(Adnkronos) – In Puglia si registra un incremento della diffusione della depressione tra i giovani. “In 10 anni parliamo di un 15% circa”, calcolano gli esperti. “Gli esordi – segnalano – avvengono sempre prima: se un tempo il picco si verificava tra i 20 e i 25 anni, oggi già a 13-14 anni si registrano casi di depressione. Tra le cause della depressione, e dei suoi numeri in crescita, recentemente una è diventata oggetto di numerosi studi e ricerche: la correlazione con l’insonnia, sempre più diffusa anche in giovanissima età”. E’ quanto emerso dal corso ‘I disturbi affettivi nell’era dell’imprevedibilità’, dedicato a medici di famiglia e specialisti in psichiatria e neurologia. L’evento, patrocinato dal Comune di Bari, è stato organizzato nel capoluogo pugliese dalla Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) e da Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) con il contributo di Viatris, azienda globale che opera nell’ambito della salute.
“In Puglia, come nel resto d’Italia, il 20% della popolazione ha avuto almeno una volta nella vita un episodio di depressione – ricorda la Sinpf – In Puglia, facendo una semplice proporzione con i dati Istat, parliamo di circa 700mila persone nella fascia 15-90 anni, in un rapporto di due a uno, sfavorevole alle donne”.
“I disturbi affettivi sono una delle principali cause di quella che noi chiamiamo ‘sindemia’ – afferma Claudio Mencacci, co-presidente della Sinfp e direttore emerito di psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano – Una sorta di mix tra gli effetti ‘fisici’ della pandemia e ciò che essa ha provocato, tra cui altre patologie, sanitarie ed emozionali, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, acuite oggi dall’incertezza dominata da uno scenario internazionale di guerra molto vicino a noi e che ha toccato la nostra quotidianità”. Spiega la presidente di Fondazione Onda, Francesca Merzagora: “Con questa iniziativa vogliamo fornire ai medici una serie di informazioni e di strumenti utili ad affrontare con i loro pazienti questa fase storica davvero molto difficile e dalla quale si stava uscendo proprio nel momento in cui è scoppiata una guerra ai confini dell’Europa. Stavamo ricreando lentamente il nostro ‘luogo sicuro’ dopo la pandemia, e tutto è stato nuovamente messo in discussione, soprattutto per le categorie più indifese come le donne e gli adolescenti”.
“Le donne sono le più colpite perché nella loro vita si susseguono momenti in cui sono più vulnerabili a questo tipo di problemi – evidenzia Guido Di Sciascio, segretario nazionale Sinpf e direttore facente funzione del dipartimento di Salute mentale dell’Asl di Bari – Pensiamo ad esempio all’ultimo trimestre della gravidanza (depressione perinatale), oppure ai circa 30 giorni successivi al parto (depressione post partum). O anche al ciclo mestruale che espone la donna a maggior fragilità una volta al mese, e infine alla menopausa. Per non dire dell’ansia di genere, legata alle differenze biologiche tra i due sessi, o delle difficoltà nei rapporti con i figli. Sono tutti contesti che fanno sì che la donna sia decisamente più a rischio depressione rispetto all’uomo”.
“Il fatto veramente nuovo che stiamo osservando – rimarca lo specialista – è un incremento in soggetti più giovani rispetto al passato. In 10 anni parliamo di un 20% in più. Gli esordi avvengono sempre prima: se un tempo il picco si verificava tra i 20 e i 25 anni, oggi già a 13-14 anni si registrano casi di depressione”.
“Tra le principali cause della depressione vi è l’insonnia – sottolinea Mariantonietta Savarese, direttore facente funzione della Uoc Neurologia universitaria ‘Fm Puca’, Aou Policlinico di Bari – Una relazione non univoca bensì bidirezionale, potendo esservi un’influenza reciproca: nel 40% dei disturbi dell’umore l’insonnia compare infatti prima degli altri sintomi. Un problema quasi tutto al femminile. Nello studio ‘Progetto Morfeo’, indagine epidemiologico-osservazionale condotta dall’Associazione italiana di medicina del sonno (Aims) con la collaborazione dei medici di medicina generale su tutto il territorio italiano, il 67% del campione con insonnia era rappresentato da individui di sesso femminile”.
“Le donne – precisa Savarese – hanno una probabilità 1,5 volte maggiore rispetto agli uomini di soffrire di insonnia e questo valore tende ad aumentare dopo i 65 anni. Ma è sulla popolazione giovanile, finora poco indagata, che si stanno iniziando a sviluppare studi specifici. Ad esempio, un lavoro norvegese prospettico di coorte sui residenti di una contea, condotto tramite analisi dei registri dei decessi, ha evidenziato un rischio di suicidio doppio in chi soffriva di insonnia al tempo zero; il dato più allarmante dello studio risiedeva nell’aver rilevato un’associazione più forte nei giovani tra problemi del sonno e depressione”.
“Alle terapie farmacologiche contro la depressione – puntualizza Di Sciascio – si ricorre soltanto per le situazioni più gravi, quelle che fanno registrare alterazioni dei ritmi biologici. Per tutti gli altri casi, la depressione più lieve si combatte sempre agendo sugli stili di vita: introducendo buone abitudini come l’attività fisica, che può migliorare sensibilmente il tono dell’umore; eliminando quelle cattive come il fumo o la cattiva alimentazione, oppure orari irregolari per il sonno; ricorrendo alla psicoterapia. In questo settore, comunque, la ricerca è costantemente impegnata per individuare soluzioni sempre più all’avanguardia e orientata alle migliori prestazioni per la salute del paziente. Il risultato lo abbiamo davanti ai nostri occhi: oggi disponiamo di molti farmaci antidepressivi di grande efficacia, tutti molto sicuri e ben tollerati”.