(Adnkronos) – “Se un tempo, dal punto di vista culturale e psicologico, tumore era uguale a morte, oggi è uguale a cronicità. La ricerca medica ha reso possibile questo cambiamento, quindi il fantasma della morte è più distante dal paziente ed è gestito meglio. Il susseguirsi delle notizie sul presunto cancro di Putin, riferite come si trattasse di un evento che lo dovrebbe mettere fuori gioco, si poggia culturalmente su un’idea un po’ ‘datata’, un retaggio culturale”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Luigi Valera, consigliere nazionale della società Società italiana di psiconcologia (Sipo), in merito alle nuove indiscrezioni dei servizi segreti statunitensi secondo i quali il presidente russo, Vladimir Putin, sarebbe stato operato ad aprile per un tumore e potrebbe essere affetto da un cancro al pancreas, neoplasia considerata tra le più difficili da guarire.
La circolazione di queste notizie “mi sembra basata su una semplificazione – commenta l’esperto – come se si volesse affidare al destino, alla malattia, la soluzione di un problema. Dietro queste informazioni sembra esserci un pensiero semplice, psichicamente elementare”.
“La semplificazione – osserva Valera – è una modalità che utilizziamo molto spesso, in diversi ambiti, perché la mente non vuol far fatica. Anche in questo caso queste notizie sembrano scorrere su uno schema elementare. Si cerca di chi è la colpa. Anche per la guerra. Tutto è bianco e nero. Ventilare la malattia, che il retaggio culturale continua a fare ritenere letale, per il personaggio negativo, in una guerra che anche di informazione, è molto semplice. Mi sembra in linea con la tendenza attuale a voler evitare linguaggi e pensieri complessi”.