanno reni e vescica, possono soffrire di cistite, di incontinenza urinaria, tumori alla vescica: tutte patologie di competenza urologica. E’ donna anche perché le chirurghe in questo campo sono poche, ma – conclude – estremamente brave”.