(Adnkronos) – Con l’ingresso sempre più dirompente e pervasivo della realtà virtuale e del metaverso nella vita di tutti, le nostre emozioni e i nostri stati affettivi subiranno cambiamenti. In particolare, l’emergere della realtà “phygital” – termine che deriva dalla crasi tra “physical” e “digital”, e indica la crescente ibridazione tra mondi reali e virtuali – le cyberemozioni segneranno la trasformazione dell’esperienza soggettiva, influenzando in modi nuovi e ancora in parte impredicibili i nostri comportamenti. In questo senso il metaverso potrà divenire in futuro lo scenario per la realizzazione di nuovi approcci terapeutici, ad esempio per disturbi dell’umore o fobie e al tempo stesso per indurre modifiche comportamentali con un impatto sia individuale sia sociale.
Ne sono convinti Andrea Gaggioli, professore ordinario di Psicologia generale Dipartimento di Psicologia Università Cattolica, campus di Milano e direttore Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione (PsiCom), e la professoressa Alice Chirico dello PsiCom, che hanno messo nero su bianco le loro tesi in un editoriale nell’ultimo numero della rivista ‘Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking, issue’ completamente dedicato al metaverso, in cui il gruppo di ricerca ha firmato diversi lavori inediti sul tema. Tra questi – riferisce una nota – vi è anche uno studio del professor Giuseppe Riva, direttore del Humane technology lab (Htlab) dell’Università Cattolica dedicato al benessere dei giovani attraverso un approccio basato sull’uso della realtà virtuale. L’Htlab è il laboratorio dell’Università Cattolica nato con l’obiettivo di investigare il rapporto tra esperienza umana e tecnologia.
“Grazie alla crescente integrazione di realtà virtuale, realtà aumentata e intelligenza artificiale nel tessuto della nostra esistenza, potremmo sperimentare nuove forme di emozioni che non avevamo mai provato prima – spiegano Gaggioli e Riva – Per esempio, in uno studio è stato dimostrato che la realtà virtuale può indurre le persone a provare un’esperienza inedita, nota come il senso di ‘presenza’, che equivale alla sensazione di essere e agire in un mondo non reale, ma percepito come tale. L’evoluzione dei media, quindi, plasma e trasforma le nostre esperienze e le emozioni sono la fucina di questa trasformazione. Queste esperienze emotive ‘emergenti’ dall’interazione con i mondi phygital potrebbero quindi portarci a sviluppare nuovi modi di espressione, comunicazione e comprensione delle emozioni altrui”.
Uno dei lavori firmati dal team dei ricercatori ha dimostrato che se viviamo la natura, anche in modo virtuale, e sperimentiamo un senso di profonda meraviglia di fronte a essa, diveniamo più inclini a difendere il pianeta. “In questo studio – sottolineano Gaggioli e Chirico – abbiamo esaminato l’impatto ecologico di un ambiente naturale in realtà virtuale in grado di suscitare questa emozione (una foresta di alberi alti) confrontandolo con altro scenario naturale, ma che non induceva meraviglia (un parco brullo); scenario non legato alla natura, ma in grado di indurre la profonda meraviglia (la visione della Terra dallo spazio, noto anche come “effetto panoramico”); e ambiente ‘neutro’ dal punto di vista emotivo, raffigurante una stanza, che fungeva da condizione di controllo”.
“Per misurare gli effetti delle esperienze virtuali abbiamo preso in esame due comportamenti ‘target’ – proseguono i ricercatori – Nel primo caso, si chiedeva ai partecipanti, lasciandoli soli nella stanza del laboratorio, di leggere una petizione reale contro la produzione di imballaggi in plastica e di scegliere se firmarla o meno. Nel secondo caso, si chiedeva loro se volessero trascorrere qualche minuto in più in laboratorio per prendere dei volantini relativi alla petizione, da condividere poi con altre persone, permettendo loro di prendere quanti più volantini volevano utilizzare a tale scopo”. I risultati hanno evidenziato che, sebbene tutti gli ambienti naturali simulati promuovano comportamenti a favore dell’ambiente, solo quello in grado di indurre profonda meraviglia porta le persone a prendere un maggior numero di volantini contro la produzione della plastica.
“Questi risultati riconfermano il ruolo chiave dell’esposizione ad ambienti naturali in realtà virtuale nel promuovere comportamenti ecologici – nota Chirico – sottolineando il valore aggiunto di un ambiente naturale in grado di suscitare profonda meraviglia nel sostenere un maggiore coinvolgimento sociale verso la tutela dell’ambiente”. “Le cyberemozioni, ovvero le emozioni generate e sperimentate in ambienti virtuali come la realtà virtuale, offrono opportunità uniche per comprendere meglio il funzionamento degli stati affettivi umani e per sviluppare nuovi approcci terapeutici, educativi e di sensibilizzazione – concludono Riva e Gaggioli – Il futuro dello studio delle emozioni virtuali appare promettente e ricco di scoperte entusiasmanti, che potrebbero avere un impatto significativo sulla nostra comprensione delle emozioni umane e sulla qualità della nostra vita”.