(Adnkronos) –
Ore e ore al telefono e su Whatsapp per ricette, certificati e consulti che ‘rubano’ tempo per le visite. E’ la vita del medico, di “un camice bianco su tre”, dei pediatri di libera scelta e degli specialisti che sono vittime delle incombenze burocratiche della professione. “Quasi 20 ore a settimana, circa 80 in un mese, per gestire situazioni che potrebbero essere delegate tranquillamente a una piattaforma digitale”. Sono alcuni dati di un’indagine conoscitiva inedita realizzata da Datanalysis su 1.000 medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti e direttori generali. I risultati sono stati presentati oggi a Roma, nel corso del convegno ‘Dalla prevenzione alle liste d’attesa. Come gli strumenti digitali possono creare nuovo valore nella sanità’, promosso e organizzato da MioDottore Connect, secondo appuntamento annuale del ciclo ‘I leader della sanità’.
La ricerca ha analizzato molti punti, tra cui spicca un ‘ritorno al passato’. Indica ad esempio che, tra le varie opzioni di assistenza, “la quasi totalità dei medici, generalisti e specialisti, considera ancora le visite in presenza come le più affidabili. La telemedicina piace, anche se più agli specialisti, circa il 25% dei quali ritiene vada potenziata. I professionisti delle cure primarie, medici di famiglia e pediatri di libera scelta – si legge – ritengono invece centrale puntare sul rilancio della prevenzione (25%) e sulla semplificazione e riduzione del carico burocratico (23%). Sul fronte dell’assistenza sanitaria territoriale, l’intervento ritenuto prioritario da oltre il 30% dei medici intervistati è quello dell’incremento di professionisti, medici di famiglia e specialisti, mentre per il 25% è fondamentale aumentare le Case della salute”.
“L’innovazione tecnologica ha due risvolti in tema di impatto sulla funzionalità e sulla sostenibilità del sistema – ha spiegato Americo Cicchetti, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute – L’innovazione di prodotto tende ad incrementare i costi dell’assistenza, evidentemente con enormi benefici per la salute dei cittadini che vi possono accedere. Ma è l’innovazione di processo quella che può garantire la continuazione della missione del Servizio sanitario nazionale, e quindi la garanzia della sua sostenibilità. Dai servizi sul territorio, al domicilio, alla telemedicina, che necessariamente dobbiamo mettere in campo”.
“Oggi le piattaforme come MioDottore garantiscono un altro ulteriore obiettivo, molto importante: quello di creare integrazione tra le competenze distribuite tra le professioni attraverso il lavoro in team – ha aggiunto Cicchetti – Per ottenere tutto questo c’è bisogno di una base tecnologica e di innovare le competenze dei professionisti. Così come è importante coinvolgere i cittadini, sempre più vicini al digitale, ma consapevoli che la popolazione anziana può trovare qualche ostacolo. Ben venga dunque un dibattito sulla potenzialità dell’utilizzo di piattaforme digitali e su tutto ciò che fluidifica i rapporti tra i professionisti, il sistema sanitario e i cittadini”.
Secondo i camici bianchi intervistati, “il ricorso a una piattaforma sanitaria digitale che consente di prenotare visite e controlli potrebbe influire sulla sanità territoriale ed ospedaliera, in primis riducendo le liste d’attesa (lo dice circa il 34% dei medici) e, in subordine, prevenendo la necessità di ricoveri (25%)”. Lo conferma Barbara Cittadini, presidente nazionale di Aiop, Associazione italiana ospedalità privata. “In un processo, oggi indispensabile e improcrastinabile – ha evidenziato – di digitalizzazione e modernizzazione del settore sanitario ed ospedaliero, le piattaforme digitali per la prenotazione di visite e controlli, integrando il rapporto tra medico e paziente, rappresentano uno strumento molto efficace di management dell’assistenza: dalla prevenzione dei ricoveri ospedalieri fino alla gestione a distanza di assistenza e cure, le piattaforme digitali possono essere anche un valido alleato per il governo delle liste d’attesa, garantendo che la domanda di assistenza dei cittadini sia gestita secondo principi di equità di accesso”.
Tra gli elementi distintivi di queste piattaforme online per prenotare visite e controlli, i medici hanno citato la possibilità di ridurre telefonate e messaggi (il 30% dei medici di famiglia e il 35% degli specialisti) e il risparmio di tempo che può essere dedicato ad attività cliniche (il 26% dei medici generalisti ed il 35% degli specialisti). “Oggi però il tema non è solo l’opportunità di avere supporto ad una migliore organizzazione del lavoro – ha precisato Nicola Calabrese, tesoriere della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) – bensì uno strumento professionale che supporti il medico di medicina generale nel percorso di relazione fiduciaria medico-paziente, che è prioritario per la medicina generale. Da qui la necessità che questi sistemi siano personalizzati secondo le esigenze della medicina generale che ha la responsabilità, proprio per la relazione di fiducia col paziente e per il ruolo all’interno del sistema di sanità pubblica, di garantire sistemi che rispettino il ruolo professionale del medico nelle dinamiche della domanda di salute per i propri pazienti primariamente nel sistema sanitario nazionale e poi anche rispetto all’offerta privata”.
“Quando è stata impostata questa indagine – ha concluso Luca Puccioni, Ceo di MioDottore – abbiamo pensato subito che i risultati sarebbero stati utili a tutti. A noi come alle istituzioni e alle dirigenze degli ospedali. Si tratta di numeri che certificano un problema generale, quello della gestione del tempo da parte dei medici, sia di famiglia che specialisti. Perdere tempo nei lavori ‘non clinici’ non significa solo inefficienza, ma anche costi e maggior lavoro per i medici. Un problema che deve essere affrontato a 360 gradi, sia dal punto di vista del sistema sanitario, sia da parte di coloro che lo affiancano con servizi ad alto valore aggiunto. Come appare dall’indagine le soluzioni ci sono, le categorie dei medici ne sono consapevoli, pur in una situazione in cui la carenza di personale sanitario a tutti livelli, con un punto chiave nella medicina di famiglia, va assolutamente colmata in fretta”.