(Adnkronos) – Circa 630mila nuovi casi e oltre 8mila morti in un anno. E’ l’impatto della polmonite pneumococcica sugli over 70 in Italia. Un elevato peso sulla salute degli anziani ma anche sulla rete ospedaliera e sui costi per il servizio sanitario e una minaccia per la salute di tutti. In oltre il 30% dei casi, infatti, i batteri da pneumococco sono resistenti all’azione degli antibiotici. “Uno scenario preoccupante che potrebbe essere evitato grazie a un più ampio ricorso alla vaccinazione che, tuttavia, stenta a decollare”. Il richiamo arriva da Italia Longeva, l’associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva che, attraverso un Consensus paper, presentato oggi a Roma, invoca un intervento di sanità pubblica che metta a sistema risorse e strumenti dedicati per rilanciare e standardizzare la vaccinazione antipneumococcica sul territorio nazionale.
Il documento, frutto del lavoro di un gruppo multidisciplinare di esperti, propone 12 raccomandazioni, basate sulle evidenze e concretamente applicabili, utili a indirizzare le politiche sanitarie in materia. In Italia la vaccinazione anti-pneumococcica, che protegge dai sierotipi che più frequentemente causano la polmonite, è gratuita per le persone di 65 anni e per chi ha condizioni di salute a rischio, vale a dire in quelle persone in cui l’infezione può avere gli esiti più gravi per via della presenza di malattie croniche pregresse e di difese immunitarie deboli che consentono al batterio di diffondersi con facilità nell’organismo.
Quattro le principali direttive del Consensus: indicazioni chiare a livello centrale per guidare la programmazione delle campagne vaccinali da parte delle Regioni; implementazione di sistemi di sorveglianza, a partire dall’anagrafe vaccinale, per il monitoraggio dell’andamento epidemiologico dei casi di malattia pneumococcica e dello stato vaccinale della popolazione over 65; ampliamento dell’accesso mediante il coinvolgimento di altri professionisti e presidi del Servizio sanitario nazionale e la destagionalizzazione della vaccinazione antipneumococcica che può essere effettuata tutto l’anno, da sola o in co-somministrazione con altri vaccini raccomandati per gli anziani; investimenti sulla formazione del personale sanitario e sull’informazione all’opinione pubblica.
Politiche vaccinali:
1) fornire indicazioni precise su tipologia di vaccino anti-pneumococcico da utilizzare, modalità e tempistiche di somministrazione;
2) adottare la metodologia dell’Hta, valutazione delle tecnologie sanitarie, a supporto delle politiche sanitarie vaccinali. Sistemi di sorveglianza, coperture vaccinali e dati epidemiologici
3) incrementare l’Anagrafe nazionale vaccini per disporre di dati aggiornati per il monitoraggio dello stato vaccinale e per un’adeguata programmazione delle politiche sanitarie in tema di vaccinazioni;
4) inserire nei Lea un indicatore di esito della copertura vaccinale nella popolazione maggiore o uguale a 65 anni, anche ancorando il debito informativo ed il mancato raggiungimento degli obiettivi ad incentivi di carattere finanziario:
5) individuare obiettivi minimi perseguibili, incrementali e sostenibili sui quali basare i target di copertura vaccinale superando il sistema attuale delle soglie prestabilite
Processi organizzativi:
6) ampliare l’accesso alla vaccinazione coinvolgendo altri professionisti e presidi del Ssn quali la rete delle farmacie di comunità e i medici specialisti ospedalieri, da affiancare ai Dipartimenti di prevenzione e ai medici di medicina generale;
7) inserire la vaccinazione nelle linee guida specialistiche e nei Piani diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) di patologia;
8) implementare campagne di vaccinazione sistematiche nelle RSA e case di riposo;
9) dare accesso all’anagrafe regionale a tutti gli attori coinvolti nel processo vaccinale;
10) destagionalizzare la vaccinazione anti-pneumococcica mediante l’attivazione di una rete vaccinale allargata, che includa i medici di medicina generale, Dipartimenti di Prevenzione, farmacie, ospedali e setting delle long-term care.
Formazione, informazione e comunicazione.
11) formare tutti gli operatori sanitari in modo specifico e continuativo, sia nei corsi di laurea, quanto nel post-laurea, volta anche a favorire un’adeguata attività di counselling verso anziani, fragili e caregiver; 12) realizzare campagne di comunicazione sociale verso anziani e caregiver attraverso giornali, tv e radio e social media.