(Adnkronos) – La generazione dei 40-50enni in sovrappeso, con una pressione alta, livelli di colesterolo ‘ballerini’ e leggermente elevati, ha un rischio del 30% più alto di morire prima, circa due anni, per infarto e ictus rispetto ai coetanei che fanno una vita più sana e sono più in forma. Sono i risultati di uno studio svedese presentato al congresso annuale della Società europea di Cardiologia (Esc) in corso ad Amsterdam. Si stima che fino al 30% della popolazione mondiale soffra della sindrome metabolica, ovvero l’insieme di condizioni che vanno dal sovrappeso, all’ipertensione arteriosa e all’alterazione della glicemia. “Molte persone tra i 40 e i 50 anni hanno un po’ di grasso sul girovita, la pressione alta, il colesterolo o il glucosio leggermente elevati, ma si sentono generalmente bene e non sono consapevoli dei rischi o non cercano il consiglio medico”, ha spiegato l’autrice dello studio, Lena Lönnberg, dell’ospedale di Västmanland (Västerås).
“Questo scenario, chiamato sindrome metabolica, è un problema crescente nelle popolazioni occidentali dove le persone accumulano inconsapevolmente di salute che hanno poi conseguenze per il loro futuro. Si tratta di una opportunità mancata per intervenire prima che si verifichino attacchi cardiaci e ictus, evitabili con la prevenzione”, precisa Lena Lönnberg. La ricerca ha preso in esame oltre 5mila persone che soddisfacevano i criteri per la sindrome metabolica, poi è stato identificato un gruppo di controllo di 10mila soggetti senza sindrome metabolica. Il 47% dei partecipanti erano donne. “Questi soggetti sono stati seguiti per circa 27 anni, 1.317 (26%) partecipanti allo studio con sindrome metabolica sono morti rispetto a 1.904 (19%) di chi non aveva la sindrome metabolica”, riporta lo studio.
Secondo Nilesh Samani, direttore medico della British Heart Foundation: “anche se ti senti bene, i piccoli aumenti della pressione sanguigna, del girovita, del colesterolo e dello zucchero nel sangue possono avere un impatto sostanziale sul rischio di infarti e ictus nel corso della vita”.