(Adnkronos) – Le terapie termali sono conosciute da millenni. Tante sono le esperienze e le osservazioni sul campo che, però, non sono state sempre tradotte in ricerca, almeno “non abbastanza e non quanto sarebbe utile fare. Serve una maggiore attenzione a questo campo che, dai tanti dati empirci osservati negli anni, ha molto ancora da dare in termini di evidenze scientifiche. Basti pensare che le cure delle acque influiscono sulla flora intestinale. E sappiamo quanto oggi l’interesse della scienza sia focalizzato su microbioma e microbiota, in maniera trasversale per diverse patologie”. Giampiero Cozzi Lepri, medico di Chianciano Terme con 50 anni di professione nella cittadina toscana, lancia, attraverso l’Adnkronos Salute, un’appello a dedicare più risorse agli studi sull’efficacia delle terapie termali. “Abbiamo oggi una grande sapienza pratica che va supportata con dati scientificamente ‘forti'”.
Sul piano pratico, per esempio, “dalla mia esperienza con le acque di Chianciano – continua – abbiamo un miglioramento del reflusso gastrointestinale, della flora intestinale, dell’apnee notturne. Sono tutti argomenti che meriterebbero un approfondimento sul piano della ricerca, con studi strutturati, con protocolli validati, e utili a confermare i dati osservazionali. Un altro ambito di ricerca per queste acque è quello del dimagrimento. Nella nostra esperienza – sottolinea – è evidente il fatto che aiutino a perdere peso, utilizzandola con precise indicazioni mediche. E’ stato fatto già qualche tentativo di valutare questo effetto, ma servono ulteriori studi anche sui metabolismi”.
La ricerca, secondo il medico, dovrebbe riguardare anche i fanghi. “Chianciano è l’unica stazione termale convenzionata con il Sistema sanitario nazionale per la cura della dispepsia, del colon irritabile per acqua, bagni e fango. Si utilizza un impacco a livello epatico e poi 10 minuti in vasca. Dopo questo trattamento si ha un aumento della secrezione di bile da parte del fegato. Sono dati già conosciuti ma che andrebbero approfonditi anche mettendo in relazione il miglioramento della funzionalità epatica che si produce con il metabolismo degli zuccheri, dei trigliceridi e del colesterolo. Serve investire di più perché questa cultura che si è accumulata possa diventare patrimonio anche della ricerca. E’ un’esperienza che non va sprecata”, conclude Cozzi Lepri.