(Adnkronos) – La Regione Piemonte garantisce un’ampia offerta vaccinale per l’adulto, ma i percorsi virtuosi sono disomogenei nel territorio. Attualmente per il vaccino anti-Herpes zoster la copertura vaccinale è ferma al 4%, contro un obiettivo nazionale stabilito del 50%, e quella per l’anti-pneumococco è ferma al 18%, contro un obiettivo nazionale stabilito del 75%. Sono i dati su cui la politica, i decisori della sanità e chi tutela i diritti dei pazienti e sta al fianco dei più fragili si sono confrontati oggi a Torino nel corso di un evento sull’applicazione – a livello regionale, in particolare del Piemonte – del ‘Percorso vaccinale per i malati cronici’, come previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Un incontro organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Gsk e Pfizer, e il patrocinio di Azienda Zero, Asl Città di Torino, Cittadinanzattiva Piemonte, Ufficio pastorale della Salute Arcidiocesi di Torino e Asl di Vercelli.
L’Asl Città di Torino – informa una nota – da settembre 2022, presso l’Hub vaccinale dell’ospedale San Giovanni Bosco, per la popolazione target (65-70 anni) e fragile ha attivato l’accesso diretto per l’anti-Herpes zoster e l’anti-pneumococco, proponendoli anche ai cittadini convocati per l’anti-Covid. Nella primavera 2023 la convocazione è avvenuta via lettera con remind via Sms. Il tasso di adesione è stato del 18-20%, ma è in miglioramento con l’ampliamento dell’offerta all’Hub di Lingotto.
“Una problematica emergente è dettata dall’impossibilità di avere banche dati comuni con cui attuare convocazioni per patologia – spiega Carlo Picco, commissario di Azienda Zero e direttore generale Asl Città di Torino – I risultati ottenuti sino al 30 giugno 2023 sono di 40.281 dosi di anti-Herpes zoster e 38.531 di anti-pneumococco. Il dato ancora più significativo è che sono stati conclusi 14.720 cicli anti-Herpes e 13.910 anti-pneumococco. Sicuramente per raggiungere i target del nuovo Piano vaccini serve un ripensamento sia della rete di comunicazione sia di quella dell’offerta arrivando a scelte di prossimità”.
Nell’Asl Cuneo 2 – illustra la nota – si è sperimentato un modello di organizzazione per pazienti cronici sia a domicilio che in strutture (Rsa/Raf) individuando tre diversi tipi di vaccinatore: il direttore sanitario della struttura; il medico di medicina generale e il medico del distretto sanitario. “Il nostro modello – osserva Annamaria Gianti, dirigente del distretto di Bra Asl Cn2 – ha permesso di raggiungere, nelle strutture Rsa e Raf”, Residenze sanitarie assistenziali e Residenze assistenziali flessibili, “coperture del 99% per Covid, del 72% per Herpes zoster, del 96% per influenza e del 76% per pneumococco. I pazienti diabetici vengono riferiti ai Servizi di igiene e sanità pubblica (Sisp) o agli ambulatori della cronicità dell’Asl attivati nell’ultimo anno; nel caso di paziente diabetico e fragile, si ricade nella vaccinazione domiciliare”.
“Con il Sisp – sottolinea Fulvia Milano, direttore sanitario dell’Asl di Vercelli – abbiamo cercato di superare le diverse criticità creando sinergie fra le diverse figure professionali, coinvolgendo, tramite le riunioni, medici di medicina generale e proponendo l’offerta vaccinale contestuale al trattamento delle patologie croniche. A queste azioni si sono affiancate quelle relative all’implementazione dei sistemi gestionali della Asl e promuovendo una più stretta collaborazione fra ospedale e territorio con il progetto ‘Ospedale che vaccina’. A tale proposito, Giovanni La Valle, direttore generale Aou Città della Salute e della Scienza di Torino, invita a creare “una vera collaborazione, partnership tra territorio e ospedale, così come abbiamo visto durante il Covid”.
A livello politico, “l’obiettivo dei programmi vaccinali è duplice – dichiara Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e componente IV Commissione regionale Sanità – In primo luogo, per quello che riguarda il singolo individuo, una protezione personale: in casi di fragilità e cronicità diventa ancora più importante. In secondo luogo, per quello che riguarda la comunità, le campagne producono uno stato di protezione sui soggetti non vaccinati comunque esposti al rischio di contrarre determinate patologie. Per questo sono necessarie campagne di sensibilizzazione di massa su cui dobbiamo ancora investire”.
Il dato generale “è particolarmente preoccupante – rimarca Mara Scagni, segretaria regionale Cittadinanzattiva Piemonte – perché siamo molto più bassi di altre regioni. Bisogna che tutte le Asl aggiornino i percorsi per i malati cronici inserendo l’informazione e l’assistenza vaccinale, e che parta una campagna di vaccinazione importante a carico delle Asl. Inoltre, chiediamo fortemente che il nuovo Piano venga preso in carico e venga data la maggiore informazione e attuazione”.
“Riteniamo che la scelta di una sanità pubblica non debba contrapporsi a quella privata, ma chiedere ai servizi a gestione privata di partecipare alla rete dei servizi – afferma don Paolo Fini, direttore Ufficio pastorale della Salute della Diocesi di Torino – Il concetto di rete dei servizi mette le diverse organizzazioni in una linea di collaborazione. Infine, ci sembra importante prestare attenzione al personale, alla qualità degli ambienti di servizio; l’esodo dei medici e degli infermieri è preoccupante, ma secondo noi ha molte cause che non possono essere risolte solo con un miglioramento, pur utile, dal punto di vista salariale”.