(Adnkronos) – Nella riforma dell’assistenza ospedaliera e territoriale, prevista nei DM 70 e DM 77, sul fornte della pediatria, va “estesa l’età dei pazienti a 18 anni, creati gruppi multidisciplinari razionali sul territorio e affrontare la salute mentale come epidemia”. Questo l’auspicio dell’Associazione culturale pediatri (Acp), facendo seguito al contributo della Società italiana di Pediatria (Sip) ai lavori del Tavolo tecnico ministeriale sui decreti di riforma.
“La riflessione alla base di una riorganizzazione delle cure pediatriche – si legge in una nota Acp – deve partire da una visione centrata sui bambini e sulle famiglie. Il tema della centralità dell’età pediatrica è importante per la sua peculiarità e specificità, così come appare evidente la necessità di estendere l’età pediatrica sia in ambito territoriale che ospedaliero ai 18 anni”, sostiene l’Acp sottolineando “con rammarico e preoccupazione” “l’assenza della Pediatria dal Dm 77/2022”. E ancora: “i modelli organizzativi sia ospedalieri che territoriali vanno ripensati attraverso una riflessione interna a entrambi i sistemi, al fine di trovare risposte non solo guardando all’esterno”.
“La figura del pediatra di cure primarie, nel suo ruolo di prevenzione, cura e advocacy all’interno delle case di comunità è indispensabile – proseguono i pediatri Acp – e necessita di una profonda riflessione e ridefinizione delle sue funzioni. Conseguentemente, una risposta alla riorganizzazione territoriale si trova solo all’interno di una organizzazione di un gruppo multidisciplinare. Appare evidente come tale rinforzo non possa avvenire se il territorio diventa gregario dell’ospedale, senza riconoscimento delle sue competenze che sono quelle della pediatria di cure primarie”.
“Nel contributo Sip – osserva l’Acp – la salute mentale viene affrontata solo dal punto di vista della carenza dei posti nei reparti di Neuropsichiatria infantile (Npi), problema reale ma non l’unico. I problemi di salute mentale dei bambini e degli adolescenti sono notevolmente aumentati durante e dopo la pandemia, ma anche prima erano presenti molte criticità organizzative. I dati sono allarmanti – affermano – e richiedono una stretta collaborazione con le società scientifiche di Npi al fine di trovare proposte scientifiche e pratiche per rispondere a una tale emergenza che possiamo definire epidemia, che investe il territorio ancor prima dell’ospedale, ancora una volta in funzione della complessità delle cure”.