(Adnkronos) – “Le malattie dell’apparato respiratorio sono particolarmente frequenti, solo l’asma bronchiale e la bronchite cronica ostruttiva colpiscono circa il 12% della popolazione italiana. Non solo: rimangono motivo di frequente ospedalizzazione le infezioni polmonari (polmoniti) e le neoplasie polmonari che ad oggi rappresentano la prima causa di mortalità tra gli uomini nell’ambito delle neoplasie. Seguono tutte le interstiziopatie polmonari e la sindrome da apnee del sonno. La Bpco è la terza causa di morte in Italia e nel mondo. A influire la qualità dell’aria, quindi inquinamento atmosferico, e soprattutto il fumo. Ecco, per quanto riguarda la Bpco la battaglia che non abbiamo ancora vinto è quella contro il tabagismo”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Claudio Micheletto, direttore Unità operativa complessa di Pneumologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Verona, snocciolando dati sulle malattie respiratorie protagoniste, insieme ai temi di politica sanitaria legata all’attuazione del Pnrr e della pneumologia post-Covid, del XXIV congresso nazionale della pneumologia italiana in programma alla Fiera del Levante di Bari, dal 9 all’11 giugno.
In Italia il numero dei fumatori è stabile intorno “al 23% – ricorda Micheletto – percentuale ancora molto alta, se pensiamo che la principale causa della bronchite cronico ostruttiva è il tabacco. Ma a preoccupare è anche il numero dei fumatori tra i giovani perché il fumo in età giovanile, soprattutto continuativo, predispone nei confronti della Bpco. Anche l’inquinamento atmosferico agisce come fattore scatenante, la qualità dell’aria è fondamentale per la salute respiratoria. L’apparato tracheo-bronchiale muove litri e litri di aria tutti i giorni e quindi i nostri bronchi sono a contatto con l’ambiente”. Sotto accusa non solo le polveri sottili “ma anche le polveri ultrasottili in grado di raggiungere gli alveoli e di andare in circolo, quindi rappresentano un fattore di rischio anche per le malattie cardiovascolari”.
E sulla pneumologia del futuro, l’esperto non ha dubbi: “Si sta ridisegnando anche nell’ambito di una nuova organizzazione del Ssn – evidenzia – La lezione positiva che possiamo trarre dalla pandemia riguarda il monitoraggio a domicilio di molti pazienti – in particolare per quelli più gravi che hanno bisogno di ossigeno-terapia o di ventilazione meccanica non invasiva. La telemedicina si è dimostrata fondamentale e può consentire un attento monitoraggio delle condizioni dei pazienti evitando, allo stesso tempo, inutili accessi nelle strutture ospedaliere”.
Come “specialisti stiamo”, inoltre, “costruendo un nuovo rapporto con il territorio, visto che la normativa che istituisce le Case della salute, prevede che nei centri hub (una ogni 50.000 abitanti) vi sia lo spirometro tra le dotazioni tecnologiche e la possibile consulenza dello specialista pneumologo. Questo permetterebbe, in particolare per i casi di minore complessità – spiega – una gestione territoriale con strumenti adeguati. Nella Case della salute sarà anche previsto l’accesso di specialisti per le malattie respiratorie: cardiologo, pneumologo e diabetologo. Obiettivo è uscire dalle mura dei nostri ospedali e fare in modo che il paziente possa trovare anche sul territorio – conclude Micheletto – una modalità adeguata di diagnosi di controllo e di monitoraggio”.