(Adnkronos) – Il rombo e i colori della moto da cross, con slalom e impennate, o semplicemente con piccole passeggiate dietro la schiena di un grande campione. Per lasciarsi alle spalle, anche solo per poche ore, l’ansia e lo stress di un ricovero in ospedale. E’ l’obiettivo della ‘mototerapia’ che vuole rendere più positiva l’esperienza del ricovero dei piccoli pazienti in ospedale, contribuire al percorso riabilitativo anche per accrescere l’autonomia dei bambini, il benessere psico-fisico e l’inclusione dei ragazzi e degli adulti con disabilità. Ora la mototerapia approda alla Camera nella proposta di legge (A.C.113 – Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia) presentata oggi in Commissione Affari sociali, con primo firmatario Massimiliano Panizzut (Lega) e relative audizioni.
Scopo della Pdl in esame è quindi quello di garantire “un riconoscimento formale alla mototerapia in modo da consentirne una ancora maggiore diffusione nelle realtà ospedaliere italiane, nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, ma anche presso le piazze delle città italiane”, si legge nel documento.
Il progetto, nato da un’idea del campione di motocross freestyle Vanni Oddera, è stato – a marzo 2020 – oggetto di studio da parte dell’équipe medica presso il reparto di Oncologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita di Torino. “Protagonista di questa indagine è stato un campione composto da 50 pazienti, di età media 9,2 anni, dei quali il 43% maschi e il 73% affetti da leucemia, da 50 genitori di età media 33,2 anni, dei quali 83% femmine, e 25 operatori sanitari tra medici e infermieri, dei quali il 95% di sesso femminile – si spiega nel testo – Durante i vari appuntamenti in ospedale con i campioni di Freestyle Motocross, sono stati sottoposti dei questionari per valutare soprattutto lo stato emotivo prima e dopo i momenti di mototerapia. In particolare per i piccoli pazienti l’obiettivo era misurare la loro percezione del dolore, le emozioni e sensazioni, il senso di autonomia e autosufficienza. Per i genitori ci si è concentrati sul livello di stress e sulle emozioni e infine per gli operatori si è misurata la percezione degli effetti della mototerapia sui pazienti”.
I risultati dell’indagine, pubblicati sulla rivista ‘European Journal Of Integrative Medicine’, “hanno confermato gli importanti benefici assicurati dalla mototerapia in termini di riduzione nella percezione del dolore, per quanto riguarda i pazienti, nonché di riduzione del livello di stress, per quanto riguarda i genitori, con aumento per gli uni e per gli altri delle emozioni positive a discapito di quelle negative”, riporta il lavoro.
La mototerapia, da semplice sperimentazione in un contesto privato, si è sempre più allargata fino a coinvolgere centinaia di persone, strutturandosi in eventi aperti al pubblico. “In aggiunta, col passare del tempo gli eventi di mototerapia sono approdati negli ospedali e nei reparti pediatrici degli stessi: sono già state realizzate in concreto molte esperienze di mototerapia in diverse realtà ospedaliere italiane, tra le quali, nel settembre 2018, si ricorda lo spettacolo di moto freestyle realizzato negli spazi esterni dell’ospedale Regina Margherita”, evidenzia la proposta di legge.
“La tribù di mototerapia in Italia conta ormai centinaia di migliaia di persone. Quando andiamo negli ospedali, praticamente insegniamo l’inclusione e l’uguaglianza e ‘regaliamo’ ai bimbi la libertà. Sono giornate veramente speciali per i piccoli pazienti e le famiglie”. Lo racconta Vanni Oddera, campione di freestyle motocross, in audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
E’ proprio Oddera, 43 anni, l’inventore della mototerapia. “Da 14 anni porto avanti questo progetto, che ormai è diffuso in tutto il mondo, da diversi Paesi europei alla Russia fino al Sud America, con dei gruppi coordinati da me. Siamo andati avanti famiglia per famiglia, abbiamo cercato di dare continuità a tutti i nostri piccoli amici speciali. Quasi settimanalmente andiamo negli ospedali, in tanti ormai ci chiamano”. Numerosi ospedali hanno abbracciato il progetto in Italia: il Gaslini di Genova, il Regina Margherita di Torino, il San Raffaele. Si svolgono esibizioni di motocross freestyle all’aperto e anche all’interno delle strutture, per ragazzi con disabilità e i pazienti pediatrici, che hanno anche l’opportunità di salire in sella a una moto (a trazione elettrica, in caso di ingresso negli ospedali), sotto il controllo di un pilota esperto, in accordo con i genitori e i medici curanti.
“È una cosa che facciamo col cuore e ormai con professionalità – sottolinea – ed è anche per questo che è nata la collaborazione con la Federazione italiana di motociclismo, perché bisogna strutturare un po’ meglio la mototerapia. Stiamo cercando di mettere insieme dei protocolli, c’è bisogno di una regolamentazione in modo da strutturare bene il progetto e dare continuità, perché un bimbo che prova la mototerapia e poi da un giorno all’altro non può più farla, prova una grande delusione”.
Oddera rivolge perciò un appello ai componenti della Commissione Affari sociali: “Vi chiedo veramente con tutto il cuore di riuscire a darci una mano, a regolamentare, a mettere insieme questa grande famiglia e proiettarla verso il futuro”.